Mourinho cerca casa a Londra e l’Inter spera in Villas Boas

Il quadro-allenatori per la prossima stagione comincia a prendere forma. Ieri i tabloid inglesi, che non se ne lasciano sfuggire una, hanno individuato (e fotografato) José Mourinho che andava in giro per uno dei quartieri chic di Londra, in cerca di casa. Da qui all’ipotesi che allenerà il Chelsea il passo è breve.

La maledizione di Mourinho sul tiro di Terry

Lui giura che tifava per i Blues, per la squadra che ha condotto per tre anni, senza mai riuscire a respirare l’aria della finale di Champions League. Ma l’altra sera avremmo voluto essere al suo fianco e vivere accanto a lui le emozioni della partita, dal gol di Ronaldo all’errore del suo capitano, fino alla parata decisiva Van Der Saar che ha di fatto consegnato la Coppa nelle mani del Manchester United.

Lui è Josè Mourinho, tecnico portoghese che gode di grande considerzione in giro per l’Europa, rimasto un anno ai box, dopo il benservito di Roman Abramovich lo scorso autunno.

Al suo posto Avram Grant, un tecnico sconosciuto, israeliano di origine e antipatico a molti, non per una questione di carattere, ma perché spesso gli si è stata rimproverata scarsa personalità. Tutte chiacchiere visto il finale di stagione super della squadra londinese, che ha rischiato di portare a casa il successo più grande. Mourinho dice che tifava per lui, ma avremmo voluto sentire le sue imprecazioni sulla rincorsa interrotta da Cristiano Ronaldo, con la palla che finiva tra le mani protese di Cech.

Emirates Stadium: quando lo sponsor detta legge

In principio era l’Highbury, la tana del lupo, il catino infuocato dove l’Arsenal dava lezioni di calcio, trascinata dall’entusiasmo dei tifosi. Poco più di 38.000 posti per uno stadio che non aveva certo la pretesa di reggere il paragone con impianti ben più capienti dislocati in terra inglese, ma che rappresentava l’orgoglio dell’antica società londinese, di casa ad Highbury fin da lontano 1913.

Poi arrivarono i soldi e le manie di grandezza degli inglesi trovarono sfogo in un progetto ambizioso: uno stadio da 60.000 posti (qualcuno in più per la verità) degno di ospitare le gesta dei campioni. Non che il vecchio stadio non lo fosse, ma di fronte ad un budget multimilionario era impossibile rifiutare a priori l’idea di una costruzione ex-novo.

E così una mattina di febbraio del 2004, il quartiere di Ashburton Grove, a nord di Londra, si svegliò tra i rumori delle ruspe e dei mille operai chiamati a tirar su quello che sarebbe diventato il secondo stadio per grandezza della Premier League, dopo ovviamente il mitico Old Trafford.

Tim Cahill: gol e manette!

Ne abbiamo viste di tutti i colori su un campo di calcio, ma questa proprio ci mancava! Si gioca Everton-Portsmouth, prima divisione inglese ed il centrocampista Tim Cahill segna il gol del 2-1 per la squadra di casa, rendendosi poi protagonista di un’esultanza che tanto ha fatto discutere in Inghilterra.

Sguardo alla telecamera e mani unite a mimare il gesto delle manette, che molti sul momento non hanno ben compreso, ma che è stato subito condannato da chi invece conosce la sua storia personale.

Il fratello di Tim infatti è attualmente detenuto in un carcere inglese con un’accusa pesante: aggressione e lesioni gravi. Era il luglio del 2004 quando Sean Cahill colpì un uomo con due calci in pieno volto, facendogli perdere l’uso di un occhio. Arrestato e rimesso subito in libertà dietro pagamento di una cauzione, il fratello di Tim pensò bene di scappare in Australia, suo paese d’origine.