Mourinho apre col botto: “Non sono un pirla”

Prima conferenza stampa di Mourinho da allenatore dell’Inter, e primi botti sparati rigorosamente in italiano. Non è uno con i peli sulla lingua l’ex allenatore di Chelsea e Porto, e lo dimostra da subito. Infatti i primi dubbi vengono a sentirlo parlare. La sua parlantina nella nostra lingua è praticamente perfetta, e addirittura anche l’accento è molto meglio di molti stranieri che stanno in Italia da anni.

Quindi viene il dubbio che Mourinho si fosse messo di buona lena ad imparare l’italiano già da qualche mese, cosa che conferma subito lui, ammettendo di essere stato contattato per la prima volta da Moratti dopo il ritorno della gara con il Liverpool.

Mancini-Inter, è guerra!

Non fa in tempo a lasciare Milano l’ormai ex tecnico dell’Inter, che subito si riaccendono le polemiche. Non è mai stato esente l’ex calciatore della Samp e della Lazio da questo genere di scontri extra-calcistici, ma stavolta sembra proprio che si vada giù pesanti.

Sembra che al Mancio non siano andate giù determinate dichiarazioni da parte della dirigenza interista, a proposito del suo esonero, e al grido “sono tutte falsità” sono partiti i suoi legali per prendere provvedimenti per tutelare “il suo onore e la sua reputazione”. Secondo Mancini i pretesti presi in considerazione da Moratti provengono da vicende false e illecite che lo hanno gravemente offeso, non solo in ambito nazionale, ma anche in quello europeo, dato che le dichiarazioni del presidente dell’Inter sono state diffuse anche all’estero.

Ufficiale: via Mancini, arriva Mourinho

Le tante indiscrezioni fatte nei giorni scorsi sono arrivate ad una conclusione: i sospetti di un imminente cambio di panchina all’Inter erano fondati. Dopo 4 anni, 3 scudetti, 2 supercoppe italiane e 2 coppe Italia, il Mancio lascia per incompatibilità con il presidentissimo Massimo Moratti.

L’incontro si è tenuto ieri sera ed è durato solo 20 minuti. Era cominciato con gli animi distesi, ma è terminato con i nervi a fior di pelle e con Mancini che usciva dalla sede dell’Inter sbattendo la porta. Il motivo è l’offerta del rinnovo da parte di Moratti considerata oltraggiosa, dopo quello che il tecnico di Jesi aveva fatto per i nerazzurri, e siccome ora non si sentiva più benvoluto, ha deciso di sua spontanea volontà di mollare. E Moratti ha già l’asso nella manica: Mourinho.

La maledizione di Mourinho sul tiro di Terry

Lui giura che tifava per i Blues, per la squadra che ha condotto per tre anni, senza mai riuscire a respirare l’aria della finale di Champions League. Ma l’altra sera avremmo voluto essere al suo fianco e vivere accanto a lui le emozioni della partita, dal gol di Ronaldo all’errore del suo capitano, fino alla parata decisiva Van Der Saar che ha di fatto consegnato la Coppa nelle mani del Manchester United.

Lui è Josè Mourinho, tecnico portoghese che gode di grande considerzione in giro per l’Europa, rimasto un anno ai box, dopo il benservito di Roman Abramovich lo scorso autunno.

Al suo posto Avram Grant, un tecnico sconosciuto, israeliano di origine e antipatico a molti, non per una questione di carattere, ma perché spesso gli si è stata rimproverata scarsa personalità. Tutte chiacchiere visto il finale di stagione super della squadra londinese, che ha rischiato di portare a casa il successo più grande. Mourinho dice che tifava per lui, ma avremmo voluto sentire le sue imprecazioni sulla rincorsa interrotta da Cristiano Ronaldo, con la palla che finiva tra le mani protese di Cech.

Sampdoria-Barcellona 0-1: bomba di Koeman e sogni infranti

20 maggio 1992, serata storica per il calcio italiano, che presentava in finale di Coppa dei Campioni un’assoluta novità, mai più giunta all’appuntameto con la storia dopo quel triste giorno. La Cenerentola che si giocava il ballo finale con il Principe azzurro si chiamava Sampdoria, anche se tanto Cenerentola non era, vista che aveva sbaragliato le avversarie durante il cammino, conquistandosi a suon di gol l’ultimo atto della competizione.

La sorellastra invece si chiamava Barcellona, anch’essa mai vincitrice fino a quel giorno della Coppa con le orecchie, sebbene il suo blasone facesse paura in giro per l’Europa.

Le due squadre si erano già ritrovate di fronte in una finale europea tre anni prima in quel di Berna, per giocarsi la Coppa delle Coppe. In quell’occasione i doriani avevano avuto la peggio e speravano nella notte di Wembley di potersi rifare con gli interessi.

Roberto Mancini sempre più verso il Chelsea!

Mancini va, Mancini resta: è un tormentone che ha radici lontane nel tempo e che ci accompagnerà probabilmente fino alla finale di Coppa Italia. Poi si faranno i conti, si valuterà la situazione e si deciderà se vale la pena continuare un rapporto vincente, seppur tormentato, o lasciarsi qui.

Questo almeno è quello che vogliono farci credere in casa Inter, con Moratti che ora non giura più sulla sicura permanenza del Mancio, sapendo perfettamente che il futuro è già scritto.

Ed è un futuro che parla inglese. Ormai è quasi certo che Mancini dal prossimo anno siederà sulla panchina del Chelsea, qualunque sia il risultato della finale di Champions League tra i Blues ed il Manchester United.

Scudetto Inter: promossi e bocciati!

Uno scudetto sudato, il secondo consecutivo conquistato sul campo, il terzo dell’era Mancini, considerando quello strappato dalla maglia della Juventus nell’estate di Calciopoli. L’inter si sta riabituando a vincere, dopo anni e anni di sofferenza resa ancora più dolorosa dall’equazione soldi spesi=zero risultati.

Ma non è stato così semplice arrivare in fondo al campionato da prima della classe, con quegli undici punti di vantaggio bruciati in poche settimane ed il fiato della Roma sul collo fino al minuto 61 dell’ultima giornata. Alla fine l’entrata dello spilungone venuto dal freddo nord ha dato senso a tanta sofferenza e sotto la pioggia battente del Tardini ha regalato la gioia più grande nell’anno del centenario.

Questo scudetto porta la sua firma impressa a fuoco, perché alla fine tutti ricorderanno la doppietta di Ibrahimovic, dimenticando le polemiche per la sua fuga in Svezia a curare il ginocchio malandato, proprio nel momento in cui l’Inter aveva bisogno di un trascinatore. E’ tornato al momento giusto, meritandosi un 9 in pagella.

Alla Procura di Milano spuntano i nomi di Mancini e Mihaijlovic

Alcuni membri della “squadra più corretta d’Italia” sono indagati per droga, prostituzione, scommesse illecite e traffico di auto “sospette”. Non si sa se queste accuse siano state montate ad arte per rendere ancora più tesa l’atmosfera in casa Inter alla vigilia della partita scudetto, oppure si tratti di indagini vere e proprie, ma fatto sta che il tempismo di queste accuse è perfetto.

Tutto nasce da un’inchiesta su un pregiudicato indagato di Milano, tale Domenico Brescia (detto Mimmo), 53 anni, tifoso nerazzurro. Dalle indagini degli inquirenti si è risalito ad alcune telefonate sospette tra il pregiudicato e Roberto Mancini, Sinisa Mihaijlovic e alcuni calciatori dell’Inter attuale ed ex giocatori.

Coppa Italia: l’Inter nervosa è in finale!

Ecco cosa succede a parlar male dell’Inter! Solo ieri ne avevamo elencato le debolezze, individuando nella scarsa personalità e nella difficoltà a gestire i momenti clou, il problema maggiore.

Stamattina invece ci ritroviamo a lodare lo spirito cinico di questa squadra che è riuscita col minimo sforzo a raggiungere il massimo risultato. La Lazio ha fatto quel che ha potuto per acciuffare in extremis la finale di Coppa Italia, che le avrebbe consentito di sperare in un’entrata in Europa nella prossima stagione.

Più di questo non si poteva chiedere agli uomini di Delio Rossi, forse solo un pizzico di precisione in più, ma alla fine della fiera, non gli si può rimproverare nulla.

Inter: caccia ai colpevoli!

A tre giorni dal derby che avrebbe dovuto consegnare lo scudetto nelle mani dell’Inter, si continua a parlare di colpe ed atteggiamenti sbagliati in campo, cercando di trovare un capro espiatorio da consegnare al giudizio della critica.

Non è colpa di Mancini, non lo è mai, qualunque cosa faccia, qualunque sia la disposizione tattica scelta, chiunque decida di far scendere nell’arena. Non lo diciamo noi, lo afferma lui stesso, risponedendo agli appunti del patron Moratti, deluso dalla prestazione molle e rinunciataria della squadra, che avrebbe potuto regalargli lo scudetto più bello, in uno stadio vestito di rossonero.

Ognuno può vedere la partita come vuole, quando si perde si deve sempre trovare un colpevole e il colpevole è l’allenatore. Il presidente può dire così anche se non mi trova d’accordo.