Bari: 2 punti di penalizzazione e lo spettro del fallimento

Tira una brutta aria in quel di Bari, dove la parola fallimento ancora non si pronuncia, ma ce l’hanno in mente tutti. Che le cose andassero male lo si sapeva già da un po’, all’incirca dal girone di ritorno dello scorso campionato, quando gli stipendi sono stati versati con il contagocce. Ieri scadeva il tempo per versare gli emolumenti del periodo aprile-giugno 2011, e siccome i proprietari della società, la famiglia Matarrese, hanno sempre dichiarato di non avere a disposizione i 9 milioni che servivano per appianare i debiti, due banche, il Gruppo Veneto e la Banca Popolare di Bari, si erano offerte di fornire un prestito. Ma ieri è accaduto l’irreparabile.

Dopo mille peripezie l’amministratore unico Garzelli era riuscito a convincere la banche ed organizzare l’incontro, con l’appuntamento fissato nel pomeriggio. Ma né i Matarrese né i loro rappresentanti si sono presentati. Bastava una firma per le garanzie, ed invece questa non è arrivata. Risultato: due punti di penalizzazione in classifica. Ma non solo.

Bari: si rischia il fallimento?

Foto: AP/LaPresse

Una prima pugnalata alle spalle dei tifosi del Bari, che nell’ultimo anno ne hanno ricevute tante, l’ha data la cordata di imprenditori baresi che si sta piano piano defilando. De Gennaro ne è uscito, Ladisa quasi, e alla fine tutto potrebbe saltare, facendo mancare i fondi che servono per risolvere la situazione di empasse (devono essere versati 6 milioni di euro di arretrati, altrimenti si rischia grosso).

La seconda pugnalata arriva dai calciatori più rappresentativi, Barreto e Almiron, ma anche Ghezzal, Rudolf o Romero che hanno rifiutato di spalmare il proprio contratto in più mensilità e non hanno nemmeno accettato un compromesso con la società. Intanto Matarrese è costretto a destreggiarsi anche con il Comune per le pendenze sullo stadio San Nicola, e sicuramente si starà pentendo di non essere riuscito a cedere la squadra anni fa quando ne ha avuta l’opportunità.

Bologna, società messa in mora ed ora rischia il fallimento

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Le settimane che stanno per aprirsi in casa Bologna si preannunciano più dure che mai. Oggi i calciatori hanno presentato la richiesta di messa in mora della società. Il motivo è, com’è noto, il mancato pagamento degli stipendi dalla scorsa estate, da quando cioè la squadra è passata in mano a Porcedda. Marco Di Vaio, capitano dei rossoblù, ha parlato a nome di tutti, affermando che si tratta di una decisione dolorosa ma dovuta, per cui si è aspettato l’ultimo giorno per presentarla. Questa richiesta però verrà ritirata non appena un nuovo acquirente, o l’attuale presidente, presenteranno rassicurazioni finanziarie che potranno garantirgli gli arretrati.

Messa in mora significa dal punto di vista sportivo che il Bologna ora deve attendersi altri due punti di penalizzazione dopo il primo già comminato due settimane fa, ma soprattutto che, se entro gennaio non si dovesse trovare qualcuno che copre il buco di bilancio, la squadra rischia il fallimento.

Confessione Beckham: “negli Usa ho fallito”, e con il Milan la partita non è ancora chiusa

Come si dice spesso nel calcio, una partita non è finita finché l’arbitro non fischia. Ed il novantesimo della partita Milan-Galaxy, in cui la posta in palio si chiama David Beckham, potrebbe essere il famoso 9 marzo, giorno in cui, stando alle parole di Alexi Lalas, ds del club di Los Angeles, il calciatore dovrebbe tornare in America.

Dovrebbe appunto, perché nè lui nè i dirigenti rossoneri hanno intenzione di mollare. Una sua intervista, rilasciata ieri a News of the World, potrebbe mettere ancora più in imbarazzo i dirigenti americani:

Ho fallito nel campionato americano. Mia moglie si trova bene in America, così come i miei figli. E anche la mia immagine va a gonfie vele. A livello calcistico, però, devo dire che la mia esperienza negli Stati Uniti è stata un fallimento. A Milano sono felice. A Los Angeles invece no. La mia scelta, comunque, dipende anche dal volere della mia famiglia. Deciderò insieme a loro.”

Una bella responsabilità quindi, che come spesso accade per molti calciatori finisce nelle mani della consorte del calciatore. Da parte sua, Victoria in un primo momento aveva deciso di rimanere in America, ma ultimamente pare contenta della scelta di Milano. La faccenda si fa piuttosto complicata.

Liverpool a rischio fallimento, in vendita le stelle

La crisi finanziaria colpisce proprio tutto, anche il mondo del calcio. A livello mondiale, la squadra che più rischia in questo momento è il Liverpool, acquistato meno di due anni fa da due industriali statunitensi del campo delle telecomunicazioni George Gillett e Tom Hicks, e adesso a rischio fallimento.

La crisi che ha colpito tutto il mondo ha fatto eccellenti vittime, tra cui i due magnati-presidenti che hanno ricevuto una lettera da parte della RBS (Royal Bank of Scotland) in cui gli veniva intimato di rientrare nei debiti (che ammonterebbero intorno ai 400 milioni di euro) entro due mesi, guarda caso entro la prossima finestra di calciomercato. E l’unico modo per racimolare un bel pò di milioni in poco tempo è vendere i propri calciatori.

Caos societari: Avellino e Messina rischiano di non iscriversi al campionato

Nel campionato di serie B non tira una buona aria. Sarà che non viene molto calcolato dai media, o che i diritti televisivi, dopo il picco della retrocessione della Juve, sono completamente scomparsi. Fatto sta che nella serie cadetta e in C l’iscrizione di molte società per il prossimo anno è in pericolo.

Sembra momentaneamente sistemata la situazione dello Spezia, che con la retrocessione venderà i suoi migliori pezzi per salvare la società, oltre che grazie all’aiuto popolare dell’associazione “Lo Spezia siamo noi“. Molto peggio se la passano Messina e Avellino. I siciliani hanno perso il loro presidente, Franza, in maniera definitiva, dopo le dimissioni presentate qualche giorno fa. L’Avellino invece, dopo la retrocessione in C, ha visto i suoi debiti aumentare talmente tanto da mettere in difficoltà il presidente irpino.