Italia-Cipro: Lippi esordisce con il tridente

Finalmente ci siamo, dopo due anni riparte la macchina azzurra alla difesa del titolo mondiale. Dopo lo sfacelo dell’Europeo in cui gli azzurri sono sembrati solo lontani parenti di quegli 11 che solo due estati prima facevano tremare qualsiasi avversario, è tornato Lippi al timone della Nazionale, e questo significa due cose: rigore ed esperienza.

Sicuramente il tecnico campione del mondo porterà quel polso duro che Donadoni non ha mai avuto, lasciando all’estro dei calciatori superpagati e superviziati la possibilità di scelta se stare con la squadra o giocare solo per sè stessi. Servirà per ricreare quello spogliatoio che è stata la vera forza di due anni fa, e ripartire dai tanti campioni del mondo per costruire la nazionale del futuro ancora vincente.

La vecchia Italia di Lippi

Dopo il mezzo passo falso nell’amichevole contro l’Austria, è già ora di fare sul serio per la nazionale di Marcello Lippi, impegnata nei prossimi giorni contro Cipro e Georgia per le qualificazioni ai Mondiali sudafricani del 2010.

Ieri, a conclusione di una prima di campionato piuttosto “inconsueta” (le prime della classe sono tutte ferme a un punto, il Milan addirittura a zero), il ct ha diramato la lista dei ventidue, chiamati sin da sabato a difendere il titolo di campioni del mondo.

E il ct ha deciso di affidarsi proprio ai ragazzi che alzarono la coppa nella notte magica di Berlino, confermando molti dei nomi già richiamati per l’amichevole contro l’Austria ed aggiungendo quelli di Cannavaro e Toni, reduci dagli infortuni.

L’Italia di Lippi riparte dal 2-2

L’avventura del Lippi-bis riparte con un pareggio sudato e conquistato con grinta e determinazione, dopo un primo tempo (quasi) da dimenticare.

I ragazzi ce l’hanno messa tutta per regalare al mister un esordio simile a quello di quattro anni fa in Islanda, quando l’Italia tornò a casa con le ossa rotte ed una buona dose di critiche, per poi partire alla conquista del titolo mondiale. Se tanto mi dà tanto, vale la pena steccare la prima, specie se si tratta di un’amichevole dove il risultato conta solo per gli annali di calcio.

Questa può essere la spiegazione di un primo tempo in cui l’Italia è passata dalla possibilità di andare in vantaggio allo 0-2, che lasciava poche giustificazioni agli azzurri, se non, appunto, quella di carattere scaramantico. Ma l’Austria ha voluto partecipare alla festa di bentornato per Marcello Lippi ed ha contribuito in modo determinante alla confezione del regalo finale, prima mandando in gol Gilardino (di stomaco, su respinta di un difensore), poi con un’uscita sconsiderata di Ozcan, autore di un’autogol da cineteca del comico.

Gila, suona ancora per noi!

C’era un tempo in cui Alberto Gilardino giocava, segnava e suonava il suo magico violino sotto la curva. Ed era così determinante il suo contributo al centro dell’attacco, che persino uno esigente come Lippi aveva puntato su di lui, includendolo nella lista dei convocati per il Mondiale di Germania.

Ma essere Campioni del Mondo non significa necessariamente avere il posto garantito nella propria squadra di club e così il vilionista è rimasto senza pubblico, confinato spesso sulle tavole fredde di una panchina ad ascoltare i concerti altrui.

L’ultima stagione non esaltante con la maglia del Milan, poi, gli ha pregiudicato persino la convocazine agli Europei, dove (forse) uno come lui avrebbe fatto comodo. Ma la musica è cambiata. Il violinista ha cambiato palcoscenico ed ora il direttore d’orchestra si chiama Cesare Prandelli, che lo ha visto crescere e gli ha consigliato i primi spartiti sui quali suonare in quel di Parma. E con il suo maestro, Gilardino ha ritrovato anche la Nazionale, agli ordini di un Lippi che ha già ampiamente spiegato di non stilare la lista dei convocati in base alla riconoscenza, ma per quello che viene dimostrato in campo.

Lippi riparte dai campioni del mondo!

Aveva lasciato la panchina due anni fa, all’indomani della vittoria mondiale sotto il cielo di Berlino. Era quello un periodo difficile per l’uomo Marcello Lippi, costretto a dover rispondere a domande imbarazzanti riguardo alla famiglia ed a quel figlio, Davide, impelagato nella vicenda della Gea.

Se ne era andato non senza un pizzico di arroganza, ma in molti sospettavano sin da allora che il suo addio fosse in realtà un arrivederci e che il toscanaccio sarebbe tornato sulla barca azzurra dopo la tempesta. Ed eccolo qui, come volevasi dimostrare, a sostituire un Donadoni “trombato” e cacciato via senza tanti complimenti, dopo i due rigori sbagliati dai nostri contro la Spagna all’ultimo Europeo.

L’avventura riparte da dove si era conclusa, con un titolo da difendere, già a partire dalle qualificazioni per il Mondiale del 2010. Ed è già tempo di convocazioni per testare la condizione della squadra nell’amichevole di mercoledì prossimo contro l’Austria. Poche sorprese stavolta: Lippi vuole evitare di ripetere la magra figura rimediata al suo primo esordio sulla panchina azzurra. Ci tiene a partire bene e punta tutto sul blocco che alzò la Coppa del Mondo in quella fantastica notte di due anni fa.

Amauri merita la maglia azzurra?

Ci risiamo. Torna d’attualità il caso Amauri-nazionale, destinato a riempire le pagine dei giornali e le bocche di addetti ai lavori e appassionati per chissà quanto tempo ancora. La questione comincia a diventare pesante e se non si troverà una soluzione rapida, il brasiliano rischia di diventare antipatico a molti.

Eh si, perché, finché giocava nel Palermo, il ragazzotto lanciava messaggi d’amore alla nazionale italiana, chiedendo di essere naturalizzato al più presto per poter rispondere ad una eventuale convocazione. Ed i rosanero lo accontentarono, avviando le pratiche per la richiesta del passaporto. Poi sono arrivate le sirene bianconere e con esse l’interesse di Dunga, ct del brasiliano, che da buon conoscitore del calcio italiano deve aver pensato “se piace alla Juve, vuol dire che vale”. Risultato: Amauri potrebbe giocare nella nazionale verdeoro, con tanti saluti alla maglia azzurra.

Intanto Lippi lo ha “convocato”, nel senso che gli ha chiesto senza mezzi termini di decidere su quale sponda del fiume sedersi ad aspettare una chiamata, mentre la Juve, su richiesta della Figc, si dà da fare per sveltire le pratiche per il passaporto. E lui che fa? Continuate a leggere e valutate voi se vale la pena correre dietro ad uno che si lascia andare a simili dichiarazioni.

Amauri ti aspettiamo tutti

Anche Lippi, con il suo solito carattere toscanaccio, ha lasciato capire che vorrebbe Amauri in nazionale. Ma siccome non vuol mai far vedere che qualcuno è più indispensabile di altri,

Cannavaro e l’Italia che verrà

A meno di quindici giorni dal ritorno di Marcello Lippi sulla panchina azzurra, si torna a parlare di nazionale italiana, nonostante il primo impegno sia ancora molto lontano. L’occasione ce la offre un’intervista concessa da Fabio Cannavaro alla Gazzetta dello Sport, in cui il capitano si candida ancora per una maglia al centro della difesa azzurra.

Del resto, già all’indomani dell’infortunio che gli ha impedito di partecipare alla kermesse europea, Cannavaro si era autoeletto capitano fino al 2010, dando la piena disponibilità alla causa della nazionale.

Il ribaltone in panchina non gli ha fatto certo cambiare idea ed ora si dice pronto a prendere per mano una difesa che ha mostrato qualche affanno, per condurla all’appuntamento con la conferma del titolo. Ma che Italia dovremo aspettarci da qui a due anni?

Marcello Lippi: a volte ritornano

E’ ufficiale da ieri pomeriggio, ma la notizia era nell’aria da giorni, da quando Cesc Fabregas ha scritto la parola fine sul sogno azzurro di conquistare l’Europa e sull’avventura di Donadoni alla guida della nazionale italiana.

Marcello Lippi torna dunque sulla panchina che gli ha permesso di guadagnarsi la fama a livello planetario, con la conquista di un titolo che mancava in casa Italia da ben 26 anni. Torna, ma l’impressione è che il tecnico viareggino non se ne sia mai andato.

Sembra passato un secolo da quando l’Italia si risvegliò orfana del proprio ct, che se andava a causa del coinvolgimento del figlio nella vicenda di calciopoli. Ma già da allora si sospettava che il suo fosse solo un arrivederci, in attesa di giorni migliori e di acque più calme. La stessa scelta della federazione di sostituirlo con un tecnico giovane e poco esperto lasciava presupporre che il nuovo arrivato dovesse rivestire il ruolo di traghettatore.

Lippi-Donadoni, chi la spunterà?

Più passano le ore, più il nome del futuro allenatore della Nazionale sembra incerto. Ieri vi avevamo dato quasi per scontato che da luglio in poi sarà Lippi a sedere sulla panchina dei campioni del mondo. Pareva fatta anche per la Gazzetta dello Sport, che anzi, andava ancora più sul sicuro, dando per certo il cambio di allenatore.
A rovinare la festa a tutti è stato Petrucci, presidente del Coni, che non vuol sentir parlare di esoneri, ma lascerebbe Donadoni in panchina fino ai prossimi mondiali. Insomma, in questo clima si rischia di non capirci più niente.

L’Italia dalle stelle alle stalle. A chi dare la colpa?

Alla fine aveva ragione chi diceva che, se siamo diventati Campioni del Mondo per la quarta volta, qualche merito lo dobbiamo pure alla fortuna (quella con la C maiuscola come dice un nostro lettore).

Eh si, perché dopo tanti proclami sul fatto di essere i favoriti solo per aver cucito sul petto il fregio numero 4, siamo dovuti scendere sulla Terra e renderci conto che molte squadre erano più accreditate per la vittoria finale ad Euro 2008.

Un azzurro sbiadito quello che ci accompagnati dal 16 agosto del 2006 (data del debutto di Donadoni) fino alla disfatta con la Spagna, ma questo non potevamo certo dirlo fino a due giorni fa, quando c’era da esaltare l’Italia e spronarla a regalarci un altro sogno. Inutile a questo punto cercare i responsabili. Alla fine pagherà l’allenatore, come sempre, ma siamo sicuri che le colpe stiano da una parte sola?

Donadoni non vuole andarsene, ma Lippi prepara già l’Italia del futuro

L’eliminazione dagli Europei soltanto ai quarti non è andata giù a nessuno. Ancor meno è andato giù il gioco spezzettato e senza idee degli azzurri, che forse ha fatto ancora più male della sconfitta ai rigori, che dopotutto, ci può anche stare.

Se in patria qualcuno chiedeva già chiedeva la testa di Donadoni dopo l’umiliazione contro l’Olanda, adesso le pressioni sono diventate ancora più insostenibili, e la domanda che tutti si pongono non è come l’Italia farà a riprendersi, ma chi sarà il prossimo allenatore degli azzurri.