Milan, così non va!

Scudetto e Coppa Uefa: questi gli obiettivi dichiarati del Milan ad inizio stagione, mentre l’album si riempiva di figurine e le figuracce nelle amichevoli trovavano ampie giustificazioni (assenze e infortuni, ad esempio). E’ presto per i verdetti definitivi, ma, a pochi giorni dalla sosta natalizia, si può comincare a tracciare un bilancio della stagione rossonera, fin qui non proprio esaltante, non come previsto almeno.

Terzo posto in campionato in compagnia del Napoli, tre punti di distacco dalla Juventus e, soprattutto, a meno 9 dall’Inter; fuori dalla Coppa Italia; secondo posto nel girone di Coppa Uefa, dove teoricamente l’armata di Ancelotti avrebbe dovuto stradominare. A chi dare la colpa?

Che il Milan sia una delle squadre maggiormente falcidiate dagli infortuni non è una novità e ne abbiamo avuto la prova anche nella gara di ieri contro un Wolfsburg non certo irresistibile. Senderos, Pirlo, Seedorf vanno a completare la lunga lista di acciaccati che popola l’infermieria rossonera. Ma altre squadre hanno avuto gli stessi guai (forse anche maggiori) e ne sono venute fuori brillantemente (basta guardare in casa Juve o in casa Roma). E allora?

Muslera vuole lo scudetto!

Lo scorso anno ha collezionato una discreta serie di magre figure tra i pali della porta della Lazio, tanto che spesso gli veniva preferito nonno Ballotta. Ma Fernando Muslera non

La favola del Verona ’84-’85

Nella rubrica solitamente dedicata alle partite storiche apriamo una piccola parentesi per ricordare una bella fiaba a lieto fine. Non vi racconteremo di una singola gara, ma di un intero campionato rimasto nelle menti e nei cuori di chi lo ha vissuto da vincitore, contro ogni pronostico e al di là di ogni più rosea aspettativa.

E si, perché quella del Verona nella stagione ’84-’85 è ricordata come una delle più belle favole del calcio italiano, da sempre abituato a vedere in testa le solite 4-5 grandi.

Ma quell’anno accadde qualcosa di speciale e, nonostante i gialloblu giocassero ad alti livelli già da un paio di stagioni, neanche il tifoso più accanito poteva immaginare che in quella stagione sarebbero riusciti a mettere in fila squadroni come Inter, Juve, Torino, Roma e Napoli.

Gianluca Vialli: goleador di razza

Stacchiamo la spina per un po’ dalla stretta attualità fatta di biscotti e sospetti di combine e torniamo alle nostre care rubriche, occupandoci di un grande del passato che ha fatto bene in patria e ha tenuto alto il nome degli italiani in terra straniera.

Stiamo parlando di Gianluca Vialli, fenomenale atttaccante degli anni ’80-’90, nonché vero campione di simpatia.

Mosse i primi passi da calciatore (come direbbe il buon giornalista) nella Cremonese, squadra della sua città, contribuendo alla promozione dalla serie C alla B e poi al salto nella massima serie nell’anno di grazia 1984.

Lothar Matthaus: il recordman del calcio tedesco!

La sua maglia preferita era quella con il numero 8, ma Giovanni Trapattoni lo convinse ad indossare il 10. No, troppo da fantasisti, sosteneva il giovane Lothar Matthaus, che non pensava affatto di avere nei piedi quel qualcosa in più che era toccato in dote a giocatori come Maradona o Platini, tanto per citarne due.

Ma il buon Giuan faceva notare che quella era anche la maglia del leader in campo e lui lo era: chi meglio del tedesco poteva assumere i gradi del condottiero?

E così Matthaus accettò la carica e si calò nel ruolo di trascinatore, non abbandonando mai la maglia numero 10, neppure quando fu costretto ad abbondonare l’Inter.

Marco Tardelli: un urlo mondiale!

Guardate l’immagine, chiudete gli occhi e tornate a quel magico 11 luglio del 1982. E adesso ditemi che cosa provate.

Personalmente non riesco a ricordare un’emozione simile (calcisticamente parlando, s’intende): brividi che scendono lungo la schiena ed una lacrima trattenuta a fatica nel ricordo di una serata unica ed indimenticabile.

Indimenticabile per me, per noi tifosi tutti, che abbiamo avuto la fortuna di assistere alla messa in onda di una pagina di storia, ma immaginate che cosa deve aver rappresentato quella serata per il ragazzo immortalato nella foto divenuta simbolo di un intero mondiale, tanto che ancora vi chiedessero chi era Tardelli, rispondereste quasi sicuramente “quello dell’urlo”.

Luciano Castellini: il giaguaro!

E’ stato uno dei più grandi portieri italiani, eppure spesso non viene inserito nella lista dei migliori numeri uno. Uno strano destino quello di Luciano Castellini, che fece grande il Torino prima ed il Napoli poi nel corso degli anni ’70-’80 con le sue parate impossibili.

Lo chiamavano il giaguaro per quel suo modo di saltare da un palo all’altro della porta con scatto felino e riflessi impressionanti. Molto scenografico nelle uscite e nelle prese al volo, era il padrone indiscusso dell’area piccola e capace di muovere la difesa come pochi altri al mondo.

Mosse i primi passi da professionista nel Monza in serie B, esordendo in una gara con il Como persa per 5-0. Il suo destino sembrava segnato: mai più i tifosi avrebbero voluto vedere tra i pali un portiere che si faceva bucare con tanta facilità. Si accomodò dunque in panchina per il resto della stagione, finché a cinque giornate dal termine, il titolare subì un infortunio e Castellini venne chiamato a sostituirlo.

Juventus-Inter 9-1: i campioni contro i ragazzini!

A Roma mando una squadra di ragazzini!

Questa la minaccia di Massimo Moratti alla vigilia della finale di Coppa Italia contro la Roma, per rispondere a chi, con vena polemica, sosteneva che l’Inter fosse stata aiutata nel corso del campionato.

Poi la rabbia è rientrata ed i nerazzurri si sono presentati all’appuntamento con la migliore formazione possibile che non è riuscita tuttavia a frenare la voglia di riscatto di una Roma arrembante. Il presidente non ha voluto seguire l’esempio di papà Angelo, che nel lontano 1961, in polemica con la Federazione, decise di far scendere in campo la squadra primavera, beccandosi poi una multa di un milione di lire.

Coppa Italia: Roma-Inter atto quarto

Roma vestita a festa in questo sabato di tarda primavera per l’ultimo atto di una stagione infinita. Di fronte le avversarie di sempre, i soliti noti, che da quattro anni a questa parte si contendono la Coppa nazionale, quel portaombrelli tanto snobbato ad inizio stagione che poi diventa quasi indispensabile vincere, per salvare la faccia a fine campionato.

Ancora Roma-Inter dunque, dopo un campionato intenso che ha visto i nerazzurri sempre avanti ed i giallorossi ad inseguire speranzosi fino al minuto sessantuno dell’ultima giornata. Alla fine ha vinto l’Inter, ma la Roma è uscita a testa alta dallo stadio Massimino, con la consapevolezza di aver giocato una splendida stagione.

Lo sanno bene i tifosi, accorsi a Fiumicino ad attendere la squadra di ritorno da Catania al grido di Coppa Italia sarà, per concludere la stagione così come era cominciata, alzando cioè un trofeo.

Gianluca Pagliuca: il Gatto di Casalecchio

C’era una volta l’Italia dei portieri, quando i ct erano costretti a delle lunghe notti insonni per scegliere il numero uno da spedire tra i pali di una porta. E c’era un volta Gianluca Pagliuca che toglieva il sonno ai ct, indecisi se mettere in porta lui o Marchegiani, lui o Peruzzi, lui o Zenga.

Ma lui era sempre al suo posto, a lavorare sodo per farsi trovare pronto, a sudare sul campo di allenamento per dimostrare che la classe non è acqua e che si può essere i più forti anche giocando in una piccola realtà di provincia.

La sua storia parte dall’entroterra bolognese, dove è nato ed ha cominciato a tirar calci ad un pallone come attaccante. Come spesso succede per il suo ruolo, non aveva la vocazione a fare il portiere, ma, complice una febbre del numero uno titolare, si ritrovò in portà visto che era il più alto della squadra.

Roberto Mancini sempre più verso il Chelsea!

Mancini va, Mancini resta: è un tormentone che ha radici lontane nel tempo e che ci accompagnerà probabilmente fino alla finale di Coppa Italia. Poi si faranno i conti, si valuterà la situazione e si deciderà se vale la pena continuare un rapporto vincente, seppur tormentato, o lasciarsi qui.

Questo almeno è quello che vogliono farci credere in casa Inter, con Moratti che ora non giura più sulla sicura permanenza del Mancio, sapendo perfettamente che il futuro è già scritto.

Ed è un futuro che parla inglese. Ormai è quasi certo che Mancini dal prossimo anno siederà sulla panchina del Chelsea, qualunque sia il risultato della finale di Champions League tra i Blues ed il Manchester United.