Premier League, Manchester City ad un passo dal titolo

Ci voleva un allenatore italiano per riportare il Manchester City in vetta alla Premier League. Non bisogna cantare vittoria troppo presto, ma probabilmente sarà così perché la truppa di Mancini supera indenne la difficilissima trasferta di Newcastle. Mentre i cugini dello United affrontavano in casa lo Swansea già salvo, i bianconeri erano in piena corsa per il terzo posto che manda direttamente in Champions League. Ed infatti le due gare sono state molto diverse.

Inghilterra, Muamba in fin di vita dopo il collasso in campo

Correva il minuto numero 41 di Tottenham – Bolton, valevole per i quarti di finale di FA Cup, quando il difensore della squadra ospite Fabrice Muamba crollava a terra, non in seguito ad un contatto fisico, ma per un arresto cardiaco. La gravità della situazione è apparsa subito evidente, se è vero che i medici delle due squadre si sono precipitati in campo per soccorrere il giovane calciatore.

Premier League: festa a Manchester, allo United il campionato, al City la FA Cup

Foto: AP/LaPresse

Mancava da 35 anni un trofeo nella bacheca del Manchester City, ed anche se si tratta di quello meno ambito, sempre di trofeo si tratta. Roberto Mancini, il tanto bistrattato allenatore italiano malvisto in Inghilterra, riesce così ad interrompere il periodo buio della seconda squadra di Manchester, battendo lo Stoke City in finale e vincendo la FA Cup. La vittoria era piuttosto scontata viste le forze in campo, ma Balotelli (migliore in campo) e compagni fanno una fatica immensa a trovare il gol. La rete arriva nel finale, dopo un’azione convulsa fatta di ribattute e rimpalli, finalizzata da Touré.

Ma ad alzare il trofeo più importante d’Inghilterra ci pensano i cugini dello United con un risultato piuttosto scontato. I Red Devils infatti pareggiano contro il Blackburn e tanto basta per ottenere la matematica certezza di vincere il campionato, dando una mano anche agli avversari che rimangono a galla nella lotta per non retrocedere. Vanno in vantaggio i padroni di casa, ma un rigore piuttosto generoso, trasformato da Rooney, rimette tutto a posto.

Dennis Bergkamp: bidone o campione?

Ci fu un tempo in cui il suo nome faceva tremare le gambe ai difensori di qualunque squadra. Poi arrivò all’Inter, confermando il sospetto che voleva il club nerazzurro come rovina-campioni. E poi ancora l’Arsenal, dove la sua stella tornò a brillare ed il suo nome a far paura.

In poche righe la parabola calcistica di Dennis Bergkamp, uno dei più forti talenti che l’Olanda abbia mai partorito. Parentesi italiana a parte, naturalmente.

Nacque calcisticamente nell’Ajax, diventando da subito uno dei punti di riferimento di una squadra che all’epoca terrorizzava l’Europa intera. In sette anni è riuscito a conquistare un titolo olandese, due Coppe d’Olanda, una Supercoppa, una Coppa delle Coppe ed una Coppa Uefa, nonché, a livello personale, tre volte di fila la classifica cannonieri.

La top ten dei mister stranieri in Inghilterra

Poveri inglesi, costretti ad ammirare la kermesse continentale senza esserne protagonisti, lasciati a casa da una Croazia che invece continua a vincere.

Ma questa è storia del passato. Ora sulla panca dei Tre Leoni c’è un italiano, chiamato appositamente per risollevare le sorti di un’Inghilterra alla deriva.

Forse è la motivazione che ha spinto il Sun a stilare la classifica dei migliori tecnici giunti nel Regno Unito dall’Oltremanica, nella speranza che lo straniero porti bene. In particolare l’italiano, visto che due tecnici nostrani, Vialli e Ranieri, sono stati inseriti nella top ten.

Premier League: Manchester United campione per la 18esima volta

Niente sorprese nel campionato inglese. Il Manchester United, primo da 9 giornate, vince la Premier League come ampiamente prevedibile. E’ stato solo un bluff degli uomini di Ferguson il giocar male per far avvicinare il Chelsea e ridurre da 5 a zero i punti di distacco dai blues, perchè nell’ultima partita bastava vincere con qualsiasi punteggio per portare a casa il trofeo.

Detto-fatto. Cristiano Ronaldo (sempre lui) sblocca la partita su rigore contro il Wigan alla mezz’ora e risponde alla rete di Shevchenko che ad una manciata di chilometri di distanza aveva portato in vantaggio il Chelsea qualche minuto prima. I blues sperano, ma alla seconda rete di Giggs capiscono che non c’è più niente da fare e mollano la presa. Il Manchester è campione d’Inghilterra per la diciottesima volta.

Peter Schmeichel: monumento danese

Abile, coraggioso, possente: in tre aggettivi è raccontata la storia di uno dei più grandi portieri degli anni novanta, che tanto bene ha fatto sia con le maglie dei club in cui ha militato sia in nazionale.

Stiamo parlando di Peter Schmeichel, classe 1963 sulla carta d’identità e classe da vendere tra i pali. Nacque in Danimarca da padre polacco e madre danese e solo a sette anni riuscì ad ottenere la cittadinanza del paese in cui era nato.

Dopo varie esperienze in club minori, approdò finalmente al Brøndby IF con il quale riuscirà a conquistare quattro titoli nazionali in cinque anni, mostrando doti straordinarie, tanto da farsi notare dagli osservatori del Manchester United, che lo portarono al di là della Manica per mezzo milione di sterline.

George Best: genio e sregolatezza

Ci sono due modi per ricordare George Best: il primo vi causerà rabbia, rimorso, dolore per non aver visto questo immenso giocatore esprimere tutto il suo formidabile ed inarrivabile talento; la seconda vi porterà gioia, un’incredibile stato di estasi e la privilegiata opportunità di aver potuto ammirare uno dei più grandi artisti sportivi mai apparsi sul pianeta.

Chi lo ha visto giocare non ha dubbi: George Best è stato uno dei più forti calciatori della sua epoca, forse il più grande mai apparso sui prati verdi del Regno Unito, capace di incantare le folle e di strappare applausi. Genio nel calcio e sregolatezza nella vita, esempio da seguire solo per le imprese sportive e morto prematuramente proprio per i danni provocati dagli eccessi di alcol.

Iniziò a giocare sui campetti sterrati del suo quartiere a Belfast, nell’Irlanda del Nord, ma già a 15 anni si aprirono per lui le porte del calcio che conta. Il Manchester vide in quel ragazzino penalizzato da un fisico esile, un talento da apprezzare e far crescere.

Ruud Gullit: il tulipano nero

Treccine rasta, sorriso smagliante e battuta pronta ed efficace: è così che si presentava Ruud Gullit al calcio italiano, quando venne acquistato dal Milan di Berlusconi nel 1987. Era l’era di Arrigo Sacchi e del Milan che faceva man bassa di successi in Italia ed in Europa, con una squadra di campioni assoluti, guidati dal fantastico trio olandese.

Il “tulipano nero” proveniva dal Psv Eindoven dove aveva contribuito alla conquista di due campionati olandesi con 68 presenze e 46 reti, mettendosi in mostra fino a conquistare il Pallone d’Oro. Con queste credenziali arrivò nel club rossonero, pronto a dimostrare la sua grandezza assoluta come regista della squadra e punto di riferimento in mezzo al campo al fianco del connazionale Rijkaard. Possente fisicamente, esplosivo nella falcata, inarrestabile palla al piede, prediligeva il ruolo di trequartista, ma si adattava a giocare anche da seconda punta.

Fu subito amore con la curva rossonera e fu subito successo in campionato, nonostante l’avversaria di quegli anni si chiamasse Napoli ed il suo alter ego azzurro fosse un certo Maradona.

Premier League: Si riavvicina il Chelsea

Giornata atipica la 29esima del campionato inglese. Si è giocato in due tranche, a causa degli impegni in FA Cup, che in Inghilterra è così importante da far rinviare le partite di campionato.
E così ieri sera si è disputato il recupero della giornata con 3 scontri, più il rinvio a data da destinarsi di Manchester United-Bolton, a causa degli impegni in Uefa dei biancazzurri.

La 29esima giornata rilancia le speranze del Chelsea, che nel recupero ha strapazzato il Derby County, più che ultimo, con un punteggio tennistico. 6-1 il risultato finale con gran mattatore della serata il capitano Frank Lampard, autore di 4 gol. Forse hanno esagerato i blues nell’approfittare di un avversario evidentemente inferiore, ma forse la cattiveria agonistica che Grant gli avrà trasmesso per invogliarli a raggiungere l’Arsenal in vetta alla classifica, non gli ha permesso di avere pietà di nessuno.