Luca Toni: un modello perfetto per i pittori!

In patria è uno degli attaccanti più apprezzati, punta di diamante della Nazionale e bomber di razza. Sulle sue spalle è caricato il peso dell’attacco azzurro, sebbene nelle prime due gare degli Europei non abbia ancora dimostrato pienamente il suo valore. A dire il vero, Luca Toni un gol alla sua maniera l’ha pure segnato, ma una bandierina dispettosa si è alzata in modo inopportuno, strozzando sul nascere la sua esultanza tipica.

Pioggia di recriminazioni sui giornali italiani per quel gol che poteva voler dire qualificazione alla fase successiva, mentre nella sua terra d’adozione, la Germania, si divertono, mettendo a confronto alcune sue curiose espressioni con particolari di quadri rinascimentali.

Niente a che vedere con le prese in giro a John Terry, dopo il rigore sbagliato nella finale di Champions League, né con l’immagine di cattivo gusto apparsa su un quotidiano polacco, che mostrava Leo Beenhakker con in mano le teste mozzate di Ballack e Loew.

John Terry premiato da Capello, ma quante banane sul web!

Chiamatelo capitano, lui che capitano lo è già nella sua squadra di club, ma che stasera avrà l’onore di indossare la fascia anche in nazionale. John Terry se la merita tutta l’investitura, dopo la cocente delusione nella finale di Champions, ed anche un tipo duro ed apparentemente insensibile come Fabio Capello ha capito il momento critico del calciatore ed ha voluto premiarlo.

È una buona cosa per Terry. Quello che è successo mercoledì scorso non è stato simpatico per lui. Si è allenato molto bene e quando gli ho detto che sarebbe stato il capitano è stato molto molto felice. Il capitano deve essere un leader e Terry lo è.

Già, il buon John è il vero leader del suo Chelsea. Ha preso per mano la squadra e l’ha trascinata fino alla finale di Champions, ha evitato un gol praticamente fatto, attorcigliando il collo come un pupazzo di gomma su quel tiro a colpo sicuro di Giggs, si è caricato sulle spalle la responsabilità di tirare il quinto rigore, quello decisivo, quello che poteva significare il raggiungimento di un sogno.

La maledizione di Mourinho sul tiro di Terry

Lui giura che tifava per i Blues, per la squadra che ha condotto per tre anni, senza mai riuscire a respirare l’aria della finale di Champions League. Ma l’altra sera avremmo voluto essere al suo fianco e vivere accanto a lui le emozioni della partita, dal gol di Ronaldo all’errore del suo capitano, fino alla parata decisiva Van Der Saar che ha di fatto consegnato la Coppa nelle mani del Manchester United.

Lui è Josè Mourinho, tecnico portoghese che gode di grande considerzione in giro per l’Europa, rimasto un anno ai box, dopo il benservito di Roman Abramovich lo scorso autunno.

Al suo posto Avram Grant, un tecnico sconosciuto, israeliano di origine e antipatico a molti, non per una questione di carattere, ma perché spesso gli si è stata rimproverata scarsa personalità. Tutte chiacchiere visto il finale di stagione super della squadra londinese, che ha rischiato di portare a casa il successo più grande. Mourinho dice che tifava per lui, ma avremmo voluto sentire le sue imprecazioni sulla rincorsa interrotta da Cristiano Ronaldo, con la palla che finiva tra le mani protese di Cech.

Champions League al Manchester United!

Alla fine ha vinto chi ha sbagliato di meno, ma se ci fosse stata la possibilità di assegnare la Champions League ai punti, probabilmente la gara tra Manchester United e Chelsea sarebbe finita pari. Meglio i Red Devils nella prima frazione di gioco. Il Chelsea subisce l’iniziativa della squadra di Ferguson e non riesce a proporsi in avanti. Cristiano Ronaldo è defilato sulla fascia, a volte quasi estraneo alla manovra, ma al minuto 26 riesce a regalare la quarantaduesima perla di una stagione da incorniciare, dopo un’ottima azione di Scholes sulla fascia.

L’unico pericolo corso da Van Der Saar è su un colpo di testa di Rio Ferdinand, che pressato da Ballack rischia di infilare la propia porta. Ma è solo un lampo e sul rovesciamento di fronte Cech deve guadagnarsi la pagnotta due volte nel giro di pochi secondi, chiamato a respingere il colpo di testa di Tevez prima ed il tap-in di Carrick poi.

Dominio Manchester in questa fase dell’incontro, ma come nella migliore tradizione a gol sbagliato corrisponde un gol subito ed è Lampard ad infilare la porta dei Reds, quando ormai la fine del primo tempo è ad un passo. Destro comodo ed esultanza dedicata ancora una volta alla mamma scomparsa qualche giorno prima della semifinale.

Cristiano Ronaldo sta per diventare il calciatore più pagato di sempre

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della classifica dei calciatori più pagati del mondo. Il prossimo anno questa classifica potrebbe subire uno scossone. Il Manchester United sta pensando di far firmare alla sua stella, Cristiano Ronaldo, un contratto faraonico che farà sembrare quello di Beckham dei Galaxy una paghetta di un bambino.

Subito dopo Euro 2008 sarà pronto un quinquennale da 40 milioni di sterline (quasi 50 milioni di euro, più del doppio di quanto prende il giocatore inglese, sponsor esclusi). L’idea è blindare il giocatore che al momento, a detta di molti, è il più forte al mondo, soprattutto dalle sirene che lo vorrebbero il prossimo anno al Real Madrid.

Festa in casa Chelsea!

Incredibili questi inglesi, ogni occasione è buona per organizzare un party. Fosse per loro andrebbero a festeggiare anche dopo aver vinto una partitella in allenamento!

Scherzi a parte. Stavolta il motivo per alzare i calici c’era davvero ed una qualificazione in semifinale di Champions League val bene una sbronza, anche se l’avversario era piuttosto abbordabile ed il risultato pressoché scontato.

Stiamo parlando del Chelsea di Avram Grant, che subito dopo la vittoria sul Fenerbahce si è dato alla pazza gioia in un noto locale londinese, il Funky Buddha, tra karaoke, belle donne e gli immancabili fiumi di alcol.

Capello: vi insegno le buone maniere!

Più difficile del previsto la missione di Fabio Capello alla guida della nazionale inglese e non perché gli uomini a sua disposizione siano poco validi, ma perché sembra che in Inghilterra non abbiano idea di come ci si debba comportare in campo e fuori. Ecco allora arrivare quello che il Daily Express aveva definito “The Godfather”, che ha il compito non facile di insegnare le buone maniere ai suoi calciatori.

Vi insegnerò il rispetto!

Questa la frase urlata da don Fabio dalle pagine del Daily Mail, dopo aver assistito alla reazione dei giocatori del Chelsea contro l’arbitro Mike Riley, nella gara con il Tottenham. I fatti. Al 45′ del primo tempo Ashley Cole, giocatore dei Blues e della nazionale, commette un fallaccio su Hutton, con un tackle in velocità e alzando la gamba in modo pericoloso. Il fallo meriterebbe il rosso diretto, ma l’arbitro opta per l’ammonizione. Proteste del Tottenham? No, strano ma vero, ad arrabbiarsi è proprio il giocatore del Chelsea, che si lascia andare ad una reazione esagerata, spalleggiato dai compagni John Terry, Frank Lampard e Didier Drogba.

Premier League: sorpasso United, con un Ronaldo così!

Aggancio alla vetta della classifica e campionato riaperto. Il primo posto dell’Arsenal che durava dall’inizio del 2008 è ora messo a dura prova dall’arrivo di due treni inarrestabili: Manchester e Chelsea.
I Red Devils faticano tantissimo in casa del Derby County, ultimo in classifica, e devono ringraziare il loro terzo portiere Foster se non prendono gol. A parte il palo di Cristiano Ronaldo lo United non si vede per quasi tutta la gara, e solo grazie al suo talento riesce a strappare la vittoria ad un quarto d’ora dalla fine.

Non meno faticosa la trasferta dei Blues a Sunderland, dove i biancorossi cercano i punti salvezza. Partono subito forte i londinesi con un gol di Terry dopo 10 minuti, ma poi spariscono, e sale in cattedra Cudicini, decisivo nel finale che regala la vittoria del -3 dalla vetta.
Dove invece il portiere non è stato decisivo è a Londra, sponda Arsenal. Infatti Lehmann si fa infilare dopo 25 minuti dall’ex Aliadiere, e si salva grazie al pareggio a 4 minuti dalla fine di Tourè, che però non basta per mantenere il primato. E tenendo conto che i Gunners hanno una partita in più di Manchester e Chelsea, lo scudetto comincia ad allontanarsi.

Tomas Brolin: Poker? Si, ma sportivo

Passare dai verdi prati di uno stadio al tavolo verde di una bisca non è un fatto così inconsueto per i calciatori, che spesso si ritrovano così tanti soldi tra le mani, da non sapere neppure come spenderli. Questo non significa che il calcio è pieno di scommettitori e giocatori di poker, ma vuoi per la noia, vuoi per la gran quantità di denaro che possiedono, è molto più facile per loro cadere in quella che è diventata una vera e propria dipendenza, al pari di droga e alcol.

I casi più eclatanti di questo nuovo vizio risiedono in Inghilterra, anche se ormai è diventato un problema a livello mondiale, vista anche la facilità con cui si possono trovare Casino aperti 24 ore su 24, con un semplice clic.

Leader indiscusso delle scommesse on line è Wayne Rooney, stella del Manchester United e vero esperto di quote e scommesse varie. Durante i ritiri è molto facile trovarlo davanti al pc, intento a puntare i suoi soldi su questo o quell’avvenimento. Il suo problema principale, però, non è quello legato alle scommesse via internet, ma i debiti contratti negli anni, sedendo al tavolo da gioco, per lo più con i suoi compagni di squadra e di nazionale.

Cristiano Lucarelli: da bandiera a traditore!

Era l’estate del 2003 quando Cristiano Lucarelli realizzò il sogno inseguito per una vita intera, passando dalla maglia granata del Torino a quella amaranto del Livorno, sua città natale. La squadra in quella stagione militava nella serie cadetta, ma lui era fiero di indossare quella casacca e di poter contribuire a far tornare grandi i colori della società. 29 reti in 41 partite (ad un solo gol dal capocannoniere Toni che giocava nel Palermo) contribuirono a riportare la squadra nella massima serie dopo ben 55 anni di assenza.

Da qui nasce l’amore dei tifosi per questo centravanti tutto muscoli e potenza, che l’anno successivo rifiutò l’offerta miliardaria del Torino che lo voleva indietro, giurando amore eterno alla squadra ed alla città. Ne valse la pena, visto il bottino di reti che potè accumulare a fine stagione (24 in 35 partite) che gli permisero di vincere il titolo di capocannoniere: non male per essere il centravanti di una neopromossa!

Altrettanti gol nella stagione successiva in cui il suo pubblico non smetteva mai di esaltarlo, invitando il ct della nazionale Marcello Lippi a convocarlo per i Mondiali di Germania. Alla fine dovette seguire il trionfo mondiale dell’Italia dalla poltrona di casa sua, ma per i tifosi era comunque un re, l’unico su cui contare sempre, la bandiera della squadra.