Olimpiadi 2008: l’Italia è fuori!

Volevamo evitare di incontrare il Brasile nei quarti di finale. Troppo forte la squadra di Dunga per poter sperare di eliminarla in una gara di qualificazione. Meglio più in là, magari in finale, dove le motivazioni possono contare ancor più del talento. E poi, a dirla tutta, la nazionale azzurra aveva ben impressionato nel proprio girone, rifilando tre gol ad Honduras e Corea del Sud e pareggiando con il Camerun. Missione compiuta e Brasile evitato, ma non tutto è andato come si sperava alla vigilia.

La voglia di medaglia della nazionale olimpica di Pierluigi Casiraghi si è bruscamente fermata ai quarti di finale. Stavolta l’avversaria non si chiamava Honduras né Corea del Sud e neppure Camerun, che, seppur temibile, era apparso timoroso di prenderle e di venire eliminato. Stavolta l’avversaria si chiamava Belgio e sin dall’inizio ha dimostrato di tenere bene il campo e di giocarsi tutte le chances di passaggio del turno.

E dire che le premesse per far bene c’erano tutte, con l’Italia che conquistava subito un rigore per un fallo subito da Acquafresca, con l’aggravante dell’espulsione del difensore avversario. In 11 contro 10, i nostri ragazzi avrebbero potuto controllare e giocare di rimessa, ma la sfortuna ci ha messo lo zampino ed il Belgio si vedeva regalare un gol molto dubbio su tiro di Dembele. Ed alla fine del primo tempo arrivava anche la beffa del raddoppio belga con un tiro dal limite di Mirallas.

Mister, un Del Piero così merita la maglia!

Un destino nel numero, quel dieci che si porta sulle spalle e che molti dicono non gli appartenga. Ha vinto tutto in carriera. Di tutto e di più. Ha segnato e fatto segnare. è caduto nell’inferno più buio di un infortunio che poteva costargli la carriera, si è rimesso in piedi e, dato ormai per finito, ha ricominciato a macinare gol, assist, spettacolo e magie, con l’umiltà che appartiene solo ai grandi campioni.

Dicevamo però un destino nel numero e Del Piero spesso è stato considerato un nove e mezzo (così lo definì Platinì) e messo fuori posizione, lì dove non ama giocare.

Ha riconquistato la Nazionale a suon di gol, imponendosi negli ultimi due anni come il miglior bomber italiano, prima in serie B, poi ripetendosi nella massima serie. Una quarantina di reti in due stagioni: quante altre nazionali si possono permettere di schierare un attaccante di questo livello? Eppure Del Piero non viene schierato, è confinato lì in panchina con un titolo che sa di beffa, capitano non giocatore. Ma che senso ha?

Euro 2008: diamo i numeri!

Un’ora ragazzi! Manca solo un’ora al fischio di Rosetti, che darà ufficialmente il via alla tredicesima edizione del Campionato Europeo di calcio. Sale la febbre per l’emozionante torneo che ci terrà incollati davanti alla tv per i prossimi venti giorni (o poco più), nella speranza che la nostra Italia riesca a regalarci ancora delle emozioni forti.

Non sapete come ingannare il tempo in questi sessanta minuti? Beh, intanto potete spendere qualche istante per gustarvi questo articolo che tenta di mettere insieme i numeri delle edizioni passate e qualche cifra di quella attuale.

48 sono gli anni passati dalla prima gara dell’Europeo 1960, che vedeva scendere in campo solo 4 nazioni pronte a giocarsi semifinali e finali. Dal 1980 le squadre partecipanti alla fase finale divennero 8, per poi passare alle 16 attuali dal 96 in Inghilterra.

Luciano Castellini: il giaguaro!

E’ stato uno dei più grandi portieri italiani, eppure spesso non viene inserito nella lista dei migliori numeri uno. Uno strano destino quello di Luciano Castellini, che fece grande il Torino prima ed il Napoli poi nel corso degli anni ’70-’80 con le sue parate impossibili.

Lo chiamavano il giaguaro per quel suo modo di saltare da un palo all’altro della porta con scatto felino e riflessi impressionanti. Molto scenografico nelle uscite e nelle prese al volo, era il padrone indiscusso dell’area piccola e capace di muovere la difesa come pochi altri al mondo.

Mosse i primi passi da professionista nel Monza in serie B, esordendo in una gara con il Como persa per 5-0. Il suo destino sembrava segnato: mai più i tifosi avrebbero voluto vedere tra i pali un portiere che si faceva bucare con tanta facilità. Si accomodò dunque in panchina per il resto della stagione, finché a cinque giornate dal termine, il titolare subì un infortunio e Castellini venne chiamato a sostituirlo.

Italia-Belgio: promossi e rimandati

E’ un’Italia vivace quella che si appresta a partire per il ritiro austriaco di Baden. Certo qualche imperfezione c’è, ma bisogna considerare che i ragazzi sono insieme da meno di una settimana e che il carico di lavoro di questi giorni si è fatto sentire soprattutto nella ripresa.

Niente paura però, perché la convinzione nei propri mezzi è apparsa subito evidente al Franchi di Firenze e se non ci fermeremo ad ammirarci troppo allo specchio, siamo certi di poter disputare un buon Europeo, onorando al meglio la maglia.

Non è ancora il momento dei bilanci, anche se qualche voto qua e là possiamo cominciare a darlo, nella speranza che la squadra cresca nella condizione e nella messa a punto di certi schemi, che possono tornare utili durante il torneo. Da questo punto di vista Totò Di Natale sembra già essere entrato in clima Europeo, andando a segno per ben due volte e dimostrando che l’attacco azzurro non può prescindere dalla sua presenza.

Storia degli Europei: Belgio-Olanda 2000

Penultimo appuntamento con la storia degli Europei di calcio prima di tuffarci pienamente nella kermesse continentale della prossima estate che ci vedrà impegnati in Austria e Svizzera. Ancora due nazioni a fare da teatro all’importante manifestazione, per la seconda volta nella storia dopo Euro 2000, giocatosi in Belgio ed Olanda.

Amaro ricordo per i colori azzurri, giunti fino all’epilogo e con le mani già sulla Coppa e poi beffati da un incredibile calo di tensione. Ma andiamo per ordine, ripartendo dall’inizio, da quella formazione affidata alle mani di Dino Zoff, già vincitore del trofeo da giocatore nel 1968 e deciso a ripetere l’impresa da mister.

Solita formula sperimentata nell’edizione precedente, con 16 squadre a darsi battaglia per la conquista del titolo. L’Italia venne inserita nel gruppo B con i padroni di casa del Belgio (teste di serie), la Svezia e la Turchia. Un girone comodo comodo anche se il mister italiano continuava a ripetere di non fidarsi di compagini dai nomi poco altisonanti.

Storia degli Europei: Germania Ovest 1988

1988: ancora la Germania Ovest a legare il proprio nome alla manifestazione continentale più importante a livello di nazionali. Stavolta come paese ospitante e quindi esentata dalla qualificazione, conquistata di diritto.

La formula è ancora quella sperimentata otto anni prima durante gli Europei italiani, con 31 squadre divise in sette gironi, da ognuno dei quali uscirà una sola qualificata. Immancabili le sorprese al termine della prima fase, prima fra tutte l’eliminazione della Francia campione in carica, ormai orfana di Platini, che nel frattempo aveva detto addio alla Juventus ed alla nazionale.

Anche il Belgio a sorpresa non riuscì a strappare il biglietto per la fase finale, dimostrando che il quarto posto, conquistato ai mondiali messicani di due anni prima, era stato solo un fuoco di paglia.

Storia degli Europei: Francia 1984

A 24 anni dalla prima edizione, è ancora la Francia la nazione incaricata di organizzare la fase finale del Campionato Europeo del 1984, con il vantaggio questa volta di non doversi sudare la qualificazione, essendo ammessa di diritto. Sulla panchina dei transalpini c’era Michel Hidalgo, che poteva contare su stelle del calibro di Six, Lacombe, Giresse, Tigana e, soprattutto Platini.

Ampiamente favorita per la vittoria finale, dunque, alla pari con l’Italia di Bearzot, Campione del Mondo nei Mondiali spagnoli di due anni prima. Ma, almeno per quanto riguarda gli azzurri, le previsioni della vigilia vennero completamente capovolte durante un girone di qualificazione non proprio irresistibile.

La formula della competizione era la stessa di quattro anni prima: 31 squadre divise in sette gironi, con le prime di ogni girone che avevano accesso alla fase finale. L’Italia venne sorteggiata nel Gruppo 5 insieme a Cecoslovacchia (che l’aveva battuta ai rigori nel 1980), Romania, Cipro e Svezia. La squadra azzurra era grossomodo quella di Spagna ’82, ma evidentemente non aveva più fame di successi, visto che l’unica vittoria la ottenne in casa contro la modesta Cipro.

Storia degli Europei: Italia 1980

A vent’anni esatti dalla sua creazione, l’Europeo cambia formula, aumentando il numero di partecipanti alla fase finale. Finora all’ultimo atto della manifestazione avevamo trovato quattro squadre che si giocavano semifinali e finale, con la squadra di casa che doveva guadagnarsi la qualificazione al pari di ogni altra compagine.

Nel 1980 la formula cambia: sempre 32 squadre ai nastri di partenza, ma stavolta il paese ospitante ha il vantaggio di vedere la propria nazionale qualificata di diritto per la fase finale. E tocca proprio all’Italia inaugurare la nuova formula!

Per il resto, 31 squadre divise in sette gruppi (tre da cinque e quattro da quattro) a giocarsi i sette posti ancora disponibili. Quasi scontato l’esito delle qualificazioni, con le grandi favorite arrivate quasi tutte a staccare il biglietto per l’Italia: Germania ed Inghilterra fanno il proprio dovere, vincendo rispettivamente il gruppo 1 ed il gruppo 7; tranquillo il cammino della Cecoslovacchia, campione uscente e decisa a ripetere l’impresa di quattro anni prima; più difficile del previsto invece per l’Olanda, che pure veniva dal terzo posto agli Europei del ’76 e dal secondo ai Mondiali del ’78; brividi anche per la Spagna, rimasta testa a testa fino all’ultimo con la Jugoslavia.

Storia degli Europei: Belgio 1972

Trentadue squadre divise in otto gironi: questa la formula inventata dagli organizzatori dell’Europeo 1972 per decidere le partecipanti alla fase finale. L’italia si presentava da campione in carica , ma il 4-1 subito dal Brasile nei Mondiali messicani di due anni prima, ne aveva ridimensionato le ambizioni.

Sulla panchina ancora Ferruccio Valcareggi, ritenuto responsabile numero uno della sconfitta in Messico, con quella staffetta Mazzola-Rivera mai completamente gradita al pubblico nostrano, tanto che al rientro la comitiva azzurra venne accolta da pomodori e fischi.

L’Europeo del ’72 doveva rappresentare l’occasione del riscatto, in un’epoca in cui l’Italia aveva grandi mezzi per dominare a livello continentale. Nel girone di qualificazione ci toccarono Austria e Svezia, vere insidie per il gioco degli azzurri, oltre all’Irlanda, cenerentola del girone e destinata a presentarsi solo come comparsa.

Storia degli Europei: Francia 1960

Si apre oggi un nuovo capitolo dedicato agli Europei sulle pagine di Calciopro, che ci accompagnerà per qualche settimana, alla scoperta delle passate edizioni. Con un po’ di nostalgia per il calcio che fu, partiamo dalla prima edizione, giocata in Francia nel 1960.

In realtà definire tale edizione un vero e proprio “Europeo” è abbastanza azzardato, vista l’assenza di numerose nazionali che si rifiutarono di partecipare. Anzi, a dire il vero, mancava proprio l’élite del calcio continentale con le assenze di Inghilterra, Scozia, Germania Ovest, Belgio, Svizzera, Olanda e Italia. Già, i Campionati Europei cominciano proprio con il rifiuto della Federazione Italiana di partecipare alle gare di qualificazione, viste le brutte figure rimediate negli anni precedenti a livello internazionale.

Italia a parte, comunque, è chiaro che il primo Europeo poteva contare su una ristretta cerchia di partecipanti, che si ridusse ulteriormente quando nei quarti la Spagna del Generale Franco si trovò a dover affrontare l’Urss. In quel periodo infatti i rapporti tra i due stati erano piuttosto tesi e gli spagnoli si rifiutarono di recarsi a Mosca per disputare la gara. In verità sia i calciatori che la Federazione Spagnola non avevano problemi a varcare i Balcani, ma il veto del Generale fu così deciso che dovettero rassegnarsi a perdere il treno per la gloria.

Eden Hazard, il volto nuovo del calcio europeo

Ancora volti nuovi su queste pagine, nella speranza che qualcuno dei campioncini, che vi andiamo via via proponendo, possa un giorno affermarsi a livello planetario, dandoci la possibilità di scoprirci talent-scout e ssendo stati tra i primi ad individuarlo.

Finora in questa rubrica ci siamo occupati quasi esclusivamente di calciatori sudamericani, poiché è in quella parte di mondo che gli osservatori vanno a pescare più di frequente, visto l’alto tasso tecnico presente.

Generalmente i giovani talenti europei restano tagliati fuori da questo giro di compravendita, soprattutto perché li si lascia liberi di crescere nei propri club, prima di fargli fare il grande salto in squadre blasonate. Ma questo non significa che da noi non ce ne siano, basta guardare un qualunque Europeo Under 17 o Under 20.