Fiorentina, Santiago Silva si presenta

E’ arrivato nel nostro campionato un po’ in sordina, perso nel baillame di grandi nomi che circolavano alla fine del calciomercato estivo. Ma Santiago Silva detto El Tanque non ha nessuna intenzione di restare ai margini per tutta la stagione. La Fiorentina lo ha preso come alter ego di Gilardino, quando l’attaccante italiano non era neanche certo di restare in viola, ma è chiaro che l’uruguaiano non è venuto in Italia per scaldare la panchina, sebbene ammetta di avere molto da imparare:

In Argentina ero un grande giocatore, ma quando ho scelto di venire in Italia sapevo che avrei dovuto conquistarmi il posto. Nella mia carriera ho sempre dovuto lottare per un posto, ho dovuto lottare per tutto. Sono felice di essere in Italia, so che tanti uruguaiani hanno giocato in Italia, e l’obiettivo è anche quello di conquistare la nazionale.

Edmundo “o animal” senza patente dopo 47 multe!

In campo aveva la fama di “animale” a causa di quel carattere ribelle che ne ha caratterizzato la lunga carriera. Ed anche fuori dal rettangolo verde non si può dire certo che si sia sempre comportato in modo “civile”. In Italia Edmundo è ricordato con estremo affetto dai tifosi di Napoli e Fiorentina, sebbene in nessuna delle due esperienze sia riuscito a portare vantaggi alla causa.

Come non ricordare ad esempio la stagione ’98-’99? Il brasiliano formava una meravigliosa coppia d’attacco con Gabriel Batistuta in una Fiorentina campione d’inverno e proiettata verso la vittoria finale. O Animal aveva fatto inserire una clausola nel proprio contratto che prevedeva la partenza per il Brasile nel periodo del Carnevale. Ma in quello stesso periodo Batigol subì un serio infortunio e ci si sarebbe aspettati che Edmundo rinunciasse alla samba per contribuire alla causa viola. Non fu così e la Fiorentina venne tagliata fuori dai giochi. Per non parlare poi della sua esperienza con la maglia del Napoli con la squadra retrocessa a fine stagione…

Poi arrivò la J-League giapponese e ancora il campionato brasiliano con le maglie di Palmeiras e Vasco da Gama, fino al ritiro dello scorso anno a 37 anni suonati. Ora Edmundo torna a far parlare di sé per una vicenda che ha ben poco a che fare con il calcio, ma che conferma ancora una volta la sua fama di “animale”: 47 infrazioni stradali commesse in tre anni, per un totale di 219 punti persi sulla patente!

Top 10: da Figo a Cruyff i traditori nella storia del calcio

Torniamo a parlare di bandiere e di tradimenti eccellenti, dopo esserci occupati già ieri della questione-Ronaldo, che tante ire ha suscitato nei tifosi del Flamengo. Perché tornare sull’argomento? Girovagando per la rete, abbiamo trovato una classifica stilata dal quotidiano spagnolo Marca e non potevamo lascirci sfuggire la ghiotta occasione di darvene conto.

Sorprendentemente nella lista non figura il nome di Wayne Rooney, che noi avevamo indicato come uno dei più grandi traditori della storia del calcio, avendo giurato eterna fedeltà all’Everton per poi passare al Manchester United, C’è da ammettere, però, che il giornale iberico nomina tutti calciatori che sono passati da una sponda all’altra del fiume o che comunque hanno scelto di vestire la maglia degli acerrimi nemici.

Da Baggio a Cruyff, da Batistuta a Romario, la lista è infinitamente lunga. Scoprite con noi le prime dieci posizioni.

Gabriel Batistuta: l’istinto del gol

Chiamatelo Batigol o, se preferite, Re Leone, ma in ogni caso il suo nome continua ad essere ricordato con grande affetto ovunque abbia giocato. Gabriel Batistuta nei suoi anni italiani è stato un vero idolo sia per la tifoseria viola che per la Curva Sud, guadagnandosi il titolo di beniamino a suon di gol.

In Italia lo volle fortissimamente Vittorio Cecchi Gori, dopo averlo visto giocare nella Coppa America del ’91, quando El camion (come veniva chiamato all’epoca) trascinò l’Argentina alla vittoria finale, conquistando anche il titolo di capocannoniere. Sul centravanti si erano posati gli sguardi interessati di diversi club europei, ma alla fine fu il vicepresidente viola a portarlo a Firenze, dandogli la possibilità di diventare uno dei più forti attaccanti di quel periodo.

Nei nove anni in maglia viola Gabriel Batistuta è riuscito a regalare grosse soddisfazioni al suo pubblico, mettendo a segno ben 152 gol in serie A (record assoluto) e portando a Firenze una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Per lui anche momenti tristi in maglia viola, come quando nella stagione ’93-’94 la città conobbe l’onta della retrocessione in B. Ma Batigol in quel caso dimostrò riconoscenza verso la città che lo aveva visto crescere (calcisticamente) e, nonostante le numerose offerte, rimase a guidare l’attacco per tornare immediamente nella massima serie.

Manuel Rui Costa: uomo-assist e classe da vendere

In una rubrica dedicata ai numeri 10 non poteva certo mancare un capitolo su uno dei migliori interpreti degli ultimi venti anni, Manuel Rui Costa, portoghese di nascita, brasiliano nel tocco di palla.

Scoperto e sponsorizzato direttamente dal più grande portoghese di sempre (Eusebio), il talento lusitano ha mosso i suoi primi passi nella squadra del Benfica per la quale faceva il tifo sin da ragazzino e con quale ha chiuso la carriera qualche giorno fa.

Tra la partenza ed il ritorno nella squadra del cuore, Rui Costa ha vissuto 12 anni da italiano, (Fiorentina e Milan) e lasciando un ricordo indelebile nei cuori di chi ha potuto ammirare le sue magie in campo.

Edmundo pazzo per il carnevale!

Cosa sarebbe il Brasile senza il calcio ed il carnevale? Difficile da dire perché sono da sempre i due elementi che caratterizzano maggiormante quella parte di mondo, come il tango e la Pampa per l’Argentina o i wurstel e la birra per la Germania.

Chi dice Brasile poi, dice allegria, che viene messa a mo’ di condimento in tutte le manifestazioni che riguardano quella magnifica terra. Allegria nel calcio, con quel modo di fare che incanta e fa innamorare, perché conta si vincere, ma conta molto di più far divertire la gente; allegria a maggior ragione nel carnevale, ormai famosissimo a livello mondiale, considerato da tutti come il più bello in assoluto.

E pallone e carnevale spesso e volentieri vanno a braccetto, sia per l’abitudine consumata che c’è da quelle parti di associare le squadre di calcio alle varie scuole di samba, sia per la presenza massiccia dei calciatori, che per niente al mondo rinuncerebbero ad assistere all’evento dell’anno.

Dalla mitraglia di Batistuta alle capriole di Martins

Al di là dei milioni spesi, dei campioni comprati, delle orde di tifosi che invadono lo stadio, della moviola, delle polemiche che impazzano sulle pagine dei giornali… al di là di tutto, al di sopra di tutto, c’è un solo gesto, l’unico che conta veramente, l’unico capace di infiammare i cuori e far esplodere la felicità collettiva: il gol!

C’è chi la butta dentro raramente e chi è abituato a gonfiare la rete, ma tutti, proprio tutti, dopo ogni gol esplodono in un’esultanza liberatoria e coinvolgente.

Ognuno ha un suo modo di festeggiare il gol fatto, una specie di segno distintivo, un marchio di fabbrica assolutamente personale. E se una volta il massimo della particolarità era correre sotto la curva, magari togliendosi la maglia, negli ultimi anni è sempre più frequente vedere esultanze nuove e divertenti da ripetere dopo ogni rete. Esultanze semplici come quella di Andrea Pirlo che bacia la fede o quella di Ronaldo a braccia aperte o ancora quella di Kakà, che alza gli occhi e le braccia al cielo in segno di ringraziamento verso Dio, ma anche esultanze costruite e bizzarre.

Totti Totti Totti: 200 volte Totti

Era Il 4 settembre 1994 quando Francesco Totti, non ancora diciottenne, segnò il primo gol in serie A, nella prima giornata di campionato contro il Foggia.

Chissà se già da allora sognava di raggiungere il successo e la fama di oggi. Chissà se immaginava di poter alzare un giorno la Coppa del Mondo verso il cielo stellato di Berlino. Chissà…

Trentuno anni, la maggior parte dei quali trascorsi a correre dietro ad un pallone, nella squadra che lo ha visto esordire giovanissimo, scegliendolo come erede del Principe Giannini. Un ruolo importante, un’eredità scomoda da raccogliere per il ragazzo di Porta Metronia che tifava Roma sin da ragazzino. Un amore vero che lo lega alla squadra da sempre, tanto da giurare fedeltà eterna alla maglia, a dispetto delle sirene straniere che promettono ingaggi faraonici.
Si tappa le orecchie Francesco, vuole restare dov’è e vincere con la maglia che lo ha reso grande. Non potrebbe vivere lontano da qui, dalla sua città, dal suo pubblico che lo difende e lo esalta in ogni circostanza.

Edmundo vuole tornare al Vasco Da Gama

Casa dolce casa! E’ il sogno di molti giocatori chiudere la carriera laddove l’avevano iniziata, sentirsi a casa, per rivivere emozioni provate quando erano poco più che adolescenti.

E’ il sogno di Fabio Cannavaro ed Alessandro Nesta -tanto per restare in casa nostra- partiti rispettivamente da Napoli e Roma (sponda biancazzura), per cercare il successo in squadre più ambiziose, ma col cuore sempre lì, al San Paolo per il napoletano, all’Olimpico per il laziale.

E’ il sogno anche di una vecchia conoscenza del calcio italiano, ricordato più per le sue intemperanze che per la sua grandezza, sia pure indiscutibile: Edmundo, meglio noto agli appassionati come “O animal”, soprannome che la dice lunga sul suo comportamento dentro e fuori dal campo.