Risultati qualificazioni Mondiali 2014: pari Italia, Germania qualificata

Penultimo appuntamento delle qualificazioni ai Mondiali 2014, con diverse nazionali già passate alla fase finale ed altre che ancora sgomitano per trovare un posto sull’aereo che condurrà in Sudamerica la prossima estate. L’Italia di Prandelli – già qualificata per la kermesse brasiliana – cercava conferme in terra di Danimarca, contro una squadra che non ha ancora rinunciato al pass per il mondiale.

Italia – Danimarca 3-1, video e interviste

Continua la marcia trionfale dell’Italia verso i Mondiali 2014, in programma in terra brasiliana. Nell’ultimo impegno – prima della lunga sosta invernale – gli azzurri battono la Danimarca e consolidano il primato nel Gruppo B, portandosi a quota 10. Il vantaggio della nazionale italiana arrivava al minuto numero 33 della prima frazione di gioco, quando Montolivo approfittava di un colpo di tacco di Balotelli per battere Andersen.

Euro 2012, i convocati della Danimarca

La Danimarca è convocata all’esame di maturità. Dopo aver superato brillantemente, anche forse meglio del previsto, il girone di qualificazione, ora è chiamata a mostrare al mondo quanto questa squadra sia cresciuta. Negli ultimi anni i danesi non hanno avuto mai grandissime squadre ma se la sono cavata sempre con qualche buon calciatore di livello internazionale. Quest’anno invece i buoni giocatori non mancano, ma manca il fuoriclasse. Ma nel complesso i danesi sono una squadra davvero temibile.

Danimarca – Giappone 1-3 – Mondiali 2010

Va in archivio anche il gruppo E del mondiale sudafricano, con Danimarca e Giappone chiamate a giocarsi il passaggio del turno nell’ultima e decisiva gara. Meglio gli europei nei primissimi minuti di gioco, con un buon possesso palla, che però non portava pericoli verso la porta avversaria.

Ma era il Giappone ad avere l’occasione migliore al minuto numero 12, grazie a Matsui, che però trovava l’opposizione del portiere danese. Ancora nipponici vicini al gol un minuto più tardi, quando Hasebe sfiorava l’incrocio dei pali. La Danimarca rispondeva con Tomasson che sfiorava il palo con una gran bella conclusione. Ma al 18′ i danesi capitolavano: punizione del solito Honda e Sorensen battuto non senza colpe.

Camerun – Danimarca 1 – 2 – Mondiali 2010

A differenza di quasi tutte le partite di questo Mondiale, Camerun-Danimarca si può definire finalmente una partita divertente. Le due squadre si affrontano a viso aperto, sapendo che una sconfitta significherebbe eliminazione, ed anche un pareggio sarebbe molto rischioso. Ma purtroppo per la nazionale africana, è lei la prima a salutare il torneo con una giornata d’anticipo, dato che la seconda sconfitta su due partite non le dà più speranza di proseguire.

Olanda – Danimarca 2 – 0 – Mondiali 2010

Si aspettavano tanto spettacolo da questa partita, ed i tifosi non sono rimasti delusi. Olanda-Danimarca sembra giocarsi due volte, con un primo tempo orribile ed un secondo ad alto livello di spettacolo. La tattica dei danesi è semplice: limitare i danni contro l’Olanda, magari strappando un punto, per poi guadagnare la qualificazione nelle prossime due partite.

Gli oranje invece non ci stanno, e vogliono confermare il punteggio pieno nel girone di qualificazione anche qui al Mondiale. Il primo tempo rispecchia i valori in campo, con gli uomini di Van Marwijk che dominano e i danesi che tentano qualche sortita in contropiede, senza mai rendersi pericolosi.

Mondiale 2010: conosciamo la Danimarca

Una delle nazionali più rispettabili degli ultimi anni è risultata assente ingiustificata nelle ultime due uscite internazionali più importanti, il Mondiale del 2006 e l’Europeo 2008. Ma la Danimarca sembra aver superato questo periodo buio della sua storia, e vuol rifarsi in Sudafrica.

Questa voglia di riscatto nasce anche dal rinnovamento della rosa, la quale a parte il capitano, l’ex milanista John Dahl Tomasson, e pochi altri “vecchietti”, è stata ricostruita con tanti giovani, i quali oggi sono tra i più interessanti d’Europa. La nazionale danese ha sicuramente un futuro luminoso davanti a sé, ed il primo tassello di questa rinascita l’ha ottenuto durante la qualificazione a questo mondiale, ottenuta senza mai cali di tensione nel girone più equilibrato d’Europa, il girone A che comprendeva anche Portogallo e Svezia.

L’onestà di Van Basten ci eviterà il biscotto?

La storia si ripete. Dopo Euro 2004 ed il biscotto servitoci caldo caldo e impacchettato dall’accoppiata Svezia-Danimarca, ci ritroviamo ancora una volta nella condizione in cui non basta fare il nostro dovere e battere la Francia, ma sperare che su un altro campo qualcuno dimostri la propria sportività e si giochi fino in fondo la partita.

Oggi sui giornali non si parla d’altro. Il biscotto recita un ruolo da assoluto protagonista, rubando la scena alle valutazioni sulla gara di ieri. E come d’abitudine più che concentrarci sulla gara dell’anno, siamo tutti presi a guardare in casa altrui, avanzando sospetti di combine o di scarso impegno da parte di un’Olanda già qualificata, che avrebbe la possibilità di estromettere in sol colpo i campioni del mondo ed i vice-campioni.

Domenech ha detto la sua, ma si sa, lui più che degli uomini si fida delle stelle e non può credere che gli orange mettano in campo contro la Romania la stessa voglia di successo dimostrata nelle prime due gare.

Michael Laudrup: un danese di classe

Ancora un numero 10 di grande talento su queste pagine, uno dei più eleganti che abbiano mai calcato i campi del nostro Paese, Michael Ludrup, danese tutto classe ed inventiva, che molti cuori ha fatto trepidare tra gli amanti del bel calcio.

Ha vinto molto durante la sua lunga carriera, pur mancando l’appuntamento con la storia nel 1992, quando la sua nazionale andava a fregiarsi del titolo di Campione d’Europa, nonostante la sua assenza.

Così va il calcio e Michael ha avuto ben poco di cui pentirsi, convinto com’era delle sue ragioni che lo avevano allontanato dalla maglia biancorossa della Danimarca, a causa di divergenze con l’allenatore Richard Møller Nielsen.

Storia degli Europei: Portogallo 2004

Ultimo appuntamento con la storia degli Europei di calcio, prima di dedicarci ampiamente alla manifestazione della prossima estate che ci vedrà scendere in campo da favoriti, nonché Campioni del Mondo in carica (come suona bene!).

Ci occupiamo oggi dell’Europeo 2004, organizzato dal Portogallo e vinto da una sorprendente Grecia proprio sui padroni di casa, che già pregustavano il dolce sapore del successo davanti ai propri tifosi.

Ancora un appuntamento amaro per i colori azzurri, nato sotto una cattiva stella e concluso ancora peggio, non solo per nostro demerito. La Nazionale era affidata a Giovanni Trapattoni, ancora sulla panchina azzurra, nonostante la figuraccia al Mondiale nippo-coreano. Già alla partenza della squadra per il Portogallo, le critiche verso il mister occupavano le pagine di tutti i giornali sportivi e non. Motivo? L’esclusione di Alberto Gilardino, sostituito da Alessandro Del Piero (com’è strano il calcio: quest’anno il capitano bianconero si trova sulla sponda opposta del fiume).

Peter Schmeichel: monumento danese

Abile, coraggioso, possente: in tre aggettivi è raccontata la storia di uno dei più grandi portieri degli anni novanta, che tanto bene ha fatto sia con le maglie dei club in cui ha militato sia in nazionale.

Stiamo parlando di Peter Schmeichel, classe 1963 sulla carta d’identità e classe da vendere tra i pali. Nacque in Danimarca da padre polacco e madre danese e solo a sette anni riuscì ad ottenere la cittadinanza del paese in cui era nato.

Dopo varie esperienze in club minori, approdò finalmente al Brøndby IF con il quale riuscirà a conquistare quattro titoli nazionali in cinque anni, mostrando doti straordinarie, tanto da farsi notare dagli osservatori del Manchester United, che lo portarono al di là della Manica per mezzo milione di sterline.

Storia degli Europei: Svezia 1992

Estate 1992. Otto nazionali a correre e sudare sui campi di allenamento, per l’invidia del resto d’Europa non qualificato per la fase finale dei Campionati Europei. Invidia si, ma anche la voglia di godersi le meritate vacanze dopo un anno di duro lavoro. Tra le invidiose, ma anche ormai rilassate, la Danimarca, arrivata seconda nel proprio girone e quindi fuori dalla lista delle otto regine.

Ma in quell’anno in Europa non si parlava solo di calcio e la guerra in Jugoslavia occupava le prime pagine dei giornali, influendo purtroppo anche sul mondo dello sport. La nazionale jugoslava venne così estromessa dalla manifestazione continentale a favore della Danimarca, richiamata in gran fretta a giocarsi le sue chances.

In realtà i danesi avevano ben poche possibilità di approdare al turno successivo e molti dei giocatori di quella nazionale, con la testa già alle vacanze, furono anche infastiditi dalla chiamata del tecnico. Poco male, c’erano tre partite da giocare e poi si sarebbe tornati al sole delle spiagge. Ma non andò proprio così.

Storia degli Europei: Germania Ovest 1988

1988: ancora la Germania Ovest a legare il proprio nome alla manifestazione continentale più importante a livello di nazionali. Stavolta come paese ospitante e quindi esentata dalla qualificazione, conquistata di diritto.

La formula è ancora quella sperimentata otto anni prima durante gli Europei italiani, con 31 squadre divise in sette gironi, da ognuno dei quali uscirà una sola qualificata. Immancabili le sorprese al termine della prima fase, prima fra tutte l’eliminazione della Francia campione in carica, ormai orfana di Platini, che nel frattempo aveva detto addio alla Juventus ed alla nazionale.

Anche il Belgio a sorpresa non riuscì a strappare il biglietto per la fase finale, dimostrando che il quarto posto, conquistato ai mondiali messicani di due anni prima, era stato solo un fuoco di paglia.

Storia degli Europei: Francia 1984

A 24 anni dalla prima edizione, è ancora la Francia la nazione incaricata di organizzare la fase finale del Campionato Europeo del 1984, con il vantaggio questa volta di non doversi sudare la qualificazione, essendo ammessa di diritto. Sulla panchina dei transalpini c’era Michel Hidalgo, che poteva contare su stelle del calibro di Six, Lacombe, Giresse, Tigana e, soprattutto Platini.

Ampiamente favorita per la vittoria finale, dunque, alla pari con l’Italia di Bearzot, Campione del Mondo nei Mondiali spagnoli di due anni prima. Ma, almeno per quanto riguarda gli azzurri, le previsioni della vigilia vennero completamente capovolte durante un girone di qualificazione non proprio irresistibile.

La formula della competizione era la stessa di quattro anni prima: 31 squadre divise in sette gironi, con le prime di ogni girone che avevano accesso alla fase finale. L’Italia venne sorteggiata nel Gruppo 5 insieme a Cecoslovacchia (che l’aveva battuta ai rigori nel 1980), Romania, Cipro e Svezia. La squadra azzurra era grossomodo quella di Spagna ’82, ma evidentemente non aveva più fame di successi, visto che l’unica vittoria la ottenne in casa contro la modesta Cipro.