Anelka squalificato per 18 partite della nazionale

Mano pesante della Federcalcio francese nei confronti dei ribelli “sudafricani”, i giocatori che ebbero l’ardire di mettersi contro l’allora ct della nazionale, Raymond Domenech, rifiutandosi di scendere in campo nell’allenamento prima dell’ultima gara del girone eliminatorio contro i padroni di casa del Sudafrica. Tutto era cominciato nell’intervallo della gara contro il Messico, quando l’allenatore dei galletti aveva chiesto a Nicolas Anelka di rispettare le consegne e di mantenere la posizione assegnatagli sul terreno di gioco.

Per tutta risposta l’attaccante del Chelsea aveva mandato a quel paese il ct, apostrofandolo con epiteti non proprio simpatici all’indirizzo della mamma. Epiteti che finirono subito in prima pagina e che costrinsero la Federazione francese a prendere posizione nei confronti di Anelka, rispedito in patria con il primo volo.

Il mea culpa di Fabio Capello

Dalle stelle alle stalle: questo fino ad ora il percorso dell’Inghilterra targata Fabio Capello, schiacciasassi nel girone di qualificazione ai mondiali sudafricani e deludente fino all’inverosimile nella kermesse più importante a livello di nazionali. L’allenatore italiano è stato prima investito del ruolo di salvatore della patria per ritrovarsi poi sull’altare sacrificale, pronto ad essere immolato come capro espiatorio della debacle.

Ed al ritorno nella terra di Sua Maestà erano in molti a chiederne la testa, a volerlo dimissionarlo o cacciato come merita chi non ha saputo mantenere le promesse, costringendo l’Inghilterra a finire nella lista dei flop. Ma la Federazione inglese ha deciso di regalargli un’altra possibilità ed ora don Fabio deve salvare il salvabile, a cominciare dalla sua faccia. E lui la faccia ce la mette adesso, alla vigilia della prima uscita dell’Inghilterra dal 4-1 rimediato contro la Germania:

Ho commesso degli errori, ma riparto con la convinzione che dalle esperienze negative si impara molto.

Curiosità Mondiali: Adidas batte Nike 62-59

Il Mondiale di Sudafrica non è stato solo la sfida tra le nazionali più forti al mondo e tra i migliori calciatori, ma anche quella tra le principali marche sportive che hanno puntato sui vari campioni, nel tentativo di apparire il più possibile sugli schermi di tutto il mondo. E decisamente ci sono riuscite.

Dei 145 gol della kermesse africana, ben 121 sono stati segnati con una delle due marche principali ai piedi, Adidas o Nike, e alla fine dei conti la marca delle tre strisce ha avuto la meglio sui rivali per appena 3 reti.

Sudafrica 2010: le foto più belle del Mondiale (gallery)

Il mese più pazzo dell’anno (calcisticamente parlando) si è appena concluso, e nella mente di tutti resta un senso di allegria che solo il popolo africano può regalare. Il Mondiale è finito, la Spagna ha vinto la coppa del mondo, ma non è l’unica cosa che conta. Anzi, passa in secondo piano di fronte alle tante emozioni che il Sudafrica ci ha regalato dall’11 giugno scorso, data dell’inaugurazione del torneo.

Ripercorriamo dunque tutte le emozioni del mondiale con questa fotogallery (alla fine dell’articolo), dove possiamo riassumere i momenti topici dell’intero torneo. Si parte con la gioia del pubblico sudafricano per aver ospitato il Mondiale, e la speranza che i loro Bafana Bafana potessero arrivare in fondo al torneo; le immagini della cerimonia di apertura, le facce buffe e i travestimenti dei tifosi che si sono davvero sbizzarriti, fino alle immagini che contano, quelle del campo.

I top e i flop dei Mondiali 2010

Il Mondiale 2010 verrà ricordato come il primo in assoluto disputato nel continente africano, ma passerà alla storia anche come la manifestazione con più colpi di scena, risultati imprevedibili, liete sorprese e flop del tutto inattesi. E allora torniamo indietro con la mente e ripercorriamo il lungo mese che ci ha portato alla finale di Johannesburg, alla ricerca del meglio e del peggio della kermesse sudafricana.

La copertina spetta ovviamente alla Spagna Campione del Mondo, che bissa il successo dell’Europeo 2008 ed alza al cielo il trofeo più ambito, il primo della sua storia. Chi vince ha il diritto di occupare il primo posto nella classifica dei migliori, ma tra tanti top c’è un flop, Fernando Torres, lento e macchinoso come non mai, incapace di contribuire alla causa delle Furie Rosse e puntualmente sostituito o lasciato in panchina.