Trapattoni: i miei primi 70 anni

Settant’anni oggi, ma non provate a chiamarlo vecchio, perché il Giuan ha ancora tanto da dare al mondo del calcio. Sua moglie da anni cerca di tirarlo via dal campo di gioco, pregandolo di lasciare l’attività per godersi finalmente una meritata pensione, ma lui, Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino, non ne vuole proprio sapere di abbandonare il giocattolo.

La sua ultima avventura si chiama Irlanda, per ironia della sorte avversaria proprio dell’Italia nel girone di qualificazione ai prossimi mondiali. La classifica dice pari punti in vetta al girone, con uno scontro diretto da giocarsi fra una quindicina di giorni. Ed il Trap ci tiene a far bella figura di fronte ai suoi connazionali, ma ancor più vorrebbe regalare agli irlandesi un sogno, dimostrando che la sua fama di vincente non è affatto offuscata.

Eh si, perché nessun allenatore italiano ha un palmares ricco quanto il suo: 10 titoli nazionali in quattro paesi diversi (Italia, Germania, Portogallo e Austria) e con la Juventus tutte le competizioni UEFA per club e la Coppa Intercontinentale.

Chi vuole Amauri in nazionale?

Le sue qualità sono indubbie. Un centravanti agile ed in grado di retrocedere fino a centrocampo per andarsi a prendere la palla nella nazionale italiana non lo si vede da tempo. Chiunque guardi il calcio con uno sguardo obiettivo potrà dire che Amauri è un ottimo attaccante, ma forse non eccelle in simpatia.

Ancor prima di essere chiamato in nazionale azzurra, già si sono sollevati i primi mugugni. Prima di essere convocato in quella verdeoro, ci sono stati già i primi battibecchi con Dunga. Sembrava aver preso la decisione definitiva l’attaccante bianconero, quando alla vigilia della sfida amichevole Italia-Brasile aveva accettato la convocazione tra i sudamericani, respinta poi dalla dirigenza bianconera. Ma forse quello era solo un pretesto per far giocare cinque minuti ad Amauri con la maglia brasiliana per poi non convocarlo mai più e fare in modo che non possa giocare nemmeno con l’Italia.

Amauri vittima di razzismo e “beccato” da Gattuso

Su queste pagine ci siamo occupati spesso del tema del razzismo, limitandoci per lo più a riportare episodi legati all’avvenimento sportivo, a quei fastidiosi buu o cori rivolti a questo o a quel giocatore con l’intenzione di offendere il colore della pelle o l’etnia.

Spesso però gli episodi di razzismo non si limitano al campo di calcio e può capitare che un professionista sia costretto a subire discriminazioni anche nella vita quotidiana. E’ quello che è successo qualche tempo fa ad Amauri, che ora racconta la sua disavventura ad un noto settimanale:

E’ successo anche a me. Qualche tempo fa in una farmacia mi hanno accusato di rubare un pacco di pannolini. Li stavo posando, lo scaffale era vicino all’uscita e la porta automatica si è aperta. La farmacista voleva chiamare i carabinieri e io non avevo fatto nulla, semplicemente ero straniero e non parlavo un italiano perfetto. Le ho risposto: ‘Li chiami pure, poi la denuncio io: lei è razzista…’. E ho aggiunto: ‘Sono più italiano di lei, e magari un giorno rappresenterò il suo paese’.

Solito Brasile, piccola Italia

Trentuno risultati utili consecutivi, un record da dividere con Clemente e Basile “e meno male che è finita ‘sta storia, così non se ne parla più”. Già, Lippi non ha poi tutti i torti: le vittorie che contano non si raggiungono sciorinando primati, ma è comunque un peccato aver perso l’imbattibilità nella serata più importante e più sentita per i colori azzurri.

Non chiamatela esibizione, predicava il mister alla vigilia, nella speranza di poter mettere in campo un’Italia capace di giocare una partita vera. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il Brasile e quello ammirato ieri sera all’Emirates non deve aver ascoltato le parole di Lippi, visto che si è esibito alla grande contro un’Italia piccola piccola.

Poi si può discutere sul gol annullato a Grosso, che avrebbe potuto cambiare le sorti della gara dopo soli quattro minuti dal fischio d’inizio, ma di fronte ad uno strapotere così marcato è inutile cercare alibi.

Italia – Brasile non è un’amichevole

La gara dei sogni, la partita delle stelle, il derby del mondo: chiamatela come volete, ma non provate a definirla una semplice amichevole o un’esibizione. Non di fronte a Lippi, almeno:

Le esibizioni si fanno al circo, qui invece ci saranno 65.000 spettatori e l’attenzione di tutto il pianeta. E miliardi di motivazioni: sarà una partita di calcio vera.

Le motivazioni le abbiamo ampiamente sciorinate nell’articolo di questa mattina, a partire dal 4-1 di Città del Messico, fino all’ultimo incontro senza punti in palio nel Torneo di Francia, quando Del Piero segnava una doppietta e la coppia Romario-Ronaldo si esibiva in pezzi di alta scuola. Sono passati dodici anni da allora, Romario si è ritirato dalla scena, Ronaldo è confinato in un campionato “minore”, in attesa di riprendere a giocare dopo l’infortunio dello scorso anno, Del Piero è capace ancora di mirabilie sul rettangolo verde (ma non sarà della partita), eppure l’Italia – Brasile di questa sera avrà ancora il suo fascino particolare.

Italia – Brasile, amarcord agrodolce

5 luglio 1982: cominciano da qui i miei personali ricordi di Italia – Brasile, in quell’infuocato pomeriggio estivo da dentro o fuori, che ci avrebbe spalancato le porte verso la finale del Bernabeu, regalandoci il primo titolo mondiale a colori. E’ passato più di un quarto di secolo da allora (ahimé!) e questi occhi hanno visto centinaia di gare, decine di campioni, gol da manuale del calcio, ma quell’Italia – Brasile resta nel mio cuore come la partita del secolo.

L’amarcord peronale finisce qui. Per il resto c’è da raccontare una sfida infinita lunga dodici gare, con cinque vittorie a testa e due pareggi, in attesa della partita di questa sera che potrebbe far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Qualcuno ha pensato bene di definire l’evento il derby del mondo, visti i nove titoli mondiali messi in campo, e la dimostrazione dell’importanza della gara sta nel numero di Paesi collegati, ben 152, neanche fosse una finale mondiale.

Già le finali… Due volte Italia e Brasile si sono ritrovate contro nell’atto conclusivo della massima competizione per nazioni ed entrambe le volte i nostri colori si sono dovuti inchinare ai sudamericani, lasciando nei cuori degli italiani rimpianti che ancora bruciano.

Amauri, finalmente Brasile!

Sembra giunta alla conclusione la telenovela Amauri-Italia-Brasile. A sbrogliare la matassa è stato Carlos Dunga, ct della nazionale verdeoro, che in seguito all’infortunio di Luis Fabiano ha scelto di convocare

Fiducia a Robinho, in campo contro l’Italia

La vicenda ha fatto tremare il calcio inglese, finito ancora una volta in prima pagina per uno scandalo a sfondo sessuale. Bisognerà attendere la conclusione delle indagini per sapere se Robinho è implicato o meno nello stupro ad una diciottenne in una discoteca di Leeds, ma per ora il giocatore è tornato alla vita di tutti i giorni, contribuendo alla vittoria del City nella gara contro il Newcastle (assist a Shaun Wright-Phillips per il provvisorio 1-0).

Per ora dunque il brasiliano sembra godere della fiducia della società, che gli ha perdonato la fuga dal ritiro di Tenerife (dopo avergli comminato una multa salatissima) e che non crede che il ragazzo possa essersi macchiato di un reato tanto grave.

Si pone sulla stessa lunghezza d’onda anche Carlos Dunga, allenatore del Brasile, che lo ha convocato per la gara del prossimo 10 febbraio contro l’Italia, difendendolo a spada tratta da qualunque accusa.

Amauri il traditore: addio Italia, lui vuole il Brasile e la Premier League

Ne sono state dette di tutti i colori sul suo conto, ci si era messa anche la mamma di mezzo, ma Amauri ha solo una nazionale in testa, ed è quella verdeoro. E poco importa se nell’Italia avrebbe avuto il posto assicurato, mentre in quella verdeoro è costretto a prendere il numero come in salumeria. Lui vuole il Brasile e il Brasile avrà.

Dunga qualche giorno fa aveva dichiarato che avrebbe convocato Amauri se solo lui (e i suoi agenti) non avessero posto la condizione di un posto da titolare assicurato. Nemmeno Ronaldinho o Robinho lo avevano, perché dovrebbe averlo lui, e così lui che fa? Interrompe i rapporti con i suoi rappresentanti, un messaggio più che chiaro a Dunga.

Le spese pazze dei Beckham

Ci era parso di capire che la signora non gradisse affatto la destinazione scelta dal marito, considerando l’Italia inferiore a Londra o a Los Angeles in quanto a glamour o a sciccheria.

E invece pare proprio che Victoria Beckham abbia trovato pane per i suoi denti in quel di Milano, città che, a suo dire, non ha niente da invidiare a New York, ad esempio.

Durante il breve soggiorno nella capitale della moda, la Posh Spice si è divertita nella corsa all’acquisto, trascinandosi dietro anche il famoso marito e costringendolo a spese folli per tutta la famiglia. Volete i dettagli dell’operazione-Milano?

Confederation Cup, Italia al debutto

Si svolgerà domani a Johannesburg il sorteggio per la Confederation Cup, la prima in assoluto per l’Italia, che si presenta all’appuntamento con il titolo di Campione del Mondo.

A farle compagnia in questa manifestazione di grande importanza ci saranno il Brasile (campione del Sudamerica), l’Egitto (campione d’Africa), l’Iraq (campione d’Asia), la Nuova Zelanda (campione d’Oceania), la Spagna (campione d’Europa) e gli Stati Uniti (campioni del Centro-Nordamerica), oltre al Sudafrica paese ospitante.

La formula del torneo prevede due gironi da quattro squadre con le prime due di ogni girone che si giocheranno le semifinali. L’appuntamento è per il prossimo giugno, dal 14 al 28, nella terra che ospiterà anche il mondiale dell’anno successivo.

Toni rompe il digiuno, mister Lippi fa 31

Serata da ricordare per i colori azzurri, sebbene nella gara di ieri non ci fossero punti in palio o trofei da conquistare. L’ultima amichevole del 2008 regala però motivi di soddisfazione e di orgoglio personale destinati ad entrare nella storia.

Di sicuro fa storia il ritorno al gol di Luca Toni, a secco con la maglia della nazionale dal febbraio scorso ed aspramente criticato agli ultimi Europei per la scarsa vena realizzativa. Un colpo di testa a scacciare i fantasmi e a zittire quanti sperano nell’arrivo di Amauri al centro dell’attacco azzurro.

Un gol da dedicare a se stesso, arrivato nel momento giusto, proprio quando mister Lippi rischiava di vedersi sfuggire il traguardo delle 31 partite consecutive senza sconfitte. Il colpo di testa di Toni ha regalato al tecnico viareggiano un pezzo di leggenda, nonostante l’interessato continui a ripetere che il record conta fino ad un certo punto, se poi non viene accompagnato da trionfi importanti.