Posticipo della ventiduesima giornata di serie A.
Stadio Olimpico, Torino:
Juventus-Udinese 1-2
Reti: 15′ st Marchisio (J), 22′ st Zapata (U), 41′ st sanchez (U)
Verità certificate dall’ultimo turno di un campionato che i più – e forse neppure a torto – vedono maggiormente equilibrato solo perché livellato verso il basso: ha stupito il Milan che, in dieci contro undici, ha messo a nudo un Catania sempre più allo sbando (spiace per Simeone, ma è una banda senza bandolo: Lo Monaco, stavolta, ha toppato in pieno); ha stupito l’Inter, vittoriosa in rimonta su un Palermo bello come – o forse più di – sempre ma ancora tanto acerbo nel corso delle fasi cruciali di ciascuna partita (la freddezza mostrata dai rosanero nel corso dei quarti di finale di coppa Italia s’è rivelata puramente illusoria); ha stupito il Napoli, e più di tutti ha incantato il suo giovane bomber Cavani, i cui numeri sotto porta fanno rabbrividire qualunque goleador di razza. La neve ha impedito, forse, che stupisse anche la Roma e l’epilogo della giornata odierna ci ha calamitato verso Torino, dove le due bianconere della massima serie si sono affrontate nel posticipo serale. Juventus-Udinese per dare modo a una delle due di stupirci nuovamente: la convinzione che fosse un banco di prova più per i locali che per gli ospiti c’era tutta anche perché – per come si sono messe le cose – una sconfitta avrebbe lasciato il segno soprattutto nelle file dei padroni di casa.
Neppure a Torino, come nel resto del nord, c’è stato clima idilliaco con freddo e vento a farla da padroni: Juventus in piena emergenza in attacco, dove si registrano le assenze di tutti gli uomini di reparto a eccezione di capitan Del Piero, al cui fianco ci finisce Martinez. Folta mediana con Krasic chiamato a fare da colante tra centrocampo e attacco. La sorprendente Udinese di questo scorci odi campionato è la solita delle ultime prestazioni: Guidolin lascia che il duo offensivo composto da Di Natale (fallito obiettivo di mercato proprio della vecchia signora) e Sanchez possa incantare come d’abitudine. Il collettivo friulano, il cui gioco pare ormai collaudato a tavolino, avrebbe dovuto fare il resto.