Rimontare quattro reti al Real Madrid senza poter contare sull’attaccante più rappresentativo, quel Peter Crouch che nella gara del Bernabeu si è fatto espellere in maniera ingenua. Il Tottenham è
Le due squadre “materasso” dei quarti di finale erano Schalke e Tottenham. Se per l’Inter il materasso si è rivelato piuttosto scomodo, il Real si dev’essere adattato molto bene, visti i 4 gol rifilati ai poveri inglesi. Tutto facile per gli uomini di Mourinho, che sembrano aver vinto già prima dell’inizio della gara quando negli occhi degli avversari si leggeva un vero e proprio terrore.
Ed infatti il Tottenham mette subito in chiaro come vuole giocare: tutti dietro la palla e contropiede, la stessa tattica usata contro il Milan. Ma Adebayor non è Ibrahimovic, e alla prima occasione segna. Calcio d’angolo ed il togolese, finora in ombra da quando è arrivato a gennaio, stacca di parecchi centimetri gli avversari ed infila l’1-0.
Ormai è fatta, se Marotta si lascerà sfuggire Michel Bastos sarà solo colpa sua. Nei giorni scorsi l’unica concorrente per il brasiliano, il Tottenham, si è data la zappa sui
Recuperare una rete può essere impresa facile se ti chiami Milan, ma recuperare una rete in casa del Tottenham può rappresentare un’impresa ardua, un po’ per statistica (i precedenti con le squadre italiane recitano due vittorie per gli inglesi ed un pareggio) e un po’ per difficoltà di infilare la porta avversaria, avendo cura di un farsi infilare in contropiede, come era accaduto negli ultimi minuti della gara di andata.
Un’impresa, appunto. Un’impresa tentata e non riuscita, sebbene nella prima frazione di gioco il Milan abbia tenuto per larghi tratti il pallino del gioco, costringendo i padroni di casa a difendere l’esiguo vantaggio. Non che i vari Pato, Ibrahimovic e Robinho abbiano creato chissà quante occasioni da rete, ma se i rossoneri avessero chiuso in vantaggio la prima parte di gara nessuno avrebbe gridato alla scandalo.
Gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League.
Stadio White Hart Lane: Tottenham-Milan 0-0
Risultato della gara di andata: 0-1
Qualificato ai quarti di finale: Tottenham
Altra sera con il fiato sospeso e, per quanto gli anni recenti ci stiano abituando a più di una cocente delusione che solo la vittoria dell’Inter nella passata edizione di Champions League ha smorzato, ennesima divisione in due dell’Italia pallonara. Tra chi ha fatto il tifo per il Milan e chi – chissà quanti di più – si è prodigato a incitare per 90’ il Tottenham. Gli inglesi partivano dal vantaggio della sfida di andata, quando in virtù della rete siglata da Crouch sugli sviluppi di un contropiede, gli Spurs riuscirono a sbancare San Siro; ai rossoneri occorreva solo vincere. Con qualunque punteggio – lo 0-1 avrebbe garantito i supplementari – ma vincere.
Precedenti amari per gli italiani che, nelle sfide contro il Tottenham, annoveravano un bilancio di un pareggio e due sconfitte. Altro spunto di riflessione del pre partita: capire se davvero esista una maledizione di nome Ibrahimovic. Ovvero: tanto lo svedese è stato fino a oggi garanzia di vittoria del tricolore quanto sinonimo di eliminazione nell’Europa che conta. In attesa di cavare con certezza la duplice risposta, una parte della verità la si può già mettere in valigia: i rossoneri non riescono a espugnare un White Hart Lane gremito in ogni ordine di posto e vengono eliminati agli ottavi. Se ciò sia l’equivalente del fatto che il tifo milanista possa già festeggiare con giubilo la conquista dello scudetto, lo si vedrà.
Bello e schiacciasassi in campionato, brutto e dimesso in Champions League. Il Milan ammirato nella gara di andata degli ottavi della massima competizione europea non è che la brutta copia di quello che guida la classifica della serie A. Gli inglesi del Tottenham giocavano fuori casa, eppure sembrava che fossero loro a dover fare la partita per difendere l’onore della bandiera tra le mura amiche.
Ci eravamo illusi che l’assenza del furetto Bale, che tanti grattacapi aveva creato all’Inter nel girone eliminatorio, e la squalifica di Jenas potessero agevolare il Milan nella passeggiata serale. Ma gi Spurs sono scesi a Milano con la ferma intenzione di far punti ed alla fine della fiera portano a casa una vittoria che vale mezza qualificazione ai quarti.
Andata degli ottavi di finale di Champions League.
Stadio San Siro di Meazza, Milano: Milan-Tottenham 0-1
Rete: 35′ st Crouch (T)
Prima sfida in casa, sorte che è toccata a ciascuna delle italiane presenti in Champions League per il fatto che nessuna delle tre portabandiera è riuscita a quelificarsi come prima del girone. L’esordio nel corso degli ottavi è del Milan, la squadra che sta conservando una continuità maggiore nel campionato italiano e che pare indiziata a emulare quanto fatto nella passata stagione dai cugini dell’Inter: vincere tutto. In uno stadio San Siro gremito come nele migliori occasioni, i rossoneri affrotano un Tottenham per nulla timoroso, tutt’altro: primi nel girone di qualificazione (hanno tenuto dietro i campioni d’Europa, i nerazzurri) gli Spurs vengono al Meazza per giocare a viso aperto. Allegri deve rinunciare a priori – perché già schierati in coppa da altri club – a Van Bommel e Cassano.
In mediana ci finisce Thiago Silva, mentre al centro della difesa Yepes fa compagnia a Nesta. Abate più di Oddo, la sorpresa semmai è data dall’assenza di Pato, che il tecnico locale ha tenuto in panchina per scelta tecnica. Robinho accanto a Ibrahimovic, alle loro spalle l’azione di Seedorf. Nel Tottenham è clamorosa e pesante l’assenza del baby fenomeno Bale che si aggiunge a quella dello squalificato Jenas. Redknapp, inoltre, opta per Pienaar preferito a Kranjcar sulla sinistra. Coreografia della curva sud con cartoncini colorati e la scritta a caratteri cubitali “Forza Milan, la Sud è con te”.
David Beckham è ad un passo dal tornare a giocare in Europa, ma non più con la maglia del Milan, semmai contro il Milan. La squadra che potrebbe ospitare per qualche mese lo Spice Boy è il Tottenham, prossimo avversario proprio dei rossoneri negli ottavi di finale di Champions League.
Nonostante il centrocampista avesse più volte affermato che non giocherebbe mai in Premier League in una squadra che non fosse il Manchester United, visto che i Red Devils non vogliono ingaggiarlo, è talmente tanta la voglia di giocare un’altra volta in Premier prima di appendere gli scarpini al chiodo da fargli accettare il trasferimento al Tottenham.
Erano bastati 15 minuti per mettere ko il Tottenham nella gara di andata, quando – a parte il brivido della rimonta finale – la vittoria dell’Inter non era mai stata in discussione. Ma in Champions League non si può stradominare a tutte le latitudini ed i nerazzurri lo hanno provato sulla propria pelle durante la partita di questa sera, allorché gli Spurs hanno avuto modo di rifarsi con gli interessi di fronte al proprio pubblico.
Benitez era partito con intenti bellicosi alla volta di Londra, nella “sua Inghilterra”, deciso a portare a casa i tre punti che avrebbero significato più di mezza qualificazione in tasca. Ma chi parte per suonarle a volte ritorna suonato ed i tre schiaffi rimediati al White Hart Lane fanno male davvero.
Quarta giornata Champions League gruppo A
Stadio White Hart Lane, Londra: Tottenham-Inter 3-1 Reti: 18′ pt Van der Vaart (T), 16′ st Crouch (T), 35′ st Eto’o (I), 44′ st Pavlyuchenko (T)
Lo spauracchio Bale (che a San Siro, tripletta, ha fatto meglio di Eto’o, doppietta) ma anche il colpo d’occhio di un White Hart Lane colmo da strabordare. Il riscatto di Crouch (che all’andata non l’hanno visto nemmeno le telecamere delle tivvù) ma anche il rientro dal primo minuto di Goran Pandev al fianco di Sneijder e Biabiany.
L’assenza tra gli undici titolari di Julio Cesar (neppure panchina) con conseguente opzione Castellazzi ma anche l’innesto tra gli Spurs di Cudicini a difesa della porta (Gomes, espulso al Meazza, sconta il turno di squalifica). La conferma – guadagnata sul campo, al Marassi – di Muntari nella mediana nerazzurra (verità per verità, non vi sono alternative) ma anche gli insidiosi inserimenti dell’olandese Van der Vaart (schierato a sorpresa).
In attesa di ritrovare Milito in condizioni ottimali (ancora panchina per l’argentino), Benitez concede a Coutinho di rifiatare tra le riserve e, memore dell’epilogo di quindici giorni fa, chiede all’Inter di mettere in bella vista una caratteristica tra tutte. Concentrazione fino al triplice fischio. A tentare di scaldare subito i guantoni di Cudicini ci pensa Eto’o: al 7′ il camerunense si libera di Kaboul e conclude verso la porta avversaria.
L’estremo di casa osserva il pallone uscire di tanto così. Due minuti dopo la replica dei locali: Huddlestone serve Modric che sbeffeggia Lucio ma non Castellazzi (parata a terra). Ritmi alti, i due centrocampi intercettano e impostano ma di occasioni da gol, fino al 18′, se ne vedono poche. 18′, si diceva. E al 18′ si addormenta prima Muntari (saltato da Modric) e poi la retroguardia ospite. Allora, Van der Vaart evita il fuorigioco e va. Dai 12 metri lascia partire un diagonale che finisce in rete alla destra di Castellazzi.
Fino alla scorsa settimana era uno dei pezzi pregiati del mercato. In molti gli avevano messo gli occhi addosso: è giovane (21 anni), veloce, forte fisicamente e dotato di un buon sinistro. Ma finora Gareth Bale era considerato un buon difensore e basta. Sono bastati 45 minuti contro l’Inter però per farlo salire al rango di oggetto del desiderio di mezza Europa.
Sembra di rivivere la vicenda di Maicon, con la differenza che il brasiliano ha 30 anni e Moratti non ha intenzione di cederlo (o non aveva?), mentre il gallese è molto più giovane e sicuramente lascerà il Tottenham. Dove finirà? In Italia la destinazione più probabile è Milano. Resta da vedere su quale sponda.
L’Inter che non ti aspetti, nel bene e nel male. Non a caso la chiamano la pazza Inter, capace di far infuocare il cuore il più tiepido dei tifosi, ma anche di procurare infarti a chi di cuore non ha mai sofferto.
Tre a zero dopo soli 14 minuti, meglio del Real delle meraviglie dell’ex condottiero Mourinho, che solo ieri ha spezzato i sogni degli odiati cugini rossoneri. Tre a zero in 14 minuti e l’impressione che la gara potesse finire con un risultato tennistico, asfaltando le ambizioni di un Tottenham che ha avuto la sfortuna di prendere una rete a freddo (peraltro siglata da uno che solitamente non si spinge fino dentro l’area avversaria in cerca di gloria e fortuna) e di ritrovarsi qualche minuto dopo in inferiorità numerica.
Terza giornata Champions League gruppo A
Stadio Meazza di San Siro, Milano Inter-Tottenham 4-3 Reti: 2′ Zanetti (I), 11′ rig. e 35′ Eto’o (I), 14′ Stankovic (I), 8′ st, 45′ st e 46′ st Bale (T)
Solo conferme per Rafa Benitez: la vittoria di Cagliari e le necessità suggeriscono al tecnico nerazzurro di proseguire in maniera convinta con la formazione che ha sbancato il Sant’Elia. Unica novità, il ritorno di Cambiasso che, intanto, si accomoda in panchina. Il 4-4-1-1 del Tottenham si chiude con quella pertica di Crouch quale vertice alto del modulo mentre, in realtà, la formazione di Redknapp avrebbe fatto meglio ad affidarsi a santi in paradiso. If I knew, si sarà ripetuto oltre Manica dopo nemmeno un quarto di gara.
Perchè tanto è bastato ai padroni di casa per chiudere una partita in cui il divertimento è stato (quasi) tutto a senso unico. Presi a pallonate, gli inglesi non sono sembrati (il risultato non inganni) neppure in grado di limitare i danni. Che, dopo 2′ di gioco, si sono iniziati a vedere: da Zanetti a Coutinho, dal brasiliano a Sneijder. Con pallone restituito al capitano che alza la testa, vede Gomes e lo infila con un piatto piazzato. If I knew, deve aver cominciato a ripetere mentalmente Harry Redknapp conservando in ogni caso la fiducia che – quando mancavano 88′ da disputare – si era affievolita senza per questo sparire.
Tuttavia, se capita di incrociare chi è capace di giocarsi il destino in 5′ senza che lo faccia per incoscienza – semmai per evidente convinzione dei mezzi – diventa dura anche con la tutela dei santi in paradiso. Infatti, al cospetto di un’Inter stratosferica, gli Spurs crollano. Al 7′ Sneijder imposta l’azione e pennella per Biabiany. L’estremo avversario stende l’attaccante in maniera evidente: rigore per i nerazzurri, Gomes finisce anzitempo negli spogliatoi e Samuel Eto’o rimpolpa il bottino di reti stagionali (13, saranno poi 14) battendo il neoentrato Cudicini (11′).
A perdersi dietro ai festeggiamenti altrui sono solo gli ospiti, visto che Coutinho, Maicon e Stankovic tornano in partita in un battito di ciglia. Ed è uno spettacolo, il reciproco duettare, che si tramuta in ennesima rete: al 14′ è il serbo a calciare a tal punto angolato che anche Cudicini, tra sè e sè, l’avrà pensato. If I knew. “Me l’avessero detto”…
Richiesta stravagante e per certi versi assurda delle autorità italiane ai tifosi del Tottenham, che tra qualche giorno scenderanno a Milano per assistere alla gara di Champions League tra gli Spurs e l’Inter: non portate le bandiere israeliane all’interno dello stadio Meazza.
E’ questo l’invito apparso ieri sul sito della società inglese, che dice di aver ricevuto precise direttive dalle autorità italiane, probabilmente sull’onda dei fattacci che hanno sconvolto Genova lo scorso martedì. Ma possono le tristi vicende di Italia-Serbia, incidere sul costume di numerosi tifosi che espongono pacificamente la propria bandiera all’interno di uno stadio?
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