Euro 2008: la Fiorentina è a caccia di talenti

Solitamente in questa rubrica è dedicata ai volti nuovi da proporre all’attenzione di club disposti a scommettere su giovani di talento. Ma di fronte ad una vetrina internazione come l’Europeo, non potevamo perdere l’occasione di segnalare alcuni giocatori, giovani o meno giovani, che potrebbero far comodo ad alcune squadre.

In realtà tutti (o quasi) i nomi che andremo a proporvi fanno parte della lista presentata da Prandelli alla dirigenza viola, anche se è ovvio che alla fine bisognerà fare una selezione e vedere chi in realtà può far comodo e chi no.

Per quanto riguarda il portiere, molto dipenderà da Frey e dalla sua volontà di giocarsi le chances europee, partendo dai preliminari di Champions League. In realtà già da un po’ di tempo non si sente parlare della presunta trattativa con il Bayern Monaco, a dimostrazione del fatto che il francese avrebbe intenzione di restare dov’è. Nel caso però si rendesse necessaria una sua sostituzione, la Fiorentina sta sondando il terreno per Igor Akinfeev, numero uno della Russia. Dati per possibili anche due ritorni di fiamma, Alex Manninger e Bogdan Lobont, ma solo come dodicesimi.

Luca Toni: un modello perfetto per i pittori!

In patria è uno degli attaccanti più apprezzati, punta di diamante della Nazionale e bomber di razza. Sulle sue spalle è caricato il peso dell’attacco azzurro, sebbene nelle prime due gare degli Europei non abbia ancora dimostrato pienamente il suo valore. A dire il vero, Luca Toni un gol alla sua maniera l’ha pure segnato, ma una bandierina dispettosa si è alzata in modo inopportuno, strozzando sul nascere la sua esultanza tipica.

Pioggia di recriminazioni sui giornali italiani per quel gol che poteva voler dire qualificazione alla fase successiva, mentre nella sua terra d’adozione, la Germania, si divertono, mettendo a confronto alcune sue curiose espressioni con particolari di quadri rinascimentali.

Niente a che vedere con le prese in giro a John Terry, dopo il rigore sbagliato nella finale di Champions League, né con l’immagine di cattivo gusto apparsa su un quotidiano polacco, che mostrava Leo Beenhakker con in mano le teste mozzate di Ballack e Loew.

Lothar Matthaus: il recordman del calcio tedesco!

La sua maglia preferita era quella con il numero 8, ma Giovanni Trapattoni lo convinse ad indossare il 10. No, troppo da fantasisti, sosteneva il giovane Lothar Matthaus, che non pensava affatto di avere nei piedi quel qualcosa in più che era toccato in dote a giocatori come Maradona o Platini, tanto per citarne due.

Ma il buon Giuan faceva notare che quella era anche la maglia del leader in campo e lui lo era: chi meglio del tedesco poteva assumere i gradi del condottiero?

E così Matthaus accettò la carica e si calò nel ruolo di trascinatore, non abbandonando mai la maglia numero 10, neppure quando fu costretto ad abbondonare l’Inter.

Euro 2008: Francia e Adidas già campioni!

Chi vincerà l’Europeo? A saperlo in anticipo ci punteremmo sopra tutti i nostri risparmi, ma visto come si è conclusa l’ultima manifestazione, è quantomeno azzardato rischiare di ritrovarsi in mutande.

Qualcuno però, quando mancano ancora cinque giorni al fischio d’inizio, può già dire di aver vinto! E non stiamo parlando di quei calciatori che non speravano nella convocazione e si ritroveranno invece a dover difendere i colori della propria nazionale, ma degli sponsor, veri protagonisti della kermesse continentale.

La palma di azienda leader nel settore delle sponsorizzazioni spetta sicuramente all’Adidas, società tedesca che fattura 1,2 miliardi di euro all’anno, vestendo i calciatori. Per di più è partner ufficiale della Fifa e dell’Uefa e per Euro 2008 ha avuto anche una licenza per la fornitura dei palloni, i famosi Euro pass di cui si siamo occupati ieri. Il marchio Adidas sarà dunque onnipresente sui campi di Austria e Svizzera, a cominciare dalle maglie delle nazionali sponsorizzate (Germania, Francia, Spagna, Romania e Grecia) che però non avranno tutte lo stesso trattamento economico da parte dell’azienda tedesca.

Sebastien Frey: tutti lo vogliono!

La curva lo adora e lui è uno che sa come farsi apprezzare, non solo per le sue prodezze in campo, ma anche per quel carattere estroverso che lo contraddistingue da sempre. Il guascone di turno risponde al nome di Sebastien Frey, di professione portiere (ma va?), che però somiglia poco agli illustri predecessori che trasferivano tra i pali la stravaganza dimostrata nella vita.

Sebastien guascone lo è (durante il ritiro nel suo primo anno di Inter si tuffò in una piscina vuota, tanto per dirne una), ma quando indossa i guanti riesce a dar sicurezza ad un intero reparto.

Viene da una famiglia di calciatori: suo nonno André giocava come difensore nel Metz e nel Tolosa, arrivando a vestire anche la maglia della nazionale francese, suo padre, anche lui portiere, è arrivato fino alla seconda categoria, mentre suo fratello Nicholas gioca in Italia nel Modena.

Ritiro azzurro: tra scelte coraggiose e numeri

A pochi giorni dall’inizio della kermesse europea, Coverciano è diventato il centro del mondo per quanti come noi vivono di solo calcio (o quasi). Ormai ci siamo: la rosa è decisa e non resta che provare uomini e schemi per affrontare al meglio l’appuntamento che potrebbe farci entrare nella storia, dopo il titolo mondiale di due anni fa.

Proprio ieri l’ultima sofferta scelta di Donadoni, con l’esclusione dal gruppo di Montolivo, ritenuto cresciuto ed in ottime condizioni atletiche, ma sovrastato da altri elementi che danno più garanzie. A detta del mister comunque, il giovane viola verrà molto utile in futuro.

Esclusione di Montolivo a parte, ieri è stata la giornata dell’allenamento a porte chiuse, nel quale Donadoni ha voluto provare il 4-3-3 con Cassano e Del Piero contemporaneamente in campo (ecco finalmente uno che non ha paura di rischiare e che almeno sulla carta non esclude che i due possano coesistere, riaprendo questioni incomprensibili sui dualismi, tipiche della nazionale italiana).

Italiani insultati in Germania, Toni la prende con ironia

Ancora una volta i tedeschi hanno perso una buona occasione per stare zitti. La nuova pubblicità della Mediaworld tedesca (che in Germania si chiama Mediamarkt) si può definire tra il razzista e lo xenofobo, perchè vengono offesi prima di tutto le migliaia di italiani presenti in Germania per lavorare onestamente, e poi un’intera popolazione descritta come sessista e disonesta. Un attacco diretto forse dovuto all’umiliazione subita negli ultimi mondiali, in cui gli azzurri hanno fatto vedere i sorci verdi ai tedeschi, a cui quella partita non è ancora andata giù.

La pubblicità di cattivo gusto è divisa in 3 fasi (sperando che si limitino a queste e non ce ne siano altre), e che vede come protagonista un emigrato italiano, più simile a Borat che ad un nostro connazionale, con baffi neri, tuta aperta a far vedere lo stemma del tricolore in due pubblicità e la maglia numero 10 della nazionale nell’altra, occhiali da sole stile gigolò, catena d’oro e tanta strafottenza tipica, a loro dire, degli italiani. Il nome di questo pseudo-italiano è, guardacaso, Toni, come la punta che ha regalato lo scudetto al Bayern Monaco. Evidentemente la paura dell’attaccante nel prossimo torneo si fa sentire.

Dall’Italia al Brasile, passando per la Scozia, ecco la situazione nei campionati di tutto il mondo

Domenica, giornata dedicata al campionato. Finito quello di serie A, e della maggior parte dei campionati nazionali europei, cerchiamo di fare un piccolo riassunto, per capire anche il quadro degli eventi e delle prossime competizioni internazionali che ci aspettano nella stagione 2008/2009.

Il campionato italiano, come detto e stradetto, è stato vinto all’ultima giornata dall’Inter, per la terza volta consecutiva (di cui due sole sul campo). In Champions League, con i milanesi, ci andrà la Roma, finita solo 3 punti dietro i nerazzurri. In Inghilterra si conferma campione lo United, che come l’Inter ha dovuto aspettare l’ultima giornata per esultare. A darle battaglia fino all’ultimo c’è stato il Chelsea, che ha mollato solo negli ultimi minuti dell’ultima gara di campionato, quando ormai i Red Devils vincevano e il sorpasso era impossibile. E così solo due sono stati i punti che hanno diviso le due finaliste di Champions League, che sarebbero potute arrivare tranquillamente pari, assegnando la vittoria ugualmente alla squadra di Alex Ferguson.

La Coppa Uefa allo Zenit San Pietroburgo

E così arriva la finale che non ti aspetti, perché, inutile nasconderlo, nessuno poteva mai immaginare che Fiorentina e Bayern Monaco cedessero il passo in semifinale.

Succede dunque che l’ex di lusso non si chiami Luca Toni, “costretto” a giocare contro il suo passato, ma Dick Advocaat, il piccolo Generale, che guidò i Glasgow Rangers dal 1998 al 2002, contribuendo ad infoltire la già ricca bacheca dei Gers.

Ora l’olandese siede sulla panchina dello Zenit San Pietroburgo, squadra praticamente sconosciuta a livello internazionale. Fino a ieri, almeno. Ma il calcio è strano e così può accadere che ancora una volta Davide abbia la meglio su Golia e che la voglia di emergere riesca ad oscurare persino il blasone, per la gioia di “madre Russia” che torna finalmente sul tetto d’Europa.

Coppa Uefa: la finale è Zenit San Pietroburgo-Glasgow Rangers

Ancora una volta ci ritroviamo ad ammettere che il calcio è proprio strano e che non sempre i valori in campo garantiscono i risultati sperati. Dovremmo essere qui a parlare di una finale tra una squadra italiana contro una delle più forti d’Europa, di un confronto tra il più grande attaccante azzurro del momento contro i suoi ex compagni. Era questo che ci si aspettava alla vigilia: una finale tra Fiorentina e Bayern Monaco, con Toni che tornava a giocare contro la maglia che indossava fino allo scorso anno.

Il primo maggio invece ci ha regalato un’altra storia e nessuno dei pronostici si è avverato, consegnando alle avversarie il passaggio per la finale.

Il sogno della Fiorentina si è spezzato ad un passo dalla grande impresa. Era scesa in campo conoscendo già il nome della prima finalista e magari stava già immaginando di poter alzare quella Coppa al cielo al termine di una stagione trionfale. Ma in campo il cuore non è bastato e le barriere erette dal tecnico dei Rangers, Smith, hanno tenuto fino alla fine, impedendo ai viola di giocarsi la gara come avrebbero voluto.

Nel Milan c’è chi non è contento di Ronaldinho & C., è Gattuso che prepara le valigie

Quando è troppo è troppo. Berlusconi continua ad annunciare l’arrivo di un attaccante dietro l’altro, e tutti sembrano contenti, tranne Gattuso. Il centrale milanista, campione del mondo e addirittura candidato a vincere il pallone d’oro due anni fa, si sente stanco e svogliato di correre per due, e a volte anche per tre.

Non è un mistero che Gattuso ultimamente stia ringhiando più contro Ancelotti che contro gli avversari. Da quando è arrivato Pato la squadra si è molto sbilanciata in avanti, ed è passata da una punta a tre, con Kakà e Ronaldo prima, e con Kakà e Inzaghi o Gilardino (o anche Paloschi) dopo, ad affiancare il giovane brasiliano. E Ringhio non ce la fa più di correre per tutti loro.