Maglietta pro-Speziale, Daspo per un calciatore del Cosenza

Come rovinarsi la carriera in pochi secondi. Avevamo visto molti calciatori appendere gli scarpini al chiodo per qualche sciocchezza, ma questa le batte davvero tutte. Protagonista di questa vicenda è Pietro Arcidiacono, calciatore del Cosenza, club di Serie D, che ha voluto solidarizzare con Antonino Speziale, condannato recentemente ad 8 anni di carcere per aver ucciso il poliziotto Filippo Raciti durante gli scontri in Palermo-Catania del 2007, mostrando la maglietta con la scritta “Speziale Innocente” subito dopo aver segnato un gol.

Da Giuseppe Plaitano a Matteo Bagnaresi: tutte le vittime del tifo

Il calcio miete un’altra vittima, anche se da più parti si è parlato di tragica fatalità, che poteva capitare a chiunque, in qualunque circostanza. Rimane il fatto che il corpo sdraiato sull’asfalto è quello di un tifoso del Parma e a causarne la morte è stato un pulmann di tifosi juventini. Inutile parlare di colpe, perché dai racconti degli stessi amici di Matteo Bagnaresi, si capisce che si è trattato di un incidente, uno sfortunato ed evitabile incidente.

Ma il dubbio è lecito: Matteo sarebbe morto lo stesso, se le due tifoserie non si fossero incontrate? E ancora: l’autista avrebbe fatto la stessa azzardata manovra, se non fosse stato costretto a sottrarsi dalla furia dei tifosi gialloblu? Per chi crede nel destino, la risposta è semplice, ma non venite a raccontarci che il calcio non c’entra. Resta il dolore per una vita spezzata, l’ennesima “vittima del tifo”, che va ad allungare una già lista infinitamente nutrita.

Morti stupide, avvenute in un momento che dovrebbe essere di aggregazione e che si è trasformato troppo spesso in tragedia, lasciando a terra giovani, la cui unica colpa era quella di amare e seguire la propria squadra del cuore. La serie infinita di vittime si apre nel 1963, quando in una gara per la promozione in serie B, Giuseppe Plaitano, tifoso della Salernitana, venne ucciso da un colpo di pistola sparato in aria dalla polizia. Giuseppe non era tra i facinorosi scesi in campo per protestare contro una decisione arbitrale. Era rimasto seduto in tribuna, eppure pagò con la vita l’amore per i colori granata.

Shock in Brasile: uccide il fratello durante il derby

In Italia per un derby si può arrivare agli sfottò, a fare a botte, addirittura anche a finire in ospedale. In Brasile si rischia di morire.
E’ quello che è successo domenica ad un tifoso del Palmeiras, squadra di San Paolo, durante il derby. E la cosa più tragica è stata che la mano che ha posto fine alla sua vita è stata quella del fratello.

La vittima si chiamava Roberto de Oliveira e aveva solo 24 anni. Si trovavano in casa i due fratelli a guardare il derby in televisione. Sfortunatamente Erik, il fratello minore, tifava per il Corinthians, acerrima rivale del Palmeiras, e si sa, i brasiliani sono molto calienti, a volte anche troppo, quando si tratta di calcio.