Tutta la verità su Adriano, tra alcol, marijuana e pistole

E tre. E’ la terza volta nelle ultime ventiquattro ore che tiriamo fori la vicenda-Adriano, come se fosse l’unico argomento di discussione, nonostante la Juve che frena, l’Inter che corre, il Genoa che consolida il quarto posto e tutti gli altri temi caldi di questa domenica-spezzatino.

Ma il caso dell’Imperatore continua a tenere banco sulle prime pagine dei giornali e noi non possiamo esimerci dal riportare le ultime indiscrezioni provenienti dal Brasile, che spiegano (in parte) la preoccupazione di mister Mourinho.

Solo qualche ora fa eravamo corsi dietro alle voci che davano l’Imperatore rinchiuso nella sua casa di Rio de Janeiro, triste e solo, deluso per la panchina inflittagli da Dunga e incapace di superare il triste momento. Ma quale tristezza, quale solitudine! Adriano in realtà negli ultimi giorni se l’è spassata alla grande tra le vie della sua città, tra fiumi di alcol, droga e compagnie poco raccomandabili.

Ronie ammette: il suo ritorno sarà difficile

Ce lo aspettavamo un po’ tutti, era prevedibile, ma sentirlo dire dalla bocca del diretto interessato fa impressione. Ronaldo ha espresso il proprio stato d’animo, ha confermato che esiste la concreta possibilità di un suo addio al calcio. Troppo grave l’infortunio, troppo lunghi i tempi di recupero e troppi gli anni del “Fenomeno” per uscirne fuori e ritornare quello di un tempo. Le sue parole sono duri colpi per le orecchie ed i cuori di chi tifa per lui da anni, di chi lo stima per la sua classe e le sue giocate, indipendentemente dalle varie maglie che ha indossato. Non ha escluso totalmente la possibilità di un ritorno sui campi di gioco, spiegando che tutto dipenderà dalla risposta che gli darà il corpo alla fine della riabilitazione.

Il disastro del Maracanà

Ci sono partite che restano impresse più di altre nelle menti e nel cuore di chi le guarda, definite “storiche” e ricordate anche a distanza di parecchi anni, raccontate ai propri figli e nipoti come qualcosa di incredibilmente straordinario. Nel bene e nel male.

Me ne vengono in mente diverse mentre scrivo e prometto di darne conto nelle puntate successive, ma questa volta la mia attenzione è rivolta ad una gara di cui molti avranno sentito parlare, e che forse nessuno tra i lettori ha avuto la possibilità di vedere.

Era il 16 luglio del 1950 e a Rio de Janeiro andava in scena quello che sarebbe passato alla storia come il “disastro del Maracanà”. Quella volta il Brasile era sicuro di vincere sia perché era realmente forte, il più forte visto fino ad allora, sia perché aveva la possibiltà di giocare in casa, davanti al suo pubblico, per il quale aveva fatto costruire lo stadio più grande del mondo, il tempio del calcio, capace di ospitare 160.000 spettatori.

Edmundo pazzo per il carnevale!

Cosa sarebbe il Brasile senza il calcio ed il carnevale? Difficile da dire perché sono da sempre i due elementi che caratterizzano maggiormante quella parte di mondo, come il tango e la Pampa per l’Argentina o i wurstel e la birra per la Germania.

Chi dice Brasile poi, dice allegria, che viene messa a mo’ di condimento in tutte le manifestazioni che riguardano quella magnifica terra. Allegria nel calcio, con quel modo di fare che incanta e fa innamorare, perché conta si vincere, ma conta molto di più far divertire la gente; allegria a maggior ragione nel carnevale, ormai famosissimo a livello mondiale, considerato da tutti come il più bello in assoluto.

E pallone e carnevale spesso e volentieri vanno a braccetto, sia per l’abitudine consumata che c’è da quelle parti di associare le squadre di calcio alle varie scuole di samba, sia per la presenza massiccia dei calciatori, che per niente al mondo rinuncerebbero ad assistere all’evento dell’anno.

Adriano c’è: l’Imperatore non abdica!

Continua inarrestabile la marcia trionfale dell’Inter in tutte le competizioni in cui è impegnata: prima in campionato con sette punti di distacco dalla Roma e ormai proiettata verso un tricolore che ha il sapore della rivincita, dopo le voci maligne che la volevano vincente solo in virtù delle altrui disgrazie; ai quarti di Coppa Italia, dopo aver battuto la Reggina nel ritorno di giovedì a San Siro; qualificata da tempo per i quarti di Champions League che la vedranno impegnata contro il Liverpool. Il tutto grazie alla ampia rosa di campioni che il patron Massimo Moratti ha messo nelle mani di Mancini, per tentare il Grande Slam.

Può permettersi tutto lo squadrone nerazzurro, persino di perdere un nome di prestigio come quello di Adriano, ceduto in prestito al San Paolo in un’operazione che sapeva molto di “purché si tolga dalle scatole!”. E lo sapeva bene l’ex Imperatore quando è salito sull’aereo per Rio De Janeiro, in un viaggio che poteva significare l’addio al calcio europeo ed alle vetrine che contano veramente.

I primi tempi in Brasile non sono stati del tutto positivi: dopo le dichiarazioni di voglia di riscatto, aveva occupato le pagine dei giornali più per le sue vicende fuori dal campo che per le dimostrazioni di impegno a ritrovare la forma. I dirigenti del San Paolo continuavano a difenderlo, dichiarando che il giocatore era in vacanza e che avrebbe dovuto dimostrare il suo valore nel momento in cui sarebbe sceso in campo.