Donadoni non vuole andarsene, ma Lippi prepara già l’Italia del futuro

L’eliminazione dagli Europei soltanto ai quarti non è andata giù a nessuno. Ancor meno è andato giù il gioco spezzettato e senza idee degli azzurri, che forse ha fatto ancora più male della sconfitta ai rigori, che dopotutto, ci può anche stare.

Se in patria qualcuno chiedeva già chiedeva la testa di Donadoni dopo l’umiliazione contro l’Olanda, adesso le pressioni sono diventate ancora più insostenibili, e la domanda che tutti si pongono non è come l’Italia farà a riprendersi, ma chi sarà il prossimo allenatore degli azzurri.

Ivano Bordon: portiere di ghiaccio

Gli piaceva essere chiamato “pallottola”, così come lo aveva soprannominato Sandro Mazzola, dopo averlo visto schizzare da una palo all’altro della porta con velocità impressionante, ma Ivano Bordon era famoso soprattutto per l’atteggiamento glaciale con cui affrontava le gare, tanto da meritarsi il titolo di “portiere di ghiaccio”.

Una vita quasi interamente dedicata al calcio, soprattutto a difesa della porta dell’Inter, dove giocò per 13 stagioni, conquistando due scudetti e due Coppe Italia. Di lui si ricorda una gara in particolare, una di quelle partite storiche a noi tanto care, che avremo modo di raccontare più in là, in un articolo a parte.

Per ora accontentatevi di conoscerne l’epilogo, con un giovanissimo Ivano Bordon (20 anni appena), che prendeva il posto di Lido Vieri e regalava la qualificazione al terzo turno di Coppa dei Campioni alla squadra nerazzurra. Quella sera il ragazzino davanti ad ottantamila spettatori riuscì a parare di tutto e di più, concedendosi anche il lusso di respingere un calcio di rigore a Hevcknes, e guadagnandosi meritatamente il titolo di eroe della serata.

Walter Zenga: dai pali alla panchina!

Dalla solitudine tra i pali al freddo di una panchina la strada è lunga, ma Walter Zenga ha dimostrato negli anni di potersela cavare in entrambi i ruoli. La sua marcia di avvicinamento al professionismo cominciò tra i pulcini dell’Inter, quando a soli 10 anni venne scelto da Italo Galbiati per difendere una porta ancora troppo grande per lui.

Ma Walter aveva tutte le qualità per arrivare in alto, se è vero che il club con il quale giocava precedentemente (la Maccalesi), aveva contraffatto la data di nascita sul suo cartellino, pur di farlo giocare con i ragazzi più grandi.

All’Inter divideva il suo tempo tra le partite nelle giovanili e il “mestiere” di raccattapalle a San Siro, pretendendo di stare sempre dietro la porta di Bordon, suo mito e futuro collega.