Paul Gascoigne tenta il suicidio!

Non era un numero dieci puro, tanto che spesso preferiva giocare con l’8 sulle spalle, ma aveva piedi da fantasista e, come spesso accade, anche la testa. Paul Gasgoigne ha sempre fatto parte di quella folta schiera di calciatori definiti genio e sregolatezza, capaci di infiammare il pubblico con le proprie giocate, ma deboli con se stessi fuori dal rettangolo di gioco.

Ne parliamo al passato non perché sia morto (non ancora), ma perché quel genio espresso spesso in campo ha lasciato man mano il posto ai guai legati alla bottiglia ed alla polvere bianca, tanto da ridurlo ad essere l’ombra di se stesso e di quel campione che avrebbe meritato di essere.

Ieri l’ultima follia, perché solo di follia si può parlare, visti i continui eccessi degli ultimi tempi. Stavolta se l’è presa con se stesso, cercando addirittura di mettere fine ad una vita che tanto gli ha dato e altrettanto gli ha tolto. Volete sapere com’è andata?

I dieci calciatori più ciccioni della storia

Dimenticatevi i fisici da bronzi di Riace dei calciatori. Non è detto che solo perchè sono atleti debbano avere il fisico scolpito nel marmo. Anzi molto spesso fanno anche tenerezza (e ridere) i cosidetti, per dirla alla spagnola, “Gordi“. Ma vista la lista di nomi, si può capire come magari qualche chiletto in più può portare anche ai successi.

La speciale quanto poco invidiabile classifica l’ha stilata il Sun, la stessa che, per intenderci, ha fatto la classifica delle maglie più brutte della storia.
Fuori da questa classifica sono rimasti dei giocatori che non erano propriamente dei fuscelli come Paul Gascoigne o Angelo Peruzzi, ma non credo si tratti di dimenticanze, perchè tra questi 10 era veramente difficile mettere…la pancia. Non è presente neanche Maradona perchè El Pibe de Oro è ingrassato dopo aver smesso di giocare.

Gascoigne dà ancora di matto, ora rischia 2 anni di carcere

Gazza Gascoigne ne ha combinata un’altra delle sue. Solo che questa è molto più grave delle precedenti. Dopo essere stato ricoverato in un ospedale psichiatrico per aver dato mezzo distrutto la sua camera all’hotel Hilton, ne è uscito più svitato di prima, e i problemi con alcol e droga sono tornati a farsi vivi più che mai.

Questa volta il malcapitato è stato un tassista, Hanzale Aziz, che ha avuto la sfortuna di incrociare la strada dell’ex campione della Lazio. Con la promessa del pagamento della corsa di 400 sterline più una generosa mancia, “Gazza” ha chiesto di essere trasportato da Newcastle a Birmingham per assistere ad un evento di beneficienza. Nonostante i comportamenti dell’ex calciatore fossero arcinoti nel Regno Unito, il tassista ha accettato l’incarico, perchè davanti a quella somma non se l’è sentita di dire di no. Ma è stato l’errore più grosso che potesse fare, le successive 4 ore sono state un inferno.

Paul Gascoigne come George Best? Forse peggio!

George Best era un mio amico ed era anche il mio eroe. La notizia della sua morte mi ha distrutto: ma io non sono come lui: mi curo, vado da uno psicologo e tengo sotto controllo i miei problemi con l’alcol.

Parola di Paul Gascoigne nel dicembre 2005. Sono trascorsi poco più di due anni e lo ritroviamo ricoverato forzatamente al Middleton St. George Hospital di Darlington, in condizioni pietose, soprattutto dal punto di vista psichico. La causa? Proprio quei problemi che lui credeva di poter tenere sotto controllo e che evidentemente gli sono sfuggiti di mano, portandolo a dare di matto in due diversi alberghi inglesi. La prima volta era arrivata sua sorella ad evitare che Gazza si cacciasse in guai più grossi, la seconda è dovuta intervenire la polizia, caricandolo su un van, destinazione clinica.

I fatti sono noti, la stampa inglese gli ha dedicato pagine e pagine e la notizia ha fatto velocemente il giro delle tv di mezzo mondo: Paul era ospite dell’escusivo hotel Malmaison a Gateshead, suo paese natale, e già da qualche giorno era solito mostrarsi nudo a chiunque si presentasse davanti la porta della sua stanza, esibendo la scritta mad (pazzo) sulla fronte.

Gianfranco Zola: la fantasia al potere

Grande, grandissimo, nonostante l’altezza dica il contrario. Un numero 10 puro, di quelli che una volta venivano definiti fantasisti e che oggi si preferisce chiamare rifinitori. Ma Gianfranco Zola fantasista lo era davvero, figlio di quella generazione che tanti ce ne ha fatti vedere, ma pochi come lui.

Piedi buoni e classe da vendere, dribbling ubriacanti e punizioni da manuale del calcio, accellerazioni palla al piede da far arrancare qualunque difensore: è questo il ritratto di un uomo che ha dato molto al calcio, più di quanto abbia ricevuto in cambio.

Comincia a giocare nella sua Sardegna, prima nella Nuorese poi nella Sassari Torres, dove viene scoperto da Moggi e portato al Napoli. Tempi d’oro quelli per la squadra partenopea, i migliori in assoluto della sua storia, quando poteva permettersi di schierare gente come Maradona e Careca, Alemao e Ferrara. Zola arrivava all’ombra del Vesuvio con la sua valigia piena di sogni e speranze, prima fra tutte quella di poter indossare un giorno la mitica “numero 10”, seppure con il timore di dover sopportare il paragone continuo con il mito.