Goal

Foto: AP/LaPresse

Goal

Il calcio si basa sul goal. Il goal, o rete, è l’unico mezzo che una squadra ha per segnare un punto a proprio favore, ed è per questo disciplinato dal regolamento in maniera molto precisa.

Per essere definito goal, un pallone deve avere oltrepassato interamente la linea di porta, cioè la linea delimitata dai due pali e dalla traversa. Se il pallone la supera in gran parte ma non completamente, non si considera goal. Lo stesso metro di giudizio si usa quando si deve considerare un pallone uscito dal terreno di gioco. Dunque se il pallone tocca la linea di porta senza oltrepassarla completamente non si può considerare goal.

Gilardino “respinge” Amauri

La nazionale italiana non riesce a segnare, sebbene sia piena zeppa di attaccanti dal piede caldo, che nelle rispettive squadre di club la mettono dentro con estrema facilità. Nell’ultimo incontro di qualificazione per il prossimo mondiale l’Italia di Lippi si è dovuta accontentare di due autoreti degli avversari per conquistare i tre punti, e già c’è chi grida a gran voce il nome di Amauri, visto dai più come il salvatore della patria. Non la pensa così Gilardino, che a meno di cataclismi improvvisi dovrebbe essere uno dei partenti per il Sudafrica la prossima estate:

Amauri? Tra di noi non ne abbiamo parlato, un giocatore non è la soluzione per i problemi di una squadra. Lui è formidabile, è fortissimo, ma ora conta il gruppo che c’è qui e che ha stappato tre punti importanti in Georgia. Poi, su questo decideranno la Federazione e la Nazionale.

L’attaccante della Fiorentina rivendica i successi ottenuti dal gruppo e si candida per un posto da titolare sin dalla gara di dopodomani:

Mi sento in forma fisicamente, ho iniziato bene la stagione a Firenze e spero di poter giocare e segnare contro la Bulgaria.

Cristiano Ronaldo: Federico Macheda mi somiglia

Abbiamo già avuto modo di definirlo “l’eroe di giornata” per il gol allo scadere che ha consentito ai Red Devils di avere la meglio sull’Aston Villa. Ma Federico Macheda, romano de Roma, classe 1991, proveniente dalle giovanili della Lazio, merita un capitolo a parte nella rubrica dei volti nuovi.

Non sappiamo quanto strada farà il ragazzino, ma quel che è certo è che sulla sponda biancazzurra del Tevere già lo stanno rimpiangendo, mentre sui tabloid inglesi si sprecano paragoni imbarazzanti. Il più gettonato è quello con Cristiano Ronaldo sia per la posizione tenuta in campo che per le qualità tecniche sopraffine. Il portoghese dal canto suo non può che confermare l’impressione degli addetti ai lavori e ammette la somiglianza, ricordando il suo personale debutto con la maglia del Manchester:

Il debutto di Macheda mi ricorda il mio. La sensazione è abbastanza uguale. Ricordo quando ho cominciato a giocare davanti a 70 mila spettatori, non è fecile. Giocai bene e quando ‘Kiko’ ha segnato sapevo cosa stava provando, è stato uno dei giorni migliori della sua vita.

Ronaldo: in Brasile ho ritrovato il gol e la vita

C’era una volta il Fenomeno, un ragazzotto venuto dal Brasile per incantare le platee del Vecchio Continente, segnando gol di straordinaria fattura tra dribbling e colpi da bilardo da spellarsi le mani per gli applausi. Il più forte giocatore in attività, diceva qualcuno, e forse all’epoca il Fenomeno non aveva veramente rivali sulla piazza.

Chi fermerà Ronaldo? Difficile in quegli anni trovare un difensore che riuscisse a strappargli il pallone dai piedi senza commettere fallo, ma il bresiliano non immaginava ancora che l’avversario più arcigno era proprio in quei tendini di cristallo che non ne volevano sapere di reggere la sua possente muscolatura, Infortuni a ripetizione, interventi, riabilitazione ed ogni volta la stessa domanda: tornerà quello di prima?

Oggi Ronaldo è di nuovo in campo. Non gioca più nei palcoscenici luminosi del Vecchio Continente, ma il tocco è quello di una volta ed il gol è tornato a far parte del suo quotidiano. Cinque retti in sette partite, da far invidia a qualunque attaccante del mondo. Ma non basta. Ronaldo ha ritrovato il sorriso e, come raccontato a La Repubblica, lo deve al suo Brasile, alla sua gente.

Ronaldinho: da figurina a campione ritrovato

Al suo arrivo in Italia aveva promesso di regalare allegria al calcio e gioia ai tifosi, sebbene in molti pensassero di ritrovarsi davanti l’ennesima figurina giunta ad arrichire l’album rossonero.

Sono trascorsi quasi quattro mesi da quel giorno e Ronaldinho sembra aver mantenuto la promessa, regalando non solo giocate di alta classe, ma anche punti preziosi e vittorie pesanti alla squadra di Ancelotti.

Dodici le gare giocate, non tutte da titolare, per un totale di 709 minuti, durante i quali il Gaucho si è reso protgonista in termini di gol per ben 5 volte. Sua la rete che ha affossato l’Inter, regalando il primo dispiacere stracittadino a mister Mourinho, sua la doppietta contro la Sampdoria, sua la punizione in zona Cesarini che ha ridimensionato le ambizioni del Napoli e suo il missile dai 25 metri che ha permesso al Milan di superare lo Sporting Braga in Coppa Uefa. Un gol ogni 141 minuti giocati, ma soprattutto 12 punti portati a casa grazie alle sue magie.

Massimo Taibi è il peggior portiere della Premier

Ci sono calciatori che si fanno ricordare per le loro imprese in campo, altri a cui basta un singolo episodio per restare nella memoria dei tifosi, sebbene ne abbiano di storie da raccontare in anni e anni di onorata carriera.

Massimo Taibi incarna entrambe le situazioni: idolo dei tifosi reggini per aver segnato un gol salva-risultato e “Cieco di Venezia” per i sostenitori del Manchester United che non ricordano di aver mai avuto in squadra un portiere goffo quanto lui.

Sono passati quasi dieci anni da quando Taibi partiva per la terra di Sua Maestà con una valigia carica di sogni ed ambizioni, chiamato a difendere la porta di una delle squadre più prestigiosa d’Europa, quella dei Red Devils appunto. Ma la sua valigia si svuotò in fretta ed il portierone fu costretto a tornare sui suoi passi, dopo solo quattro gare giocate e con una fama non proprio da fenomeno, tanto che persino il Times lo colloca al primo posto tra i numeri 1 peggiori della storia della Premier League.