Ligue 1: unico campionato ancora aperto, incertezza su tutti i fronti

La Ligue 1 più bella degli ultimi 7 anni si sta svolgendo proprio in questi giorni, tra l’indifferenza dei media europei. Se le attenzioni sono tutte rivolte al campionato inglese, tra i capricci di Cristiano Ronaldo e lo strapotere del Manchester, o sul campionato italiano, dove l’Inter ormai ha mezzo scudetto cucito sulla maglia, o magari si dà la precedenza ai campionati spagnolo e tedesco, in cui la distanza tra prima e seconda è già 9-10 punti, sono in pochi a sapere che l’unico campionato ancora aperto si svolge in Francia.

Infatti il Lione che sembrava aver stravinto Le Championnat, ha subito un calo vistoso nelle ultime gare, bruciando 5 punti in due settimane. Probabilmente i pluricampioni di Francia si sono sentiti troppo sicuri della vittoria quest’anno, e che i bravi ragazzi del Bordeaux non fossero tanto convinti di farcela a recuperare.

Alfredo Di Stefano: la Saeta Rubia che fece grande il Real

Era come avere 2 giocatori in tutti i ruoli quando c’era lui. Ma in porta non era un granché.

Una definizione che descrive perfettamente uno dei più forti calciatori del secolo, ancora oggi ricordato tra i pochi capaci di salire nell’Olimpo del calcio e di trovare lì la sua naturale collocazione. Era un figlio di quell’Italia che, al termine del primo conflitto mondiale, metteva le speranze ed i sogni in una valigia di cartone e partiva alla volta dell’Argentina a cercar fortuna. Nacque proprio a Buenos Aires Alfredo Di Stefano, argentino di passaporto, ma italiano nella pelle e nelle ossa.

Cambiò più volte nazionalità nel corso della sua carriera, ma paradossalmente non prese mai quella italiana, che sarebbe stata la più naturale per lui. Peccato, uno così avrebbe potuto far comodo alla causa azzurra negli anni ’50!

Hugo Gatti: el Loco

Ancora la storia di un numero uno anomalo su queste pagine, forse il più stravagante tra tutti quelli finora descritti, nonchè il primo ad interpretare il ruolo in un modo non propriamente “ortodosso”. Parliamo di Hugo Gatti, detto “el Loco” classe 1944, professione portiere acrobata. Ma non solo.

Iniziò a giocare da professionista, vestendo la maglia del Club Atletico Atlanta di Buenos Aires, dove riuscì ad attirare l’attenzione del River Plate, che sborsò una grossa somma, pur di assicurarsi le sue prestazioni. Nel 1969 il passaggio al Gymnasia y Esgrima, dove riuscirà a collezionare 223 presenze e prestazioni di altissimo livello. Un anno all’Uniòn di Santa Fè e poi il trasferimento al Boca Juniors, in cui si farà notare per le sue doti portiere volante e di personaggio fuori dal comune.

Molte le curiosità legate al suo nome, a partire dall’abbigliameno esibito sul terreno di gioco con quel laccio sulla fronte a tenere i lunghi capelli e quella divisa sgargiante che lo rendeva perfettamente riconoscibile. Non usava i parastinchi e, anzi, amava tenere i calzettoni calati alla caviglia.

Mauro Matias Zarate: il giovane talento che sceglie il Qatar

Storia bizzarra quella di Mauro Matias Zarate, attaccante argentino poco più che ventenne, protagonista di una scelta di vita a dir poco inconsueta per il calcio moderno.

Ma andiamo per ordine, ripercorrendo le tappe della sua carriera sin dagli esordi nelle giovanili del Velez, quando muoveva i primi passi su un campo di calcio, seguendo l’esempio dei suoi tre fratelli. Non la solita storia dell’argentino che cresce nei sobborghi di Buenos Aires, cercando un riscatto nel calcio: Mauro proviene da una famiglia piuttosto agiata, in cui il pallone rappresenta una professione più che un divertimento.

Suo nonno era un nazionale cileno mentre suo padre giocava nell’Indipendiente dell’Avellaneda; dei suoi fratelli, solo Sergio Fabian ha appeso le scarpette al chiodo, dopo, tra l’altro, una breve permanenza in Italia nell’Ancona, gli altri due ancora calcano i campi di gioco con alterne fortune.