Euro 2008: le foto più curiose!

E così, dopo 22 giorni di sogni, speranze ed illusioni, sta per calare il sipario sulla 13esima edizione degli Europei di calcio. Aspettiamo che Spagna e Germania si contendano il titolo sul prato dell’Ernst Happel Stadion nella gara di domani sera, prima di lanciarci in valutazioni di tipo tecnico sulla qualità offerta dalla manifestazione.

Ma già da ora possiamo affermare che, come al solito, il vero spettacolo è quello che si è visto sugli spalti, dove i tifosi non hanno mancato di esibirsi in curiosi travestimenti, degni del miglior carnevale.

Ve ne proponiamo alcuni, nella speranza di farvi ritrovare il sorriso, nonostante la delusione azzurra, perché il calcio, anche se ormai non ci crede più nessuno, è soprattutto divertimento.

Un coro di ‘no’ per Stankovic alla Juve!

Ci fu un tempo in cui la Juventus avrebbe fatto follie per averlo ed i tifosi avrebbero steso sotto i suoi preziosi piedi un tappeto rosso per accoglierlo in modo trionfale. Ma Dejan Stankovic, in partenza da Roma, sponda biancazzurra, non voleva la Juve. Era il gennaio del 2004 e, durante il tumultuoso mercato di riparazione, il serbo finì per indossare la casacca dell’Inter.

Raramente la Vecchia Signora si è trovata ad incassare dei rifiuti, ma fa parte del gioco e ci può stare. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Il calcio italiano è profondamente cambiato, scosso e messo a dura prova dalla vicenda-calciopoli, che ha interessato principalmente la squadra bianconera.

Un anno di serie B e scudetto assegnato d’ufficio proprio all’Inter, che quasi senza avversarie andava a conquistare il titolo anche sul campo. E via a cori e coretti da parte di Stankovic e compagni: “Noi vinciamo senza rubare”. Anche questo fa parte del gioco, ci mancherebbe. Ma uno che si è così divertito a sbeffeggiare gli avversari, come può pensare un giorno di indossare una maglia che ha lungamente offeso? Ora chiama la Juve e la Juve risponde, ma i tifosi bianconeri hanno una sola parola da dire al riguardo: NO!

Gabriele Sandri, ultima vittima innocente di un calcio malato

E’ sempre difficile commentare un tragico fatto di cronaca come quello avvenuto ieri cercando di essere completamente obiettivi.
La morte di Gabriele Sandri, tifoso laziale, ucciso con un colpo di pistola da un poliziotto della Polstrada in una situazione ancora da chiarire, ha fatto nuovamente sprofondare il mondo del calcio nel caos, a soli 9 mesi di distanza dall’omicidio dell’ispettore Filippo Raciti durante gli scontri tra tifosi del Catania e del Palermo.
Cosa significa questo? Forse che tutte le misure ed i provvedimenti presi finora dai governi per arginare il fenomeno ultras si sono rivelati dei palliativi?

L’unica certezza che oggi abbiamo è la forte idiosincrasia di buona parte delle tifoserie verso le forze dell’ordine, in un crescendo di violenze che, francamente, mette paura. Vedere coalizzarsi insieme tifoserie storicamente avverse per andare contro Polizia, Carabinieri o i media è un segnale che deve far riflettere attentamente.
L’impressione è che la morte di questo povero ragazzo sia solo un pretesto per sfogare la propria rabbia contro il sistema Stato, rappresentato dagli agenti, in un periodo in cui il malcontento verso le istituzioni ha toccato il livello più alto degli ultimi anni.