Spagna, il Real mette lo sgambetto al Barça: niente Bernabeu per la Coppa del Re

La Coppa del Re, l’equivalente della Coppa Italia in Spagna, è arrivata all’ultima fase. In quell’occasione si affronteranno Barcellona ed Altetico Bilbao. Fin qui nulla di strano se non fosse che al momento della decisione su quale stadio potesse essere scelto per disputare la finale, a sorpresa il Real Madrid ha cancellato il nome del Santiago Bernabeu tra i papabili.

Non che fosse una regola fissa, ma storicamente ogni volta che né il Real Madrid né l’Atletico Madrid arrivavano alla finale, questa partita veniva disputata nella Capitale spagnola. Ma la rivalità tra i blancos ed i blaugrana, che quest’anno ha toccato livelli storici ed è stata acuita dall’eliminazione del Real proprio per mano del Barça, ha portato la dirigenza madrilena a chiudere il proprio stadio alla finale.

Clasico in Coppa del Re: Barcellona – Real 2-2

Non è destino, Mourinho non riesce a superare Guardiola nel Clasico, ma almeno questa volta gli va dato atto di averci provato. La gara di ritorno di Coppa del Re tra Barcellona e Real Madrid riparte dal 2-1 per i blaugrana ottenuto al Bernabeu.

Questa volta Mourinho, nonostante si giochi sul difficilissimo Camp Nou, decide di non fare le barricate come all’andata in cui aveva schierato 6 giocatori difensivi, ma commette l’errore contrario, e cioè inserire tutti i giocatori offensivi, con Higuain di punta, Ronaldo, Ozil e Kakà alle sue spalle, e Xabi Alonso e Diarra a fare da diga propositiva. Il Barcellona scende in campo con la formazione tipo, anche se dalla panchina sarebbe in grado di costruire un’altra formazione titolare che quasi non farebbe rimpiangere Messi e compagni.

Clasico in coppa del Re, vince ancora il Barça

Non c’è nulla da fare per Mourinho, evidentemente deve lasciar stare gli scontri diretti e concentrarsi su altro per poter vincere qualcosa nella Liga. Nemmeno un Barcellona con qualche defezione si riesce a battere, e ciò significa che la squadra di Guardiola è troppo più forte del Real. L’occasione del nuovo Clasico è la sfida di coppa del Re, valida per i quarti di finale disputata al Bernabeu.

Mourinho sceglie di affrontarla con uno schema tutto nuovo: tutta difesa e palla a quei tre attaccanti (Ronaldo, Benzema, Higuain) che qualcosa inventeranno, mentre Guardiola lascia a casa Valdes che in campionato aveva regalato il gol del momentaneo 1-0 ai blancos per schierare Pinto, e si copre un po’ di più con 4 difensori bloccati dietro, senza le solite scorribande sulle fasce, ed un centrocampista in più, spostando Fabregas ad esterno sinistro, anche se le intenzioni sono quelle di mantenere maggiore equilibrio.

Guardiola: se vinco solo la Liga è un flop

Foto: AP/LaPresse

Alla guida del Barcellona ha vinto praticamente tutto ed ora non accetta che il suo operato venga messo in discussione dopo una sconfitta, seppur pesante. Lui è Pep Guardiola, uscito sconfitto dalla sfida con Mourinho nella finale di Coppa del Re e criticato da una parte di stampa. L’allenatore dei blaugrana non ci sta e difende le proprie ragioni, usando l’ironia:

Vincere solo la Liga sarebbe un disastro, un flop. Bisognerebbe cambiare allenatore, presidente e giocatori: è finito un ciclo.

Al Siviglia la Coppa del Re

Atletico Madrid – Siviglia 0-2 C’era il pubblico delle grandi occasioni al Camp Nou di Barcellona per assistere all’ultimo atto della Coppa del Re, competizione particolarmente sentita in terra di

Rivaldo: un fenomeno, ma non per tutti!

La maglia numero 10, quella più ambita, più desiderata, quella che più fa sognare i tifosi, scatenando appalusi. Nel’immaginario collettivo è la maglia dei calciatori di maggior talento, ma anche di quelli destinati a non veder riconosciuto pienamente il proprio valore. Non sempre, ma spesso.

E’ il caso di Rivaldo, considerato da molti come uno dei più grandi campioni che abbiano mai calcato un campo di calcio, e da altri come un’emerita mezza cartuccia, arrivato in alto solo grazie ad una buona dose di fortuna.

In realtà il primo Rivaldo, quello che correva dietro ad una palla nel club brasiliano del Santa Cruz, era tutt’altro che un fenomeno e, complice anche un fisico debole e mingherlino, finiva spesso per scaldare la panchina. Una specie di palla al piede per i dirigenti che non sapevano proprio come liberarsi di quel peso morto.

Liga: il Barça si ferma ancora, ora il Real è a +9

Due notizie per il Barcellona, una buona e una cattiva. La buona è che, dopo 2 mesi di infortunio, si è rivisto Leo Messi calcare i campi di gioco, anche se per soli 20 minuti. La cattiva è che questo non è proprio l’anno giusto, e anche una squadra di bassa levatura come il Recreativo Huelva può fermare i fenomeni blaugrana.

Nell’anticipo di sabato partono forte i catalani, che senza Henry, Ronaldinho e Krkic fermi per infortunio, e Messi in panchina, si affidano al solo Eto’o che non perdona: gol dopo appena un minuto. Sembrava che il Barça potesse ottenere una vittoria facile, e come è già successo più volte in questo campionato, si adagia sugli allori, tanto da subire un gol (fantasma, visto che la palla non aveva varcato completamente la linea) di Ruben a 5 minuti dall’intervallo. Rijkaard suona la carica negli spogliatoi, e appena tornati in campo Eto’o bissa con un bolide da campioni. Vittoria acquisita? Neanche per sogno, perchè i blaugrana sbagliano l’impossibile, e ancora Ruben li castiga, per il 2-2 che toglie tutte le velleità scudetto al Barcellona.

Ronaldinho comprato dal fratello, Cannavaro&Co in vendita!

Stampa spagnola scatenata in questi giorni e non solo per la vittoria della nazionale su una delle squadre favorite per la conquista dell’Europeo, ma anche sulle questioni di mercato che riguardano i due club più blasonati della Liga.

In casa Barcellona tiene banco da tempo immemorabile la vicenda Ronaldinho, dato per sicuro partente già lo scorso gennaio e poi rimasto (malvolentieri) in Catalogna. Lo voleva il Chelsea, pronto a sborsare 14 milioni di euro all’anno per assicurarsi le sue prestazioni, ma il club si oppose al trasferimento. Ora però la situazione è precipitata ed i continui capricci del brasiliano avrebbero convinto la società ad abbattere il costo del cartellino (120 milioni di euro), per facilitare la sua partenza.

Il presidente Laporta continua a negare questa possibilità, ma la maglia numero 10 del Barca sarà indossata da qualcun altro nelle prossime stagioni. Il Chelsea è sempre in pole position per l’acquisto del giocatore, anche se negli ultimi giorni si è fatta avanti un’altra ipotesi che creerebbe un precedente nel mondo del calcio. Secondo il quotidiano Marca, infatti, Roberto de Assis, fratello-procuratore di Ronaldinho, nonché proprietario del Porto Alegre, potrebbe avvalersi di una norma Fifa e comprare il cartellino per 16 milioni di euro, per poi rivenderlo al miglior offerente per almeno 40 milioni netti.

Juan Manuel Mata: il nuovo Raul

L’erede di Raul? Forse, ma a 19 anni è meglio far crescere un ragazzo senza investirlo di pesanti eredità da sopportare. In realtà quello che andiamo a proporvi oggi come volto nuovo poteva far pensare di ripercorrere le orme del suo mito, essendo cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Real, dove si è fatto apprezzare per bel gioco e gol.

Stiamo parlando di Juan Manuel Mata, classe 1988 e talento da vendere, in attesa del grande passo verso lidi più prestigiosi. Certo, per ora non può lamentarsi, essendo stato acquistato dal Valencia, ma uno come lui, che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Raul in cameseta blanca, non può accontentarsi di una sistemazione così poco ambiziosa.

E Juan Manuel ambizioso lo è, potete scommetterci, basti pensare che ha rifiutato l’offerta del Real, considerandola troppo esigua rispetto al suo talento, e se ne è andato a parametro zero, sbattendo la porta. Carattere duro per uno della sua età, forse anche un po’ presuntuoso, ma molto dipende dall’ambiente in cui è cresciuto.

Santiago Bernabeu: la fabbrica dei sogni

Battiti a mille e occhi arrossati nel nominare quello stadio, che tanta fortuna portò alla causa italiana nel 1982. Era l’Italia di Zoff e Scirea, di Rossi capocannoniere e di Conti miglior giocatore del mondiale, dei baffi tagliati di Gentile e dell’urlo di Tardelli, di Bearzot e Pertini avversari a carte nel viaggio di ritorno verso casa.

Quanti ricordi legati a quello stadio, il cui nome è rimasto impresso nella memoria dei tifosi quasi fosse il dodicesimo della formazione messa in campo nella notte magica di Madrid. Ma passiamo oltre, per evitare che i ricordi ci prendano la mano e si finisca per parlare solo del trionfo mondiale e della Germania annientata, ma vi assicuro che su queste pagine ci sarà un capitolo dedicato ai ricordi ed alle emozioni di quella sera.

Ripartiamo dal titolo e dalla “fabbrica dei sogni”, definizione azzeccata di Alfredo Di Stefano, che al Bernabeu aveva alzato diversi trofei negli anni d’oro del Real.

Frédéric Kanouté: Pallone d’Oro africano e campione nella vita!

Tra i due litiganti, il terzo gode, recita il proverbio, che mai come in questo caso sembra azzeccato. L’assegnazione del Pallone d’Oro africano pareva infatti una questione a due tra l’ivoriano Drogba ed il ghanese Essien, che tanto bene stanno facendo con la maglia del Chelsea.

Invece a sorpresa, ma non troppo, il riconoscimento è andato a Frédéric Kanouté, attaccante maliano con passaporto francese, attualmente in forza al Siviglia, che nel suo piccolo stabilisce un record, essendo il primo calciatore nato in Europa ad aggiudicarsi l’ambito trofeo.

E chissà se qualche anno fa, quando gli chiesero di scegliere per quale Nazionale giocare, si sarebbe mai aspettato di poter ricevere il premio più importante del calcio africano a livello individuale! Una scelta di vita, quella di giocare per il Paese dei sui genitori, che è stata ben ripagata, anche se c’è da ammettere che il ragazzo merita ampiamente tutti gli onori che gli vengono resi.