Coppa d’Asia: vince il Giappone di Zaccheroni

Foto: AP/LaPresse

Non vinceva nulla da tanti anni in Italia Alberto Zaccheroni, e così per poter sollevare un trofeo è dovuto andare fino all’altro capo del mondo. Ma alla fine, con la nazionale giapponese, ce l’ha fatta. Dopo 90 minuti più due extra-time, quando ormai i rigori si stavano per concretizzare, il terzino del Cesena Nagatomo azzecca il cross vincente che una spettacolare girata di Tanadari Lee manda alle spalle di Schwarzer per la rete che vale la quarta coppa d’Asia.

Non che l’Australia abbia demeritato in finale. Anzi, durante i novanta minuti sono proprio i canguri a giocar meglio, e mentre gli attaccanti nipponici divoravano le tante occasioni che gli australiani gli concedevano in contropiede, Kewell e compagni si facevano fermare dall’ottimo Kawashima e dalla sfortuna. Solo nel finale, supplementari compresi, il Giappone riusciva ad avere la meglio sugli avversari ormai stanchi, che puntavano ai rigori per vincere il titolo.

Danimarca – Giappone 1-3 – Mondiali 2010

Va in archivio anche il gruppo E del mondiale sudafricano, con Danimarca e Giappone chiamate a giocarsi il passaggio del turno nell’ultima e decisiva gara. Meglio gli europei nei primissimi minuti di gioco, con un buon possesso palla, che però non portava pericoli verso la porta avversaria.

Ma era il Giappone ad avere l’occasione migliore al minuto numero 12, grazie a Matsui, che però trovava l’opposizione del portiere danese. Ancora nipponici vicini al gol un minuto più tardi, quando Hasebe sfiorava l’incrocio dei pali. La Danimarca rispondeva con Tomasson che sfiorava il palo con una gran bella conclusione. Ma al 18′ i danesi capitolavano: punizione del solito Honda e Sorensen battuto non senza colpe.

Mondiale 2010: conosciamo il Giappone

Se si parla di calcio asiatico, non può non venire alla mente la nazionale giapponese. Di certo è una delle più forti, se non la più forte, della storia del Continente, avendo vinto tre delle ultime 5 edizioni della coppa d’Asia, eppure tutto questo rispetto la nazionale giapponese non sembra suscitarlo in questo Mondiale.

Il vero motivo potrebbe essere che il suo giocatore più rappresentativo, l’ex centrocampista di Roma e Perugia Hidetoshi Nakata non ci sarà, visto che ha deciso di ritirarsi a soli 29 anni dopo aver disputato ben 3 mondiali, e i suoi compagni non sembrano all’altezza della situazione. Nemmeno il ct, Takeshi Okada, suscita così tanto entusiasmo, visto che non è mai uscito dal Giappone (calcisticamente parlando), e dal 2007, da quando cioè guida la nazionale giapponese, è andato male nella competizione continentale ed ha rischiato di dover disputare i play-offs per qualificarsi al Mondiale, preceduto nel girone dall’Australia e messo in pericolo addirittura dal Bahrain.

Che fine ha fatto Falcao?

E’ stato uno dei calciatori più forti della storia della Roma (e forse il più forte), e del calcio mondiale. E’ da sempre il simbolo della bella Roma vincente che fu, come il calciatore più pagato e più adorato della storia della squadra della Capitale. Paulo Roberto Falcao è stato il mito giallorosso per eccellenza nelle stagioni dal 1980 al 1985, anno in cui a causa di un brutto infortunio decise che era il caso di lasciare l’Italia.

Dopo una lunga convalescenza si sa che non è mai più tornato quello di una volta, tant’è che decise di non giocare più nemmeno in Europa, e di chiudere la carriera in Brasile. Lì fu ingaggiato dal San Paolo, dove l’anno successivo, a soli 33 anni, appese le scarpette al chiodo. Ma poi che fine ha fatto?

Pechino 2008: all’Italia il girone più facile

Le Olimpiadi si avvicinano, e l’urna di Pechino ha emesso il suo verdetto: l’Italia dovrà vedersela con Corea del Sud, Camerun e Honduras.
Questi nomi non dovrebbero far tremare i nostri azzurrini, ormai abituati al calcio che conta, ma nelle Olimpiadi tutto può succedere, e poi tra ragazzini la differenza tecnica non è così marcata come nelle nazionali maggiori.

A leggere la nostra formazione titolare non dovremmo avere problemi. Possiamo schierare un ariete come Acquafresca, due giocatori rapidissimi come Rossi e Rosina, difensori come Chiellini, Criscito, per non parlare dei centrocampisti Montolivo, Aquilani e Giovinco, o dei “panchinari” come Balotelli, Pazzini e Palladino. Insomma, una generazione di campioni che però non deve prendere sottogamba gli avversari, per svariati motivi.

Europei 2008: Gruppo B

Secondo capitolo della nostra rubrica dedicata all’Europeo 2008 che si terrà in Svizzera ed Austria nel prossimo mese di giugno. Oggi andiamo alla scoperta del gruppo B, in cui si troveranno di fonte l’Austria, la Croazia, la Germania e la Polonia.

Alla vigilia del sorteggio, chiunque avrebbe firmato per essere inserito in questo girone, vista la presenza dell’Austria qualificata di diritto in quanto Paese organizzatore, ma piuttosto debole sul piano del gioco. Le amichevoli disputate negli ultimi due anni hanno confermato la pochezza tecnica degli uomini di Josef Hickersberger, che non sono andati oltre il pareggio contro Malta, Ghana, Paraguay, Repubblica Ceca, Giappone e Tunisia, rimediando sonore sconfitte contro Inghilterra, Francia, Scozia, Cile e Svizzera.

La sola vittoria nella gara con la Costa d’Avorio la dice lunga sulle possibilità di passaggio alla fase successiva dell’Europeo, che per l’Austria sarebbe già un ottimo risultato. Inutile cercare di individuare grandi nomi, in una squadra che dovrà fare affidamento soprattutto sul fattore campo e sull’entusiasmo dei giovani, desiderosi di mettersi in mostra, in una competizione dove l’Austria è al debutto assoluto.

Arthur Antunes Coimbra: semplicemente Zico

Arthur Antunes Coimbra, questo il suo nome, ma nessuno lo chiama più così da anni, come da tradizione brasiliana, che vede affibbiare dei nomignoli a tutti i suoi campioni. Per tutti lui è ed è sempre stato semplicemente Zico, il Galinho, uno dei più grandi campioni che questi occhi hanno visto calcare un campo di calcio.

Era il primo giugno del 1983 quando l’Udinese annunciò al mondo di aver acquistato l’asso trentenne del Flamengo, stella di prima grandezza nel panorama internazionale. Lo precedeva, nel suo viaggio in Italia, la fama di più forte giocatore brasiliano di quel periodo, capace con la maglia del suo club di segnare oltre 600 gol, che gli permisero di conquistare il titolo di capocannoniere per ben 11 volte consecutive.

L’Italia lo aveva ammirato nei Mondiali in terra di Spagna dell’anno precedente, quando il suo Brasile di fenomeni cadde sotto i colpi di Paolo Rossi, che per tre volte infilò la porta verdeoro, nel suo cammino vincente verso la notte magica del Bernabeu. Fu quello il secondo dei tre Campionati del Mondo disputati da Zico, che può vantare con la maglia del Brasile uno score di tutto rispetto, con 52 gol messi a segno in 72 partite ufficiali.