Italia – Brasile, amarcord agrodolce

5 luglio 1982: cominciano da qui i miei personali ricordi di Italia – Brasile, in quell’infuocato pomeriggio estivo da dentro o fuori, che ci avrebbe spalancato le porte verso la finale del Bernabeu, regalandoci il primo titolo mondiale a colori. E’ passato più di un quarto di secolo da allora (ahimé!) e questi occhi hanno visto centinaia di gare, decine di campioni, gol da manuale del calcio, ma quell’Italia – Brasile resta nel mio cuore come la partita del secolo.

L’amarcord peronale finisce qui. Per il resto c’è da raccontare una sfida infinita lunga dodici gare, con cinque vittorie a testa e due pareggi, in attesa della partita di questa sera che potrebbe far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Qualcuno ha pensato bene di definire l’evento il derby del mondo, visti i nove titoli mondiali messi in campo, e la dimostrazione dell’importanza della gara sta nel numero di Paesi collegati, ben 152, neanche fosse una finale mondiale.

Già le finali… Due volte Italia e Brasile si sono ritrovate contro nell’atto conclusivo della massima competizione per nazioni ed entrambe le volte i nostri colori si sono dovuti inchinare ai sudamericani, lasciando nei cuori degli italiani rimpianti che ancora bruciano.

Alex Ferguson contro i procuratori

I giocatori di oggi permettono agli agenti di vivere nelle loro tasche. Wes è stato con noi da quando aveva dodici anni, ma questi personaggi vivono la vita per i calciatori e, se loro sono contenti di continuare così, avranno ciò che cercano.

E’ l’ultima invettiva di Sir Alex Ferguson, che di recente sembra essere più nervoso e scontroso del solito, lanciando le sue ire verso chiunque gli si pari di fronte. E così, dopo aver tuonato contro i calciatori per i noti fatti della festa a luci rosse e contro il pubblico, reo a suo avviso di aver trasformato ogni partita dei Red Devils in un funerale, stavolta se la prende con i procuratori e promette battaglia.

A provocare la rabbia del tecnico, il ritardo nel rinnovo del contratto di Wes Brown, che su consiglio del suo agente starebbe giocando al rialzo con i dirigenti del Manchester United, non accettando la già vantaggiosa offerta di 50 mila sterline a settimana. Una mossa scorretta a detta dell’allenatore, che ora ha intenzione di portare avanti una vera e propria crociata contro la figura dell’agente.

Eduardo da Silva: infortunio choc, ma guardate quanti altri come lui

Si chiama Eduardo Da Silva, brasiliano di nome, croato per scelta sentimentale. Gioca nell’Arsenal di Arsene Wenger e come tutti i calciatori in odore di nazionale, altro non aspettava che di poter difendere i colori della bandiera nell’Europeo della prossima estate.

Purtroppo per lui, i suoi sogni (e non solo quelli) sono stati spezzati da un intervento di Martin Taylor, difensore del Birmingham, che lo costringerà a star fuori per il resto della stagione. Frattura scomposta della tibia e perdita di sensi per diversi minuti, tanto che si è reso necessario l’uso dell’ossigeno.

Inutile aggiungere commenti sulla rudezza dell’intervento, le foto parlano da sole, riportando alla mente episodi simili, verificatisi spesso sui campi di calcio negli anni passati.

Italia-Brasile 3-2: la partita del secolo!

Che strani scherzi fa la memoria, quando si tratta di ricordare qualcosa di così lontano nel tempo! Di anni ne sono passati 26 ed all’epoca ero poco più di una bambina, innamorata di quel pallone che rotolava su un campo verde, di quel calcio lento e statico, che a guardarlo oggi fa veramente sorridere.

Dovrei aver dimenticato determinate immagini, sostituendole nella mente con qualcosa di più recente, con scene che nel tempo sono passate davanti ai miei occhi, regalandomi grandi emozioni. E invece ancora adesso, se mi chiedete qual è la partita che più di ogni altra è stampata nella mia memoria e nel mio cuore, non ho dubbi: Italia-Brasile 3-2! Nessuna come quella mi ha emozionato tanto, nemmeno la finale con la Germania e nemmeno la finale in Germania.
A queste ultime dedicherò dei capitoli a parte nelle prossime puntate, ma ora permettetemi di dar sfogo ai ricordi di quell’afoso pomeriggio d’estate del 1982.

Erano le 17 e 15 del 5 luglio e al Sarrià di Barcellona andava in scena la storia, anche se nessuno lo sospettava, guardando le formazioni schierate a centrocampo al momento degli inni nazionali. La “povera” Italia si apprestava ad essere l’ennesima vittima sacrificale dell’immenso Brasile, che macinava bel gioco e risultati e che poteva permettersi anche di pareggiare, per raggiungere la semifinale. L’Italia veniva invece dalla vittoria con l’Argentina, ma ancora non si era placato lo scetticismo degli addetti ai lavori, inviperiti per le deludenti prestazioni degli azzurri nel girone eliminatorio.