Pallone d’oro allenatori va a Del Bosque, ancora delusione per Mourinho e gli interisti

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Dopo l’esclusione di Milito dal gruppone dei candidati al Pallone d’Oro Fifa, e dopo l’esclusione di Sneijder dal podio, gli interisti speravano di potersi rifare, facendo valere il triplete almeno con il tecnico che l’ha ottenuto. Ed invece ancora una volta arriva l’ennesima delusione: José Mourinho arriva solo secondo, dietro Del Bosque. Se finora c’erano dubbi se assegnare il trofeo al vincitore del campionato nazionale, coppa Italia e Champions League, oppure a colui che ha portato la coppa del mondo per la prima volta in Spagna, ha forse pesato il 5-0 subìto pochi giorni fa dal Real contro il Barcellona.

Oppure a pesare, come lascia intendere oggi la Gazzetta dello Sport, è il fatto che non trattandosi più soltanto di un premio di France Football, ma avendoci messo sopra lo zampino la Fifa, sia stata valutata meglio la competizione mondiale piuttosto che quella europea. Peccato perché se il Pallone d’Oro ed il Fifa World Player si sono fusi visto che negli ultimi anni premiavano sempre gli stessi calciatori, forse quest’anno sarebbe stato diverso.

Che fine ha fatto Rivaldo?

E’ stato Pallone d’Oro e Fifa World Player. Uno degli ex fenomeni del calcio mondiale, Rivaldo ha fatto la fine di molti suoi colleghi, cioè è sparito nel nulla, o quasi. Di lui ci si ricordano le grandi annate in cui guidava da solo il Barcellona, lo sbarco a Milano tra gli squilli di tromba e la fuga dalla società rossonera in silenzio come l’ultimo dei calciatori.

Famoso anche per essersi ripreso un pò di dignità nelle 3 annate greche con la maglia dell’Olympiakos, di Rivaldo Vitor Borba Ferreira, non si è saputo più nulla. Questo molto spesso è il destino dei calciatori brasiliani. Finché giocano alla grande fanno il giro dei migliori club europei, appena superano i 30 anni navigano per il mondo in cerca di un ingaggio.

Che fine ha fatto Romario?

Il calciatore che tutti volevano (tranne l’Italia) negli anni ’90, Romário de Souza Faria, era una delle punte più forti al mondo, ma che, come il suo “antenato calcistico” Pelè non ha mai fatto fortuna in Europa. Noi italiani ce lo ricordiamo bene, quando faceva impazzire Baresi e compagni nella finale di Pasadena del ’94, nel Mondiale che, oltre alla coppa al Brasile, gli regalò anche il Fifa World Player.

Di lui sappiamo che a parte l’esplosione da ragazzino nel Psv Eindhoven e i due anni fantastici a Barcellona, per il resto in Europa è stato un fantasma. A Valencia giocò solo 6 partite e poi girò il mondo, dall’Asia agli Stati Uniti. Per lungo tempo nel nuovo millennio si è trascinato nei vari campionati con l’unico obiettivo di raggiungere i 1000 gol, raggiunti proprio come Pelè, su calcio di rigore. E poi?

Kakà: il miglior calciatore in attività

Se continua di questo passo dovrà aggiungere molti ripiani alla bacheca, per sistemare i numerosi trofei e riconoscimenti che gli vengono assegnati ogni anno. Ieri l’ennesimo Oscar del Calcio da stringere tra le mani nella cerimonia di premiazione avvenuta all’Auditorium di Milano: consacrato ancora una volta Miglior straniero del campionato italiano e Miglior giocatore assoluto.

Stiamo parlando di Ricardo Izecson dos Santos Leite, per tutti semplicemente Kakà, giocatore del Milan e della nazionale brasiliana, considerato da molti il più grande campione in attività. Cresciuto calcisticamente nel San Paolo (146 presenze e 58 gol), sembrava che dovesse arrivare in Italia per vestire la maglia del Brescia, ma l’operazione richiedeva un investimento elevato e le rondinelle si tirarono indietro. L’anno successivo finì al Milan per 8 milioni e mezzo di euro, suscitando curiosità ed ilarità a causa del suo bizzarro soprannome (Moggi diceva che uno con un nome così non avrebbe mai potuto giocare nella Juve). Ora, a distanza di quattro anni, non ride più nessuno!

Numeri di alta scuola contraddistinguono ogni sua prestazione, giocatore completo, dotato di tecnica sopraffina. Non è un attaccante puro, ma segna quanto e più di un centravanti, con tiri potenti scoccati dalla lunga distanza, ma anche con giocate di fino, con scatti e dribbing palla al piede.