Gianni Rivera: il Golden Boy del calcio italiano

Non si può parlare di grandi numeri 10, escludendo lui, numero 10 per eccellenza del calcio italiano, considerato a furor di popolo uno dei migliori protagonisti della sua epoca, forse addirittura il più grande del calcio italiano di tutti i tempi. Ho già espresso la mia opinione al riguardo, eleggendo Roberto Baggio a numero uno della mia personale classifica, ma chi ha visto giocare Gianni Rivera è pronto a giurare che un altro come lui non è ancora nato.

Bandiera del Milan, il suo nome verrà ricordato nei secoli accanto a quelli di Franco Baresi e Paolo Maldini, in un club che pure ne ha visti di grandi campioni. 9 stagioni con la maglia rossonera con la quale ha vinto praticamente tutto, portando il Milan ai vertici del calcio italiano e internazionale e togliendosi parecchie soddisfazioni a livello personale.

Proveniva dall’Alessandria, squadra della sua citta natale, ed il suo trasferimento fece notizia: 60 milioni di lire più la cessione di tre giocatori. Stiamo parlando dei primi anni sessanta e nessuno mai era stato pagato tanto. La stampa inglese coniò per lui il soprannome di Golden Boy, che il buon Gianni ancora si porta dietro, sebbene abbia raggiunto le 65 primavere.

Italia-Germania 4-3: la madre di tutte le partite!

La partita del secolo! Ho già espresso la mia opinione al riguardo, considerando Italia-Brasile del 1982 come la partita più bella ed emozionante che i miei occhi abbiano mai visto. ma è un’opinione assolutamente personale e per i più, o almeno per coloro che hanno avuto la fortuna di vederla, la partita del secolo resterà sempre Italia-Germania 4-3, nei mondiali messicani del 1970.

Quante volte ne avete sentito parlare? Anche in quell’occasione gli italiani si ritrovavano sul terreno di gioco a fare da comparse, per la visibilità e la gloria di chi in quella notte avrebbe dovuto festeggiare l’ingresso in finale. La Germania era veramente grande in quel periodo e tutti la davano per favorita, nonostante tra le nostre fila ci fossero nomi come Boninsegna, Facchetti, Riva e Mazzola.

Pronti via e l’Italia si ritrova a condurre con un gol di Boninsegna, imbeccato da Rombo di tuono. Tutto facile? Nient’affatto, perché da quel momento in poi (era l’ottavo minuto), la squadra azzurra si vedrà costretta a difendere l’esiguo vantaggio, con i panzer tedeschi che scendevano verso la nostra metà campo come sciatori in cerca di record.