La nazionale irachena sospesa dalla Fifa

La Fifa ha momentaneamente sospeso la nazionale irachena da qualsiasi attività internazionale che riguardi il calcio, con effetto immediato. Così la squadra che, contro ogni pronostico, lo scorso anno ha alzato al cielo la coppa d’Asia, dimostrando al mondo che, almeno davanti al calcio, le diversità politiche e di razza non contano, sarà costretta a seguire l’Olimpiade di calcio da casa, e probabilmente non potrà partecipare nemmeno ai prossimi mondiali, nel 2010.

Il problema razziale però è venuto appena fuori dal campo. Infatti durante una trasferta in Thalandia, le diverse fazioni di Sciiti, Sunniti e Kurdi che componevano la nazionale dell’Iraq sono venute allo scontro, incentrato su discussioni politiche che hanno ben poco a che fare con il calcio. Ma questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Infatti il Governo iracheno si è visto costretto a sciogliere il Comitato Olimpico nazionale a causa della corruzione di alcuni suoi componenti, e non è riuscito ad eleggerne un altro in tempo, condizione fondamentale per poter partecipare alle Olimpiadi.

“Usa ’94 fu falsata”, parola di Lennart Johanson

Quando si dice “a pensar male si fa peccato, ma ogni tanto ci si azzecca“. A parlare è Lennart Johanson, ex presidente dell’Uefa dal 1990 al 2007, poi sostituito da Michel Platini. Si toglie qualche sassolino dalla scarpa il dirigente svedese, anche se con debito ritardo, non si sa mai.

Secondo Johanson, durante il mondiale di Usa ’94 si fece di tutto per aiutare il Brasile a vincere la coppa, e il principale responsabile di tutto ciò fu Joao Havelange, presidentissimo Fifa durante la manifestazione, e guardacaso, brasiliano. Non solo gli scandali di Corea e Giappone del 2002 di Moreno e soci, o gli “aiuti” alla Francia che giocava in casa nel ’98, adesso anche i verdeoro, che certo di aiuti non ne avevano bisogno, hanno i loro scandali.

Sepp Blatter: tolleranza zero per il gioco violento!

E’ ancora vivo il ricordo del fallaccio assassino di Taylor ai danni di Eduardo, che gli ha causato la frattura esposta di tibia e perone, costringendolo ad un lungo periodo di inattività (dai nove ai quindici mesi, secondo le prime ipotesi).

E proprio prendendo spunto da quell’episodio, Sepp Blatter torna a parlare del gioco violento e delle pene che dovrebbero essere inflitte a chi si macchia di simili colpe. Lo fa dalle pagine del Times e spara a zero sui giocatori violenti, che rischiano di mettere a repentaglio la carriera dei loro colleghi.

In questo momento, i takle violenti sono uno degli argomenti più importanti nel mondo del calcio e i giocatori che fanno questo genere di interventi intenzionalmente dovrebbero essere banditi per sempre dai campi di gioco.

Rischio squalifica per Materazzi

Una volta c’era Calciopoli, Moggiopoli, o come vi piace chiamarlo. Retrocessa la Juventus, ecco l’ennesimo scandalo di casa nostra. Non bastavano i bilanci truccati, i rigori inesistenti o i fuorigioco non fischiati, ad aiutare la nuova Inter ci si mette anche il regolamento Fifa.

Per evitare che i calciatori (soprattutto per un vizio tutto italiano) saltassero le amichevoli delle nazionali, inventandosi malanni che poi si rivelavano falsi, l’organizzazione mondiale del football ha introdotto una norma (artt. 75-76 delle norme organizzative interne) da qualche anno, secondo cui se un calciatore viene convocato in nazionale, ma poi dimostra che per qualche guaio fisico non può giocare la partita, non potrà nemmeno scendere in campo nel match successivo di campionato con il proprio club.

Da Fae a Cissè: le mille storie della Coppa d’Africa

Affascinante la Coppa d’Africa sia per la curiosità di vedere i passi avanti fatti nel calcio da paesi smembrati dalle squadre europee, sia per le vicende curiose che riguardano molti nazionali. Ogni squadra ha la sua piccola-grande storia da raccontare in un calcio che vede partire i talenti sin da ragazzini, per perderli a volte definitivamente.

E’ il caso per esempio di giocatori partiti giovanissimi per la Francia, a causa di vicende che riguardavano ben poco il calcio e poi fatti esordire nelle nazionali giovanili, con scarsa possibilità di giocare in seguito per il proprio Paese d’origine. Questo diceva la legge della Fifa che impediva di tornare indietro a chiunque avesse collezionato almeno una presenza con la maglia di un’altra nazionale. Alcuni sono stati fortunati come Vieira, Makelele, Desailly che sono addirittura riusciti a vincere un titolo mondiale con la nazionale francese, altri sono stati scartati e gli è stata negata di fatto la possibilità di partecipare a grandi avvenimenti e di aiutare il proprio paese che li avrebbe riaccolti a braccia aperte.

Per fortuna anche la Fifa si evoluta ed ha dato il nulla osta necessario per consentire ai giocatori africani e non solo di poter tornare a giocare con la maglia della propria nazionale.

Joseph Blatter: “Troppi calciatori stranieri”. Fine di un’ identità nazionale?

Alla fine, anche Joseph Blatter lo ha dovuto ammettere: “Serve un limite agli stranieri“.

Dopo aver assistito all’ultima partita tra Juventus ed Inter (nelle cui fila non vi era alcun giocatore italiano e solo 3 comunitari), il n.1 della Fifa si è finalmente convinto che sono necessarie nuove regole per ridare spazio ai calciatori locali, limitando il numero di stranieri per squadra ad un massimo di 5.

Questa invasione di calciatori, prelevati a basso costo dai 5 continenti su segnalazione di sedicenti talent-scout, sicuramente non ha giovato alla crescita ed alla maturazione calcistica dei nostri giovani provenienti dai vivai; infatti, spesso e malvolentieri, questi ultimi sono stati “parcheggiati” in categorie inferiori per far spazio a presunti fenomeni dal nome impronunciabile.