Beppe Signori: dal campo alla scrivania

Segna sempre lui! Era il coro che i tifosi della Curva Nord dedicavano ogni domenica al loro idolo e di gol Beppe Signori ne segnava davvero tanti. In quegli anni la Lazio era una buona squadra, non certo lo squadrone che di lì a qualche stagione avrebbe approntato Cragnotti per dominare in Italia ed in Europa, ma i gol del bomber riuscivano comunque a pesare.

Lo aveva portato in A Zdenek Zeman nei tempi in cui il Foggia era una bella realtà del calcio italiano, col suo gioco tutto d’attacco che metteva in difficoltà qualunque avversaria. Insieme a Ciccio Baiano, Beppe Signori formava una fantastica coppia-gol ed era chiaro che i due prima o poi lasciassero il club pugliese, per tentare la fortuna in qualche squadra più ambiziosa.

Signori finì alla Lazio e divenne ben presto l’idolo della curva a suon di gol, tanto che per due stagioni consecutive riuscì a conquistare il titolo di capocannoniere. Per lui il popolo biancazzurro scese in piazza nel 1995, protestando contro l’intenzione di Cragnotti di cederlo al Parma. Ed alla fine Beppe restò a Roma e in quell’anno si aggiudicò nuovamente il titolo di miglior realizzatore.

Juan Pablo Carrizo sulle tracce di Peruzzi

Come promesso, eccoci tornati alle nostre consuete rubriche settimanali, dopo tanto parlare di calciomercato e di attualità pressante. Oggi, come ogni giovedì, ci occupiamo di portieri, non sempre numeri uno di nome e di fatto, ma spesso con piccole grandi storie dietro le spalle da raccontare.

E’ il caso di Juan Pablo Carrizo, portiere appena sbarcato a Roma, sulla sponda biancazzurra del Tevere, che già sogna di diventare un vero idolo per la curva Nord.

Impresa ardua la sua, visto che negli occhi dei tifosi ancora scorrono le istantanee dei voli di Angelo Peruzzi, che ritirandosi ha lasciato le chiavi della porta nelle mani non troppo sicure degli eredi che hanno provato a prenderne il posto.

Zauri vicino alla Sampdoria

Stiano tranquilli tutti quei tifosi della Fiorentina che qualche giorno fa avevano manifestato il proprio malcontento per l’interessamento della società nei confronti di Luciano Zauri. L’esterno sinistro della Lazio la

Tare si ritira, sarà dirigente della Lazio

Il Presidente Lotito è sempre stato una fucina di sorprese. Con l’intento di moralizzare il calcio, da quando ha preso in mano la Lazio, se n’è inventata una al giorno, e stavolta ha battuto anche sè stesso.
In realtà lui nella sua Lazio aveva due problemi: il primo era di riuscire a far diventare dirigente della società un ex calciatore (non si capisce perchè questo accanimento); il secondo era che doveva assolutamente liberare il posto per un secondo extracomunitario.

E allora Lotito ha fatto di necessità virtù e ha fatto diventare Ighli Tare dirigente della Lazio. Il passaggio è stato semplice. L’attaccante albanese, arrivato alla veneranda età di 35 anni e in scadenza di contratto, aveva ricevuto l’offerta di prendere il passaporto italiano, unica condizione per ottenere il rinnovo contrattuale.

Tommaso Rocchi alle Olimpiadi

Il Brasile ha intenzione di portare alle Olimpiadi Ronaldinho e Robinho come fuoriquota? Quella Argentina, Riquelme e Lavezzi? Beh, l’Italia ha preparato le contromosse, convocando nientepopodimenoche Tommaso Rocchi, punta di

Non solo Roma, gli americani mettono le mani su Bologna e sulla Lazio

Quando 14 anni fa si disputò il mondiale di Usa ’94, l’obiettivo era far innamorare il popolo americano del calcio. Diciamo che questo sogno si realizzò solo a metà, mentre ebbe un altro effetto: quello di far scoprire il calcio ai miliardari americani.

Anzichè investire in patria però (a parte qualche piccola eccezione, vedi Beckham), i magnati americani hanno investito in Europa. In Premier League è andata benissimo (il Manchester United ha fatto man bassa di vittorie in questa stagione), e adesso puntano anche all’Italia. E non stiamo parlando solo della Roma.

Pato: la verginità, il matrimonio, i soldi

Ormai non può più considerarsi un volto nuovo e dalla prossima stagione nemmeno più un esordiente. A vederlo giocare, Alexandre Pato dimostra più dei suoi 18 anni, anche se la faccia rimane quella ingenua e pulita di un ragazzino.

Ma fino ad un certo punto. Su alcune cose il Papero ha le idee ben chiare e, come tutti i ragazzi della sua età, gli ormoni in fermento. Ammette che il suo idolo in campo e fuori è il connazionale e compagno di club Kakà, tranne che per un piccolo particolare:

Vergine al matrimonio? Non scherziamo! Sono evangelico, ma non seguo alla lettera il Vangelo.

Bruno Fornaroli: il nuovo Pippo Inzaghi

Ancora un volto nuovo da proporre all’attenzione di quanti vanno alla ricerca di giovani talenti. Stavolta il nostro viaggio fa tappa a Montevideo in Uruguay, nelle cui fila milita da anni Bruno Fornaroli, talento di chiare origini italiane e pronto ormai per il salto nel calcio che conta.

La sua esplosione è stata piuttosto tardiva rispetto ad altri coetanei che già a livello giovanile sono riusciti a dimostrare il proprio valore. Bruno ha impiegato qualche anno in più a venire alla ribalta, complice un fisico non proprio eccezionale per il ruolo ricoperto.

Attaccante puro di professione, di quelli che dovrebbero segnare gol a sufficienza per poter essere notati. Il ragazzo invece, nella lunga trafila delle giovanili ha trovato poco spazio per mettersi in luce, finendo per rimanere escluso dalla prima squadra.

38^ giornata: i verdetti aspettando l’Europeo

E fanno sedici! Stavolta l’Inter non è pazza e conquista il titolo al fotofinish, soffrendo per un’ora abbondante, prima di poter sfogare la gioia liberatoria. La Roma ha fatto la sua parte, andando a segno con Vucinic ad una manciata di minuti dall’inizio e cercando poi di contenere il furore agonistico di un Catania per niente intenzionato a scendere nella serie cadetta.

Come detto nella flash lanciata poco dopo il fischio finale, il sogno della Roma è durato per un’ora e un quarto, con l’orecchio alla radiolina, in attesa di notizie da Parma. E per quell’ora abbondante i giallorossi sono stati Campioni d’Italia, mentre il resto della classifica recitava Parma e Catania in B ed Empoli salvo in virtù del doppio vantaggio sul Livorno già retrocesso.

Poi al Tardini Ibrahimovic veniva buttato nella mischia, proprio lui, che non vedeva un pallone da 40 giorni, proprio lui che non segnava un gol su azione dalla gara di andata contro i gialloblu. Un segno del destino: Zatlan entra e ne segna addirittura due, scrivendo la parola fine su un campionato incerto fino all’ultimo ostacolo.

Michael Laudrup: un danese di classe

Ancora un numero 10 di grande talento su queste pagine, uno dei più eleganti che abbiano mai calcato i campi del nostro Paese, Michael Ludrup, danese tutto classe ed inventiva, che molti cuori ha fatto trepidare tra gli amanti del bel calcio.

Ha vinto molto durante la sua lunga carriera, pur mancando l’appuntamento con la storia nel 1992, quando la sua nazionale andava a fregiarsi del titolo di Campione d’Europa, nonostante la sua assenza.

Così va il calcio e Michael ha avuto ben poco di cui pentirsi, convinto com’era delle sue ragioni che lo avevano allontanato dalla maglia biancorossa della Danimarca, a causa di divergenze con l’allenatore Richard Møller Nielsen.

Walter Mazzarri: che bella la mia Samp!

Una stagione straordinaria ed ora alzi mano chi a settembre si sarebbe mai aspettato di vedere la Sampdoria così in alto a questo punto della stagione. Si, d’accordo, l’arrivo di Cassano rappresentava il valore aggiunto ad una rosa già discreta di suo, ma i risultati raggiunti da questa allegra brigata di ragazzi vanno al di là di ogni più rosea aspettativa.

Se c’è stata una sorpresa in questa stagione, quella si chiama Sampdoria ed il tecnico Mazzarri ne è strafelice:

All’Europa ci si pensava, d’accordo, ma onestamente nessuno credeva di riuscirci al primo anno e tantomeno di festeggiare con ancora due partite da giocare.

Coppa Italia: l’Inter nervosa è in finale!

Ecco cosa succede a parlar male dell’Inter! Solo ieri ne avevamo elencato le debolezze, individuando nella scarsa personalità e nella difficoltà a gestire i momenti clou, il problema maggiore.

Stamattina invece ci ritroviamo a lodare lo spirito cinico di questa squadra che è riuscita col minimo sforzo a raggiungere il massimo risultato. La Lazio ha fatto quel che ha potuto per acciuffare in extremis la finale di Coppa Italia, che le avrebbe consentito di sperare in un’entrata in Europa nella prossima stagione.

Più di questo non si poteva chiedere agli uomini di Delio Rossi, forse solo un pizzico di precisione in più, ma alla fine della fiera, non gli si può rimproverare nulla.