Italia-Romania: prove di formazione!

La delusione non è stata ancora completamente assorbita. Troppo fresco il ricordo delle tre sventole che ci hanno svegliato dal sogno di passare agevolmente il turno, buttando sul campo il blasone.

Ma bisogna andare avanti ed usare la sconfitta come punto di ri-partenza, perché nulla ancora è compromesso e se giocheremo da Italia nessun obiettivo può essere irrangiungibile.

Certo, abbiamo più volte ripetuto che la Nazionale Italiana, così come era messa in campo nel primo tempo contro l’Olanda, ben poco poteva fare per arginare le folate orange ed alla fine l’unico colpevole del disastro è stato il buon Donadoni. Ma è ora di cambiare faccia ed il mister sa che questo è l’ultimo appello: il tempo degli esperimenti è finito ed è ora di mettere in campo la squadra migliore, al di là di chi ha contribuito alla qualificazione.

Inghilterra-Italia 0-1: lezione di calcio in casa di Sua Maestà!

Tempi duri per la Nazionale Italiana presa a schiaffi con prepotenza dall’Olanda un paio di giorni fa, a dimostrazione che non basta il titolo di Campioni del Mondo per guadagnare punti. Il presente è questo e ci propone un’Italia costretta ad inseguire le avversarie e a sperare di conquistare il passaggio del turno nelle gare con Romania e Francia.

E allora, visto che l’attualità è così dolorosa, godiamoci una bella pagina di passato, nel ricordo di una delle serate più entusiasmanti della storia azzurra.

Era il 14 novembre 1973 e nel mitico stadio di Wembley l’Italia affrontava l’Inghilterra davanti a 100.000 spettatori.

Mister, un Del Piero così merita la maglia!

Un destino nel numero, quel dieci che si porta sulle spalle e che molti dicono non gli appartenga. Ha vinto tutto in carriera. Di tutto e di più. Ha segnato e fatto segnare. è caduto nell’inferno più buio di un infortunio che poteva costargli la carriera, si è rimesso in piedi e, dato ormai per finito, ha ricominciato a macinare gol, assist, spettacolo e magie, con l’umiltà che appartiene solo ai grandi campioni.

Dicevamo però un destino nel numero e Del Piero spesso è stato considerato un nove e mezzo (così lo definì Platinì) e messo fuori posizione, lì dove non ama giocare.

Ha riconquistato la Nazionale a suon di gol, imponendosi negli ultimi due anni come il miglior bomber italiano, prima in serie B, poi ripetendosi nella massima serie. Una quarantina di reti in due stagioni: quante altre nazionali si possono permettere di schierare un attaccante di questo livello? Eppure Del Piero non viene schierato, è confinato lì in panchina con un titolo che sa di beffa, capitano non giocatore. Ma che senso ha?

Luciano Castellini: il giaguaro!

E’ stato uno dei più grandi portieri italiani, eppure spesso non viene inserito nella lista dei migliori numeri uno. Uno strano destino quello di Luciano Castellini, che fece grande il Torino prima ed il Napoli poi nel corso degli anni ’70-’80 con le sue parate impossibili.

Lo chiamavano il giaguaro per quel suo modo di saltare da un palo all’altro della porta con scatto felino e riflessi impressionanti. Molto scenografico nelle uscite e nelle prese al volo, era il padrone indiscusso dell’area piccola e capace di muovere la difesa come pochi altri al mondo.

Mosse i primi passi da professionista nel Monza in serie B, esordendo in una gara con il Como persa per 5-0. Il suo destino sembrava segnato: mai più i tifosi avrebbero voluto vedere tra i pali un portiere che si faceva bucare con tanta facilità. Si accomodò dunque in panchina per il resto della stagione, finché a cinque giornate dal termine, il titolare subì un infortunio e Castellini venne chiamato a sostituirlo.

Euro 2008: gli arbitri

Ennesimo capitolo dedicato agli Europei. Ci scuseranno i nostri affezionati lettori per l’insistenza sul tema, ma in questi giorni di calcio non giocato gli argomenti principe sono il calciomercato e la kermesse continentale che tra un paio di giorni entrerà prepotentemente nelle nostre case, per attirare l’attenzione fino al termine del mese.

Abbiamo ormai vivisezionato quasi tutte le formazioni che si presenteranno ai nastri di partenza, con un occhio particolare per le vicende della Nazionale Italiana; ci siamo occupati, e continueremo a farlo, delle curiosità legate all’evento dell’anno… Poteva forse mancare una pagina dedicata agli arbitri?

Le giacchette nere (si fa per dire) di Euro 2008 saranno 12, scelte tra le migliori dei rispettivi paesi di provenienza, e verranno coadiuvate da 24 assistenti e da otto fischietti che svolgeranno il compito di quarto uomo ed eventulmente di riserva, nel caso di infortunio.

Fabio Cannavaro out: chi al suo posto?

Se il buongiorno si vede dal mattino, non si può certo dire che l’avventura degli azzurri in terra austriaca sia iniziata nel migliore dei modi. Uno scontro fortuito durante un normale allenamento ha messo fuori causa proprio lui, mister Pallone d’Oro, uno dei forti difensori del mondo, praticamente insostituibile, Fabio Cannavaro.

La situazione dopo il contrasto con Chiellini e l’urlo di dolore del capitano è sembrata subito grave a chi seguiva la sgambata dalle tribune del Bundesstadion Sudstadt, stadio dell’Amira Wacker, stracolmo di tifosi.

Le prime voci parlavano di una distorsione alla caviglia, con una valutazione da fare nelle 24-48 ore successive all’infortunio. Non è servito tutto questo tempo e la risonanza magnetica effettuata nell’ospedale viennese ha evidenziato la lesione dei legamenti. Non c’è possibilità di recupero: l’avventura è finita prima di cominciare e l’Italia si ritrova senza il suo capitano. Ma questo sarebbe il minimo.

Euro 2008: il ritiro azzurro

Ad una settimana esatta dal via del torneo continentale, iniziano le processioni delle varie nazionali verso i ritiri scelti per preparare al meglio l’evento. Le sedi sono state scelte da mesi e nei luoghi adibiti a campi base sale la febbre-Europeo.

Curiosamente la scelta delle sedi è in perfetta parità: otto le nazionali che si alleneranno in Austria e altrettante in Svizzera. Quasi tutte le federazioni hanno deciso in base alla comodità di spostamento rispetto ai campi dove si giocheranno le gare. L’Italia invece, pur giocando le tre gare di qualificazione in Svizzera, ha scelto di alloggiare in Austria, a quasi 700 chilometri dagli stadi di Berna e Zurigo.

Ed allora andiamo alla scoperta dell’albergo messo a disposizione degli azzurri dal Governo della Bassa Carinzia. Le foto danno già l’idea del comfort e del lusso di cui saranno circondati giocatori e dirigenti durante il ritiro di Baden. Quello che vedete in alto è l’ingresso di Baden-Schloss Weikersdorf, un castello del 1200 ristrutturato di recente.

Gianluca Pagliuca: il Gatto di Casalecchio

C’era una volta l’Italia dei portieri, quando i ct erano costretti a delle lunghe notti insonni per scegliere il numero uno da spedire tra i pali di una porta. E c’era un volta Gianluca Pagliuca che toglieva il sonno ai ct, indecisi se mettere in porta lui o Marchegiani, lui o Peruzzi, lui o Zenga.

Ma lui era sempre al suo posto, a lavorare sodo per farsi trovare pronto, a sudare sul campo di allenamento per dimostrare che la classe non è acqua e che si può essere i più forti anche giocando in una piccola realtà di provincia.

La sua storia parte dall’entroterra bolognese, dove è nato ed ha cominciato a tirar calci ad un pallone come attaccante. Come spesso succede per il suo ruolo, non aveva la vocazione a fare il portiere, ma, complice una febbre del numero uno titolare, si ritrovò in portà visto che era il più alto della squadra.

Alessandro Del Piero: dall’inferno alla rinascita!

Più volte su queste pagine ci siamo occupati di lui, ma alla luce dei risultati raggiunti quest’anno sia a livello personale che di squadra, Alessandro Del Piero merita un capitolo a parte nella rubrica dei più grandi numeri 10.

Al momento, con Totti fermo fermo ai box, Alex è sicuramente quanto di meglio ci possa essere nel panorama calcistico nazionale e chi continua ancora ad avere dei dubbi sulla sua classe può tranquillamente accomodarsi sulla poltrona dell’antijuventino a prescindere.

Ed ora alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo sulla sua ripresa completa dopo il grave infortunio di 10 anni fa in quel di Udine. “Finito” è il termine che più spesso è stato accostato al nome di questo campione, che si è dannato l’anima per tutto questo tempo, per dimostrare di essere ancora Alessandro Del Piero, il talento di San Vendemiano.

Euro 2008: qui Italia, tra certezze e polemiche

Ormai ci siamo: l’Europeo è alle porte ed è tempo di scommesse intorno alle convocazioni del ct Donadoni, alle prese come i suoi illustri predecessori con critiche e consigli più o meno velati da parte di tifosi e addetti ai lavori.

Molte le prove e le sperimentazioni in questi due anni di post abbuffata-mondiale con il compito arduo di sostituire in panchina uno che di nome fa Marcello Lippi, che è riuscito laddove avevano fallito personaggi come Sacchi, Trapattoni e compagnia bella.

Il giovane tecnico ha accettato di raccogliere la pesante eredità ed ora è il momento di dimostrare che la Federazione ha fatto bene a scommettere su di lui, almeno fino alla fine della manifestazione continentale. E allora andiamo ad analizzare le possibili scelte del nostro ct, consapevoli che chiunque siano i 23 portati in ritiro, non mancheranno le polemiche.

Sandro Mazzola: predestinato di classe

Un destino nel nome, un predestinato che deve sempre dimostrare di essere erede degno di un padre così importante. E’ la storia di Sandro Mazzola, figlio di Valentino, capitano del Grande Torino, prematuramente scomparso nella tragedia di Superga.

Sandrino all’epoca era un bambino ed ancora oggi confessa di aver cancellato quella fetta di esistenza che precedeva il grande dolore. Iniziò a tirar calci ad un pallone spinto da una vocazione naturale, sapendo sin da allora che il confronto con il papà-campione sarebbe stato inevitavile. Ha sempre ammesso che suo padre era di un altro pianeta e per quanto poi nella carriera Sandro ebbe modo di dimostrare grandi doti, non raggiunse mai la classe sopraffina del genitore.

Lo portò all’Inter Giuseppe Meazza, più per pietà verso un ragazzino che aveva perso suo padre in un modo così tragico, che per l’effettivo talento del giovane Mazzola. Ma Sandro negli anni riuscì tirar fuori la classe e ad onorare il cognome che portava.

Gianni Rivera: il Golden Boy del calcio italiano

Non si può parlare di grandi numeri 10, escludendo lui, numero 10 per eccellenza del calcio italiano, considerato a furor di popolo uno dei migliori protagonisti della sua epoca, forse addirittura il più grande del calcio italiano di tutti i tempi. Ho già espresso la mia opinione al riguardo, eleggendo Roberto Baggio a numero uno della mia personale classifica, ma chi ha visto giocare Gianni Rivera è pronto a giurare che un altro come lui non è ancora nato.

Bandiera del Milan, il suo nome verrà ricordato nei secoli accanto a quelli di Franco Baresi e Paolo Maldini, in un club che pure ne ha visti di grandi campioni. 9 stagioni con la maglia rossonera con la quale ha vinto praticamente tutto, portando il Milan ai vertici del calcio italiano e internazionale e togliendosi parecchie soddisfazioni a livello personale.

Proveniva dall’Alessandria, squadra della sua citta natale, ed il suo trasferimento fece notizia: 60 milioni di lire più la cessione di tre giocatori. Stiamo parlando dei primi anni sessanta e nessuno mai era stato pagato tanto. La stampa inglese coniò per lui il soprannome di Golden Boy, che il buon Gianni ancora si porta dietro, sebbene abbia raggiunto le 65 primavere.

L’attaccante italiano più in forma del momento: Marco Borriello

Ancora una tripletta per lui, ancora contro l’Udinese. Marco Borriello è ormai una realtà innegabile del calcio italiano, inutile nascondersi dietro le sue deludenti prestazioni degli anni passati. 15 goals in 21 partite sono una media da bomber di razza, la stessa media di un attaccante di fama internazionale come David Trezeguet, che affianca il centravanti del Genoa in testa alla classifica dei marcatori.