La furia di Agnelli e la prossima rivoluzione juventina

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Al di là delle parole del presidente, che cerca di rinserrare le fila a dodici partite dalla fine del campionato, per la Juventus la disfatta leccese rischia di pesare grosso. Il quarto posto e la Champions League sono lontani sette punti.

Un divario proibitivo per una squadra che in questo campionato non è riuscita a vincere più di due partite di seguito. Quindi, a meno di un suicidio collettivo della Lazio, lo scenario più probabile per la Juventus del prossimo anno sarà un altro anno di purgatorio in Europa League – a meno di un crollo finale che la farebbe finire al di fuori di tutte le coppe.

Andrea Agnelli: “Vincere è nel nostro DNA”

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Andrea Agnelli non è una persona comune, per capirlo basta citare il suo primo ricordo di Juve:

Ho i pantaloni corti, sono a Villar Perosa con papà. È l’estate dell’82, ho 7 anni e l’Italia ha appena vinto i Mondiali. Andiamo su e mio padre mi chiede accanto a chi mi voglio sedere. Paolo Rossi, gli dico.

La mia impressione è che sia anche uno tosto che non rifiuta le domande scomode ma che sa rispondere a tono. Quando gli chiedono se la sua presidenza non sia la rivincita del ramo cadetto della famiglia risponde che:

Per me la Juventus è amore e passione. Sono il primo tifoso di una squadra di cui la mia famiglia è a capo da 85 anni, e il manager che sa di occuparsi di una società quotata in Borsa, con tutte le responsabilità che ne derivano.

La Juve potrebbe richiedere gli scudetti tolti

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Ventisette ottobre. E’ il giorno dell’assemblea azionisti della Juventus al Centro congressi del Lingotto di Torino. Probabilmente questa assemblea sarà ricordata perché è stata la prima del presidente Agnelli e segnerà l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione della squadra di Pavel Nedved. Con l’entrata della furia ceca, del direttore generale Beppe Marotta, dell’avvocato Michele Briamonte e di Aldo Mazzia, il Cda sarà di 11 membri – contro i 7 attuali – tutti indicati dalla Exor (l’azionista di maggioranza della Juventus).

L’assemblea è stata aperta da Andrea Agnelli, che ha subito sottolineato come la sua nomina a maggio, e quindi la sua presenza nell’assemblea rappresenti

l’unità d’intenti della nostra famiglia, la mia e di mio cugino John Elkann.