L’esonero di Zeman tra critiche, applausi ed ironia

La notizia era nell’aria da diverse settimane, forse da mesi, con una parte degli addetti ai lavori che si divertiva a scommettere sulla data dell’esonero. Zdenek Zeman lascia la panchina della Roma, per buona pace di coloro che non avevano mai creduto nelle capacità del boemo di allenare una grande squadra o comunque una compagine che vuole tornare tra le protagoniste del calcio italiano. Subito dopo la dipartita (sportiva) del tecnico giallorosso si sono scatenate reazioni più o meno critiche verso la scelta della società, a cominciare da quelle stizzita di Carletto Mazzone, che parla di incompetenza da parte del club.

Mazzone: la Roma arriverà dietro alla Lazio

La nuova Roma non convince un tifoso doc come Carletto Mazzone, che dall’alto della sua esperienza critica le scelte della nuova società, specie quella di mettere alla guida dei giallorossi un allenatore giovane come Luis Enrique:

Sono ottimista, ma c’è sicuramente molto da lavorare. Luis Enrique a mio parere è ancora troppo giovane. Ma non è il solo, un altro esempio è Leonardo. C’è bisogno di tempo, fare esperienza è un pregio per gli allenatori non un difetto. Una piazza come Roma è difficile da sopportare soprattutto per un giovane. Non so se Roma avrà la pazienza di attendere questo ragazzo, che ha il vantaggio di aver imparato da Guardiola, ma che ha bisogno ancora di fare esperienze. La gavetta è importante e fare l’allenatore è difficile.

Mazzone: mai allenato un gay

Ci sono i gay nel mondo del calcio? Sì, a sentire l’opinione del giornalista Paolo Colombo, che dichiara di aver avuto rapporti con calciatori di club importanti come Milan e Juventus. I nomi non verranno mai fuori, ma intanto c’è chi, come Carlo Mazzone ad esempio, è pronto a giurare di non essere mai venuto a conoscenza dell’omosessualità di un calciatore:

Vi do la mia parola d’onore, non ho mai sospettato di un gay dentro gli spogliatoi. Io ho girato molti spogliatoi, voi conoscete la mia sincerità, la mia schiettezza, la mia lealtà. Io ho vissuto in questo mondo dove c’è il passaparola tra noi colleghi. Quello che ho sentito dire dà i brividi. Per carità, non voglio penalizzare i gay o rilasciare giudizi pesanti su di loro, però voglio smentire categoricamente che ci siano gay nelle squadre di calcio che io ho avuto il piacere e l’onore di guidare.

Sor Carletto, ma che scherzi fai?

E’ uno dei personaggi più amati del calcio italiano, per quella sua capacità di parlar chiaro e di dire sempre  ciò che pensa, non nascondendosi dietro frasi di circostanza o falso perbenismo. In più ad aumentarne la simpatia c’è quel modo di esprimersi in dialetto romanesco, con tanto di frasi tipiche da tradurre per chi è geograficamente lontano dalla zona della capitale.

Naturalmente parliamo di Carlo Mazzone, per tutti il Sor Carletto, uno degli allenatori più apprezzati nel circuito nazionale. Stavolta a far parlare, però, non è una sua battuta al veleno o una simpatica uscita su questo o quel giocatore, ma i suoi guai fisici, che l’altra notte lo hanno costretto al ricovero in ospedale.

L’allarme è scattato intorno alle 4 del mattino, quando Mazzone è stato svegliato da forti dolori al torace, tali da costringerlo a rivolgersi al 118. All’arrivo dei sanitari, poi, l’allenatore è stato sottoposto ad elettrocardiagramma ed è stato deciso il ricovero in ospedale.

Carletto Mazzone: mai detto che vado in pensione!

E’ uno di quelli che quando non c’è, ne senti la mancanza, anche se non fai il tifo per la sua squadra, anche se sei lontanto anni luce da quel suo modo di concepire il calcio e la vita stessa.

Romano de Roma, non ha mai nascosto le sue simpatie, anzi, la sua fede per i colori giallorossi, a costo di attirarsi le antipatie di molti. Ma Carlo Mazzone è così, senza peli sulla lingua, uno di cui solitamente si dice “o si ama o si odia”. Ammirato dai più, almeno da quelli che amano la verità e la trasparenza, perché, se c’è un pregio che gli si deve riconoscere, è proprio quello di non mandarle a dire, di mettere il prossimo di fronte alla verità, qualunque essa sia.

Un uomo schietto, di cui il calcio sente la mancanza da quando non lo si vede più agitarsi la domenica su una panchina, urlare contro gli arbitri, che spesso lo mandavano negli spogliatoi prima del previsto, o prendersela con la curva avversaria che lo insultava a gran voce dal primo all’ultimo minuto.

Roberto Baggio: il più grande del calcio italiano

Ho visto giocare Maradona, Zico, Platini e Zidane, ancora oggi ammiro le prodezze di Ronaldinho e Messi, di Kakà e Totti, ma mai nessun calciatore è riuscito a farmi innamorare quanto Roberto Baggio. Non avevo occhi che per lui su quel rettangolo verde e, pur riconoscendo che qualcuno dei fenomeni sopracitati (forse uno) era più forte di lui a livello tecnico, per me è sempre stato il migliore.

Ricordo ancora il giorno in cui firmò il contratto che sanciva l’addio alla mia squadra del cuore e quel poster staccato dal muro e ripiegato mestamente in un cassetto, dove ancora oggi riposa a ricordarmi un passato di tifosa scatenata.

Perdonatemi l’amarcord, ma, quando si parla di Baggio, la mente viaggia e il movimento della mano sulla tastiera diventa quasi automatico: troppi ricordi, troppe emozioni, ma anche polemiche infinite con chi non lo amava quanto me e si permetteva di criticare il più grande calciatore italiano di tutti i tempi.