Calciopoli, la difesa di Moggi

E’ il giorno del riscatto per Luciano Moggi, il giorno tanto atteso da chi vuole far chiarezza sul periodo buio del calcio italiano, quando sembrava esserci un grande burattinaio che decideva le sorti del campionato, usando mezzi non proprio leciti.

Per quelle colpe Big Luciano ha pagato, così come ha fatto la Juventus, ma a quattro anni di distanza si scopre che il marcio non era solo in casa bianconera e che diverse società erano coinvolte nelle amichevoli chiacchierate con arbitri e designatori arbitrali, al fine di ottenere direzioni di gara comode e accomodanti.

Del resto, Moggi ha sempre sostenuto la tesi del “tutti colpevoli, nessun colpevole”, ma fino a qualche settimana fa le sue invocazioni erano rimaste inascoltate, fin quando i suoi avvocati non hanno deciso di trascrivere le migliaia di intercettazioni telefoniche tra i dirigenti di diverse società ed i responsabili della classe arbitrale nel periodo incriminato. E oggi quelle intercettazioni sono arrivate sul tavolo del giudice di Napoli che sta portando avanti l’inchiesta, nella speranza che Moggi venga scagionato da ogni accusa.

Moggi chiama a testimoniare Berlusconi

Un nuovo processo sta per aprirsi, denominato “Calcioscandalo“, e che ha come protagonista ancora una volta Luciano Moggi. Solo che stavolta, forte dell’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere dello scorso

Gea: 6 anni per Moggi, 5 per il figlio

Per anni è stato il padrone indiscusso del calcio italiano, mettendo le mani dovunque ci fosse da guadagnare e usando la sua influenza per ottenere sempre il massimo dei risultati. Certo, non è l’unico colpevole in una storia dove è stato chiamato ad interpretare il ruolo di cattivo, ma non si può certo dire che sia del tutto innocente.

Stiamo parlando di Luciano Moggi e della vicenda tristemente nota con il nome di Calciopoli che tanto ha fatto discutere nel recente passato. Ora si comincia a far chiarezza ed arrivano dal tribunale le prime richieste di condanna, in particolare per la questione legata alla Gea, la società che gestiva le procure di diversi giocatori.

Dura la requisitoria del Pubblico Ministero di Roma, Luca Palamara, che alla fine del suo intervento ha chiesto sei anni di reclusione per Big Luciano e cinque per suo figlio Alessandro, implicato direttamente in quanto co-fondatore della società.

Non c’è giustizia per il calcio italiano

Due brutti episodi di giustizia-ingiustizia hanno caratterizzato la giornata odierna. Il primo risale a questa mattina, quando tutti aspettavano l’inizio del processo all’agente Luigi Spaccarotella, reo di aver ucciso (accidentalmente)