Qualificazioni mondiali: Brasile e Argentina ritornano grandi

Ritorna Kakà e ritorna il Brasile. Il talento rossonero mancava dalla sua nazionale da ben 11 mesi, e la sua assenza era pesata come un macigno. Senza di lui i verdeoro erano anche usciti dalla zona qualificazione, e rischiavano la più grossa brutta figura della loro storia. Tornato lui la squadra ha ripreso a girare nel modo giusto, e quindi sono tornati anche i risultati.

Kakà determinante quindi, in quanto è proprio lui ad aprire le danze dopo solo 5 minuti contro un Venezuela che non ha nemmeno provato a contrastare la squadra più forte del Sudamerica. 0-4 il risultato finale in favore dei brasiliani, con in rete un altro “italiano”, e cioè Adriano, che con la rete in nazionale si può dire tranquillamente sia tornato Imperatore.

Liga: il Barça balla, il Real traballa

Buone notizie per la Juventus, cattivissime notizie per tutte le altre squadre di Champions. La sesta giornata di Liga consegna un Real in piena crisi difensiva, ma un Barcellona degno dei tempi migliori. La squadra di Cannavaro subisce altri due gol dall’Espanyol, “vantando” una delle difese peggiori del campionato, seconda solo al disastroso Gijon e ad un altro paio di squadre.

Tant’è che, due volte sotto, i Blancos si sono dovuti affidare al talento del solito Raul per venirne fuori, e ora, nonostante la vittoria, sono ancora fermi al quinto posto, troppo lontani, se non per i punti, almeno per il gioco espresso, dalla coppia di vertice formata da Villareal e Valencia.

Champions: storico Anorthosis, polemiche contro il Barça

Seconda giornata di Champions League e seconda pagina della storia del calcio. Ancora una volta a scriverla è l’Anorthosis Famagosta, che dopo aver registrato il proprio nome come prima squadra cipriota a partecipare alla competizione, adesso porta a casa anche i primi 3 punti, impensabili all’andata.

Stesso risultato sfiorato dal bielorusso Bate Borisov, raggiunto ieri da Iaquinta che gli nega la gioia della prima storica vittoria. Ma la giornata è ugualmente piena di spunti, soprattutto polemici, che hanno caratterizzato una settimana che si preannunciava tranquilla, ma che si è trasformata in trambusto.

Liga: derby troppo caldo, invasioni di campo e denunce a Barcellona

La giornata del derby continua in Spagna, ma mentre in Italia e Inghilterra, almeno sul piano dell’ordine pubblico, non ci sono stati problemi, in Spagna ce ne sono stati fin troppi. Nell’anticipo di sabato si affrontavano Espanyol e Barcellona, una delle stracittadine più accese della penisola iberica.

Correva il secondo tempo quando, sul punteggio di 1-1, i tifosi blaugrana hanno cominciato a lanciare verso la curva opposta dei fumogeni. Al primo ne è seguito un secondo, e poi un terzo, fino al quinto, quando i supporters dell’Espanyol, accecati dal fumo, sono stati costretti a cercare rifugio in campo, invadendolo, e portando inevitabilmente alla sospensione della gara.

Liga: risveglio Barça, 6 gol per uscire dalla crisi

Ritorna finalmente a vincere il Barcellona, che non potevamo più continuare a vedere in zona retrocessione, e che sembra riprendersi dal torpore delle prime due giornate, svegliato da una secchiata d’acqua che vale 6 gol. Si rianima così la squadra blaugrana, che nelle prime due gare era andata in rete solo una volta, e a cui la settimana internazionale ha fatto bene come ha fatto con il Milan.

Nel Barça ritornano in campo i campioni a tempo pieno, e si sente. Certo, lo Sporting Gijon non è che fosse la squadra più difficile da battere, ma quando hai in campo Messi (2 gol), Eto’o (un gol), e quando poi gli avversari ti aiutano anche con un autorete, tutto diventa più facile. Finisce 1-6 per la squadra di Guardiola, che così fa un balzo dal terz’ultimo al nono posto.

Liga: Barça ancora giù, il Real risorge

Una squadra di Barcellona al primo posto dopo due giornate di campionato era facilmente prevedibile. Ma che questa squadra non fosse IL Barcellona, ma l’Espanyol, questo proprio non poteva immaginarlo nessuno. Come non si poteva immaginare che i blaugrana si ritrovassero addirittura in zona retrocessione, mentre invece in Champions League, al momento, ci va l’Almeria.

Si presenta così la seconda giornata di Liga, che come in Italia vede le grandi squadre partire con il freno a mano tirato. La causa principale stavolta è stata la settimana delle nazionali, con il Barça costretto a giocare con i ragazzini della Primavera contro un super-Santander, e che si salva solo su rigore a 20 minuti dalla fine grazie a Messi appena entrato.

Olimpiadi 2008: medaglia d’oro all’Argentina

Come da pronostico, l’Argentina ha conquistato la medaglia d’oro all’Olimpiade di Pechino, bissando così il successo ottenuto quattro anni fa all’ombra del Partenone. Stesso risultato di Atene 2004, il minimo indispensabile per portare a casa la medaglia di maggior prestigio.

Determinante ancora una volta è stato il contributo offerto da Leo Messi, che si gode ora il suo titolo olimpico alla faccia di chi nemmeno voleva mandarlo a Pechino. La Pulce ha ispirato, Di Maria ha infilato nel migliore dei modi, con un sinistro imprendibile per il portiere della Nigeria, Riquelme ha garantito il solito gioco di classe e di sostanza ed alla fine i ragazzini terribili dell’Argentina si sono guadagnati un posto in cima all’Olimpo.

E se lo sono meritati fino in fondo, visto che davanti avevano una formazione tra le più ostiche del torneo, favorita, tra l’altro, dal giocare in un orario proibitivo per chiunque. Scusate il tono polemico, ma come si fa a giocare una finale olimpica a mezzogiorno con una temperatura media di 35-38 gradi (anche 42 in alcuni momenti), solo per soddisfare le esigenze televisive occidentali?

Olimpiadi 2008: l’Argentina fa fuori Dinho & Co.

Una partita degna di una finale olimpica: così era stata presentata alla vigilia la sfida tra Brasile ed Argentina, ovvero le due formazioni migliori a livello di Under 23. Almeno sulla carta. Da una gara come quella di ieri ci si apettava molto di più, ma il campo ha detto che la carta non fa vincere medaglie e che i conti si fanno con l’oste. Sempre.

E così oggi ci troviamo a dover rimpiangere di aver beccato il Belgio sulla nostra strada (che ieri nell’altra semifinale ne ha presi 4 dalla Nigeria), mentre il temutissimo Brasile non ha nemmeno provato a spegnere i sogni di medaglia di un’Argentina dimostratasi notevolmente più forte.

Il ct dei verdeoro a fine partita ha avuto modo di osannare Leo Messi, ammettendo che il talento del Barcellona è immarcabile, ma sarebbe riduttivo dire che l’Argentina vista ieri allo Stadio dei Lavoratori ha vinto “solo” grazie a Messi.

Lionel Messi: finalmente il 10!

Da oggi Lionel Messi merita a pieno titolo un capitolo nella consueta rubrica di Calciopro dedicata ai numeri 10. In realtà avremmo potuto parlarne anche prima, visto che non conta certo il numero di maglia per fare di un calciatore un campione, ma solo da oggi il talento argentino avrà la soddisfazione di indossare la casacca che fu di Maradona e Romario.

A lasciargli la pesante eredità è stato Ronaldinho, traseritosi qualche giorno fa al Milan, dove gli è stata riservata la maglia numero 80 (in realtà l’ha scelta lui), visto che Seedeorf non ha voluto cedere la mitica 10.

La Pulce invece avrà finalmente il suo numero preferito sulle spalle, dopo aver accettato di indossare prima il 30 e poi il 19. Dettagli. Come detto in precedenza, i numeri stanno nei piedi (e non nel senso di numero di scarpe) e Lionel Messi ha tutte le carte in regola per essere considerato tra i più forti calciatori in attività.

Messi alle Olimpiadi? Oggi la sentenza della Fifa

Chissà come finirà il lungo braccio di ferro tra il Barcellona e la Fifa… Di sicuro nell’estate dei grandi tormentoni questo ce lo saremmo risparmiato volentieri e mai avremmo potuto immaginare che Lionel Messi occupasse tanto spazio sulle pagine dei giornali per una vicenda simile.

Ma i grandi club europei sembrano non dare troppa importanza alle Olimpiadi e così finisce che molte stelle rischiano di restare fuori dalla manifestazione sportiva per eccellenza.

Proprio oggi è in programma la riunione della Fifa a Zurigo, durante la quale dovrebbe venir fuori il verdetto definitivo: Messi partirà per Pechino o continuerà ad allenarsi con il Barcellona.

Gli spagnoli scelgono il loro pallone d’oro: è Casillas

Nel 2006 molti giornalisti erano indecisi su chi scegliere per assegnare il pallone d’oro. Poi arrivò il Mondiale e la super Italia di Lippi, e l’imbarazzo si ridusse a due soli nomi: Cannavaro e Buffon. Alla fine il trofeo andò al napoletano, mettendo tutti d’accordo. Stavolta invece le cose andranno diversamente.

Il pallone d’oro è dato per scontato da più parti. Sin da gennaio si parla di Cristiano Ronaldo come probabile (o sicuro) vincitore. In Spagna però non ne sono convinti, e siccome hanno appena vinto l’Europeo, vogliono che il prossimo vincitore sia uno spagnolo.