Juventus-Inter 9-1: i campioni contro i ragazzini!

A Roma mando una squadra di ragazzini!

Questa la minaccia di Massimo Moratti alla vigilia della finale di Coppa Italia contro la Roma, per rispondere a chi, con vena polemica, sosteneva che l’Inter fosse stata aiutata nel corso del campionato.

Poi la rabbia è rientrata ed i nerazzurri si sono presentati all’appuntamento con la migliore formazione possibile che non è riuscita tuttavia a frenare la voglia di riscatto di una Roma arrembante. Il presidente non ha voluto seguire l’esempio di papà Angelo, che nel lontano 1961, in polemica con la Federazione, decise di far scendere in campo la squadra primavera, beccandosi poi una multa di un milione di lire.

Giacinto Facchetti: un terzino nato attaccante

Difficile per un calciatore nato attaccante essere arretrato al ruolo di terzino, ma Helenio Herrera non per niente veniva definito “Mago” e per Giacinto Facchetti prevedeva un futuro speso a correre dietro agli attaccanti avversari, a menar pedate per togliere il pallone dai piedi altrui.

L’avventura di Giacinto Magno, come lo chiamerà poi Brera, comincia proprio con un cambio di posizione in campo e quello spilungone abituato a buttarla dentro per la causa della Trevigliese si ritrovò improvvisamente terzino con licenza di offendere.

Correva la stagione ’60-’61 ed il ragazzo all’esordio contro la Roma non fece un’ottima impressione sugli addetti ai lavori, che già si chiedevano cosa avesse potuto convincere il Mago a portarlo a Milano. Ma Herrera aveva l’occhio lungo e sapeva che Facchetti sarebbe diventato una colonna fondamentale della sua Inter.

Fabio Capello: la fama del vincente

Siamo così abituati a vederlo in giacca e cravatta su una panchina, che spesso ci dimentichiamo del Fabio Capello giocatore, grande numero 10 degli anni ’60-’70. La sua storia calcistica inizia con un gran rifiuto: lo cercava il Milan, ma suo padre aveva già promesso il ragazzino alla Spal e l’affare sfumò.

La grande occasione la ebbe con il passaggio alla Roma, nonostante una prima stagione non esaltante, in cui riuscì a collezionare solo 11 presenze. Poi arrivò Helenio Herrera sulla panchina giallorossa e Capello divenne il fulcro centrale della squadra: ottavo posto in campionato, abbondantemente riscattato con la conquista della Coppa Italia, con due gol proprio del talento di Pieris nell’ultima gara del girone finale.

Centrocampista di qualità, senso tattico e ottima visione di gioco, oltre alla spiccata propensione al gol: queste le caratteristiche di Fabio Capello, che accumulò nella capitale l’esperienza necessaria per compiere il grande salto.