Juventus: Dzeko, Krasic e le altre strategie di mercato

La Juventus ha lanciato l’ultimatum al Wolfsburg. C’è tempo per altri 7 giorni, poi qualcosa si dovrà muovere. La situazione è questa: Agnelli ha messo a diposizione un assegno da 30 milioni di euro da versare ai tedeschi senza contropartite tecniche per Dzeko. Se il Wolfsburg accetterà bene, altrimenti scatterà un meccanismo che forse ai bianconeri potrebbe convenire ancora di più.

In primo luogo, anziché 30 milioni, ne verrebbero spesi solo 15 per Krasic, lasciato in stand-by per colpa della nuova regola sugli extracomunitari, il quale arriverebbe nel caso in cui fosse mollata la pista Dzeko. Dopodiché verrebbe girato Camoranesi al Milan per ottenere in cambio Huntelaar (probabilmente ci vorrebbe anche un conguaglio), o in alternativa, se si trovasse un acquirente esterno per Camoranesi, si punterebbe a Pazzini o Gilardino.

Juventus: niente Palombo e Pazzini, per ora solo cessioni

Sembrava che la Juventus dovesse acquistare qualche centinaio di calciatori, ma finora non ne ha portato a casa nemmeno uno. Anzi, sta solo cedendo. Sicuramente i bianconeri saranno il club che alla fine del calciomercato avrà movimentato di più il tabellino partenze/nuovi arrivi, ma intanto sono solo le operazioni in uscita a sembrare concrete.

Roma-Sampdoria 1-2 – Video – Posticipo 35^ giornata

La Roma ha il dovere di crederci fino in fondo, dopo la lunga rincorsa durata mesi e mesi e la vetta solo assaporata. Ma se arrivare ai piani alti è difficile, lo è ancor più confermarsi, ed i giallorossi forse non sono abituati a trainare il carro. La vittoria nel derby aveva fatto ben sperare, tanto che “scudetto” è stato il termine più gettonato nella Capitale in quest’ultima settimana. Ma la Roma non aveva fatto i conti con la Samp, lanciata verso il quarto posto e decisa a non concedere nulla ai padroni di casa.

In realtà qualcosa i doriani lo hanno concesso, se è vero che al quarto d’ora i giallorossi andavano in rete sull’asse Vucinic-Totti. Festa all’Olimpico per una Roma bella da vedere e più volte pericolosa nel corso della prima frazione di gioco. Nel calcio però vince chi segna e gli uomini di Ranieri non sono riusciti a concretizzare la gran mole di lavoro creata, andando al riposo con un solo gol di vantaggio.

Italia, un pareggio amaro

 “Non dire gatto, se non l’hai nel sacco” aveva detto Lippi alla vigilia della gara con l’Irlanda, prendendo in prestito proprio una delle frasi che hanno reso famoso il Trap. Il timore era che si snobbasse l’impegno, pensando di avere già in tasca la vittoria ed il +5 in classifica.

Ma abbiamo imparato da tempo che nel calcio non c’è nulla di scontato, specie se ci si ritrova a dover giocare per novanta minuti con un uomo in meno, l’uomo nuovo di Lippi, colui che avrebbe potuto cambiare faccia alla partita in qualunque momento.

Neanche il tempo di accomodarsi in poltrona e di commentare l’11 mandato in campo da Lippi, che già l’Italia si ritrovava a cambiare schema. Eh si, perché su un colpo di testa, Pazzini saltava con le braccia larghe ed O’Shea cozzava proprio contro il gomito dell’attaccante, riportando una vistosa ferita al volto. L’arbitro Stark dimostrava di essere parecchio sensibile alla vista del sangue, tanto da decidere di estrarre un cartellino del medesimo colore. Rosso per Pazzini e Italia in dieci, quando erano trascorsi solo tre minuti.