Top 50: i mali del calcio moderno

C’era una volta il calcio: così comincia l’articolo pubblicato ieri dalla Gazzetta dello Sport, che a sua volta riporta una classifica stilata dal Times Online sulle 50 cose che hanno contribuito a peggiorare il gioco più bello del mondo negli ultimi anni.

Già, c’era una volta il calcio e più volte su queste pagine ne abbiamo celebrato il funerale, ricordando le emozioni che ci regalava tempo addietro, quando si conoscevano a memoria le formazioni (rigorosamente dall’1 all’11) ed il business era considerato futurismo.

Di quel calcio rimane il ricordo di chi lo ha vissuto, la nostalgia di quanti credevano nelle bandiere e nell’illusione che dietro quel pallone che rotola c’erano solo 22 uomini pronti a tutto pur di raggiungere la vittoria. Ora, ahinoi, c’è molto di più. Il calcio ci viene portato direttamente in casa a qualunque ora del giorno e della notte, le bandiere sono scolorite ed il businnes ha preso il sopravvento sull’intero pianeta pallonaro. A chi dare la colpa?

La storia del calcio: dal 2500 a.C. alla Football Association

Inizia oggi la nuova rubrica di CalcioPro sulla storia del calcio, in cui, tra cenni storici e metodologici, tratteremo nascita, sviluppo e caratteristiche, dello sport più bello e appassionante del mondo. In questa prima parte ci concentreremo su alcuni cenni storici.
Il 26 ottobre 1863 nasce la FA o Football Association. L’atto ufficiale viene elaborato da undici dirigenti di club londinesi, nella Freemason’s Tavern sulla Great Queen Street, rione di Holborn.

Maldini non pensa più al ritiro

Una frase che si sente spesso dire tra tifosi, in questo calcio moderno, è che non esistono più le bandiere. In effetti basta poco per un calciatore cambiare maglia. Basta che gli si offra un milione di euro in più di contratto, e decine di anni di militanza con una maglia vanno a finire nel dimenticatoio.
Ma come al solito le eccezioni ci sono sempre. La più lampante è Paolo Maldini, 39 anni (40 a giugno), di cui 24 nel Milan ad alti livelli, e strisce rosse e nere cucite sulla pelle.

Lo scorso anno Paolone dichiarò:”voglio vincere la Champions e poi mi ritiro“. Riuscì nel suo intento e disse:”voglio vincere il mondiale per club – unico trofeo che ancora non aveva messo in bacheca, visto che era alla prima edizione – e mi ritiro”.
Riuscì anche in questo caso, e a questo punto come terminare al meglio la sua ultima stagione, se non con la sua nona finale di Champions?
Ci aveva pensato Paolo, ma poi quella maledetta sera del 4 marzo i ragazzini dell’Arsenal gli hanno rovinato il sogno. Forse segnale delle nuove generazioni che prendono il posto di quelle vecchie.