Che fine ha fatto Taribo West?

Ricordate Taribo West, il nigeriano dalle treccine multicolore che vestì le maglie di Inter e Milan alla fine degli anni novanta? Sicuramente i tifosi delle squadre milanesi non lo hanno dimenticato, come crediamo si ricordi bene di lui il centrocampista russo Andrej Kanchelskis, che a causa di una sua entrata a forbice ha rischiato seriamente di chiudere con largo anticipo la carriera da professionista.

Era arrivato in maglia nerazzurra dopo l’esperienza francese nell’Auxerre e durante la permanenza in Italia si è messo in luce più per le acconciature strambe e per gli atteggiamenti al limite del consentito che per il contributo offerto alla causa del proprio club. Nell’Inter fece in tempo a conquistare una Coppa Uefa nella stagione ’97-’98, prima di passare al Milan, dove però ebbe ben poca fortuna, giocando la miseria di quattro partite.

Correva l’anno 2000 ed il 26enne nigeriano si preparava a diventare un vero giramondo del pallone. Che fine ha fatto dopo l’avventura italiana?

Le confessioni di Fratello Nicola (Legrottaglie)

Soldi, successo, fortuna. belle macchine, belle donne (o begli uomini): chi non vorrebbe una vita così? Poi ti svegli una mattina e ti rendi conto che la vita non è solo questa, che ci deve essere qualcosa che va al di là della fortuna e della bellezza, e ti ritrovi a mettere in discussione tutto il mondo che hai intorno.

E’ più o meno questa la riflessione fatta da Nicola Legrottaglie, difensore della Juventus e della Nazionale Italiana, che poco più di due anni fa ha riscoperto la fede, cambiando da allora modo di pensare e di vivere.

Della sua astinenza dal sesso si sapeva già, ma ora il calciatore ha deciso di mettere nero su bianco, rivelando a tutti il proprio pensiero di cristiano evangelico, attraverso un libro in uscita in questi giorni “Ho fatto una promessa”.

Chase Hilgenbrinck dal campo all’altare

Calcio e religione: non è la prima volta che affrontiamo l’argomento sulle pagine di Calciopro, ma la vicenda che vi stiamo per raccontare ha veramente dell’incredibile.

E’ abbastanza usuale infatti che alcuni calciatori seguano le norme imposte dal proprio credo (vedi il digiuno di Sissoko nel periodo del Ramadan) o che dichiarino apertamente di credere in un essere superiore, comportandosi poi di conseguenza (vedi la verginità di Kakà prima del matrimonio o l’astinenza da sesso di Legrottaglie, tanto per fare due nomi), o ancora trovare atleti che dopo la carriera sportiva desiderano prendere i voti, come Kezman e Zè Roberto. Non è invece così consueto che un calciatore nel pieno dell’attività agonistica abbandoni tutto per prendere i voti.

E’ la storia di Chase Hilgenbrinck difensore del New England Revolution, che ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo per dedicarsi alla vita religiosa.

Sissoko, quando la religione influenza il calcio

Cosa lega calcio e religione? Apparentemente nulla, specie da questa parte del mondo, dove il sentimento religioso viene vissuto spesso con sufficienza.  Ma ci sono dei posti in cui il rispetto della propria fede viene prima di ogni altra cosa e l’osservanza della tradizione non viene meno, qualunque sia il lavoro svolto.

Ci riferiamo ad esempio al Ramadan, il mese del digiuno per i musulmani, chiamati ad astenersi dal mangiare, dal bere, dal fumare e dal praticare sesso nel corso di tutta la giornata, dall’alba al tramonto. Tutti i musulmani praticanti rispettano le regole del Ramadan, senza risentirne più di tanto a livello fisico, ma un calciatore professionista può incontrare non poche difficoltà nel nono mese del calendario lunare.

Ne sa qualcosa Mohamed Sissoko, giocatore maliano della Juventus, protagonista di una prova opaca domenica scorsa contro il Cagliari, proprio “a causa” del digiuno che ne ha fiaccato il fisico. Fino ad allora Momo si era salvato grazie ad un calendario che prevedeva due gare di fila in notturna (Udinese e Zenit), il che gli aveva dato la possibilità di mangiare prima di scendere in campo. Ma con il Cagliari il maliano è apparso notevolmente indebolito, sbagliando anche sette passaggi di fila, tanto che dopo un’ora di gioco, il buon Ranieri ha deciso di metter fine all’agonia, tirandolo fuori.