Diego Armando Maradona: Pibe de Oro e Mano de Dios

Mai nessuno come lui, non in Italia, non davanti a questi occhi che pure ne hanno visti di giocatori calcare un campo di pallone. Era l’estate del 1984 quando Diego Armando Maradona sbarcò a Napoli ed a distanza di un quarto di secolo ancora non si riesce a trovare qualcuno che possa lontanamente avvicinarsi al mito che ha rappresentato per una città, per un intero popolo, per il mondo del calcio in generale. Unico ed irripetibile nel bene e nel male.

E se siete tra quelli che fanno una sola cosa dell’uomo e del calciatore, abbandonate pure questa lettura, perché qui troverete solo la grandezza infinita di colui che era “il calcio” fatto uomo. A Napoli lo sospettavano sin dalla presentazione, da quel 5 luglio 1984 in cui il San Paolo si riempì magicamente, per assistere solo ai palleggi del ragazzotto riccioluto e tarchiato proveniente da Barcellona.

A lui sarà parso di rivivere i giorni dell’infanzia, quando veniva ammirato nelle sue esibizioni, durante l’intervallo delle partite dell’Argentinos Juniors. Solo lui in mezzo al campo, con quel pallone da tenere in aria in una serie infinita di palleggi, tra gli applausi del pubblico che se ne infischiava della partita e chiedeva: “Que se quede, que se quede” (fatelo restare). Era la nascita di un mito e chissà se quel pubblico si rendeva conto di quello che sarebbe diventato di lì a poco quel piccolo giocoliere!

Classifica dei trasferimenti record

La sessione di mercato di Gennaio, che prometteva grandi colpi, si è rivelata meno eccitante del previsto, almeno fino ad ora. Amauri sembra proprio destinato a restare a Palermo almeno fino a Giugno, stessa cosa per Mellberg che a detta del suo allenatore, per ora non raggiungerà la Juve, a differenza di Sissoko, che ha già pronto il biglietto per Torino. Chi si aspettava Ronaldinho a Milano, sponda Inter o Milan poco importa, sembra che dovrà ancora aspettare , e chi cercava rinforzi in avanti, come il Torino, dovrà accontentarsi al massimo di Caracciolo, che potrebbe vestire granata nel fine settimana. Sembrano lontani i tempi di trasferimenti milionari, adesso si parla spesso di cifre esorbitanti, ma che alla fine restano nei portafogli. Certamente questa è una fortuna, dato che spendere milioni e milioni di euro per un giocatore sembravano a molti, compreso il sottoscritto, uno spreco inutile. Ma vediamo quali sono gli acquisti più costosi della storia del pallone:

Mauro Matias Zarate: il giovane talento che sceglie il Qatar

Storia bizzarra quella di Mauro Matias Zarate, attaccante argentino poco più che ventenne, protagonista di una scelta di vita a dir poco inconsueta per il calcio moderno.

Ma andiamo per ordine, ripercorrendo le tappe della sua carriera sin dagli esordi nelle giovanili del Velez, quando muoveva i primi passi su un campo di calcio, seguendo l’esempio dei suoi tre fratelli. Non la solita storia dell’argentino che cresce nei sobborghi di Buenos Aires, cercando un riscatto nel calcio: Mauro proviene da una famiglia piuttosto agiata, in cui il pallone rappresenta una professione più che un divertimento.

Suo nonno era un nazionale cileno mentre suo padre giocava nell’Indipendiente dell’Avellaneda; dei suoi fratelli, solo Sergio Fabian ha appeso le scarpette al chiodo, dopo, tra l’altro, una breve permanenza in Italia nell’Ancona, gli altri due ancora calcano i campi di gioco con alterne fortune.

Tutti pazzi per Amauri

La telenovela dell’italo-brasiliano più desiderato d’Italia si infittisce. Uscita allo scoperto la Juventus, ufficialmente interessata alla punta del Palermo, spuntano anche i primi ostacoli.
Ma stavolta non solo in Italia.

Infatti, secondo quanto riportato dall’agente del calciatore Vittorio Grimaldi, ci sarebbe anche l’interessamento di due big del calcio spagnolo. In particolare si tratterebbe del Barcellona, che vede in lui il sostituto naturale di Samuel Eto’o, ormai in rotta con la società, che continua a litigare con Ronaldinho, e che è ben lontano dalle sue prestazioni di qualche anno fa; e il Real Madrid, il quale sta pensando di sostituire Ruud Van Nistelrooy, che ha la piazza contro, e si sa quanto il parere del pubblico in Spagna conti (al contrario dell’Italia).

Da Banega a Giovani: i talenti da tenere d’occhio

C’era un tempo in cui i ragazzini venivano lasciati crescere tranquillamente nei vivai, dove erano coccolati ed aiutati ad entrare gradualmente nel calcio che conta. Non ci sono più quei tempi e non c’è più quel calcio: ora contano i milioni investiti e l’abilità degli osservatori nell’individuare i baby-talenti.

Proviamo a fare delle previsioni sui nomi che esploderanno da qui a qualche tempo, tralasciando Pato, di cui si è abbondantemente parlato nell’ultima settimana, e gli ormai consacrati Messi e Benzema.
Partiamo da nomi già noti al grande pubblico perché già apparsi sui palcoscenici internazionali con le proprie squadre di club o con la maglia della Nazionale.

Non ci sono dubbi sul futuro stellare che attende gli eroi dell’Argentina Under 20, a partire da Ever Banega, passato di recente dal Boca Juniors al Valencia per 18 milioni di euro, lasciando a bocca asciutta diversi club europei che gli davano la caccia (Milan e Fiorentina compresi). A fargli compagnia in terra spagnola, Sergio Aguero, miglior giocatore dei Mondiali Under 20 dello scorso anno ed acquistato dall’Atletico Madrid per 23 milioni di euro. Venti anni non ancora compiuti e già 9 gol nella Liga quest’anno, per un calciatore di cui sentiremo molto parlare nel prossimo futuro. A completare a lista dei giovani talenti argentini, il centrocampista Angel Di Maria, che ha preferito il Portogallo, sponda Benfica.

Chi vuole la coppa Italia?

Mercoledì nero per le big d’Europa. La coppa nazionale evidentemente non è solo un peso per le squadre italiane, ma anche negli altri paesi. A farne le spese sono state questa volta il Lione in Francia, il Real in Spagna, e il Milan in Italia.

Nel campionato transalpino i campioni in carica hanno detto addio alla coppa perdendo per 1-0 in una gara secca “all’inglese” contro il Le Mans, squadra di media classifica che non avrebbe mai potuto ostacolare i Leoni di Francia in campionato, ma che hanno potuto approfittare dell’attimo di distrazione (o del poco interesse) per fare il colpaccio ed eliminare la squadra più forte della nazione. È bastato un gol di Daisuke Matsui per piegare la (sterile) resistenza dei rossoblu.

Gli italiani all’estero e la nostalgia di casa

Per anni il campionato italiano è stato considerato il più bello del mondo, tanto che, per capire se un giocatore era forte o meno, bisognava testarlo sui nostri verdi campi. Di italiani all’estero nemmeno l’ombra, se si esclude qualche rara apparizione di calciatori a fine carriera, attirati dagli ingaggi stratosferici (vedi Chinaglia e Bettega negli anni ’80).

Poi il mercato cominciò ad allargarsi ed era sempre più facile vedere i nostri eroi vestire maglie di squadre straniere: da Vialli a Zola, da Panucci a Vieri, da Ravanelli a Carboni, la lista di italiani emigrati all’estero è infinitamente lunga. Evidentemente la nostalgia di casa si sente meno quando il portafogli è colmo e le squadre straniere sono molto più disposte ad investire per assicurarsi i campioni nostrani.

Nel 2006 la Spagna riuscì a sottrarci persino due campioni del mondo del calibro di Cannavaro e Zambrotta, per niente allettati dall’idea di scendere in B con la Juventus. Esperienze più o meno fortunate nelle squadre (Real e Barcellona) più blasonate della penisola iberica, ma nel cuore sempre il Bel Paese e la voglia di tornare, dimostrata con continue dichiarazione d’amore verso il nostro campionato.

Thierry Henry tra rivelazioni e dichiarazioni d’amore

Mai calciatore fu rimpianto quanto lui nella Torino di fede bianconera: 11 milioni di sterline incassati con la certezza di chi sta facendo l’affare del secolo, mandando via un giocatore sovrastimato.
Era il 1999 e la Juventus si apprestava a cedere Thierry Henry all’Arsenal, solo pochi mesi dopo il suo arrivo a Torino. Qualche apparizione nella Juve di Ancelotti, dove era utilizzato prevantemente sulla fascia, ruolo che non predilige e in cui non si esprime al meglio.

L’offerta dell’Arsenal arrivò come una manna dal cielo per la società convinta di aver preso un grosso abbaglio in fase di acquisto. E il buon Henry preparò la sua valigia e partì, intenzionato a dimostrare altrove il suo talento calcistico. Questo almeno è ciò che trapelò all’epoca dei fatti.

Ora le rivelazioni del francese fanno luce su quel capitolo rimasto tristemente aperto nel cuore di chi lo ha visto giocare e vincere con altre casacche.
La Juve voleva tenerlo e lui sarebbe stato felice di restare se l’allora direttore generale della società, Luciano Moggi, non lo avesse di fatto costretto ad andar via. Non entra nei particolari Henry, ma spiega che Luciano gli mancò di rispetto e lui chiese di essere ceduto.

Vito Mannone: una giovane promessa all’Arsenal

Portieri sempre più in prima pagina in questo periodo di calcio più parlato che giocato (almeno in Italia, dove il campionato aspetta di riprendere dopo le festività natalizie).

Dopo il caso-Dida che continua far discutere e necessita di una soluzione a breve termine e dopo la richiesta del Barcellona, in cerca di un numero 12 da affiancare a Victor Valdes, ecco spuntare il nome di una giovane promessa italiana, Vito Mannone. Copertine tutte per lui in Inghilterra, dopo la firma con l’Arsenal che lo ha ingaggiato in qualità di terzo portiere, con un contratto di 4 anni.

Il giovane italiano, prima di firmare il contratto, ha voluto rassicurazioni precise sul suo futuro, per non rischiare di diventare la quarta scelta.

Venti portieri per il Barcellona!

Se il Milan guarda verso la propria porta e piange (vedi recenti e ripetute papere di Dida), il Barcellona non ride, pensando alla situazione-portieri che si è venuta a creare dopo l’infortunio di Albert Jorquera, secondo di Victor Valdes, che ha riportato la rottura del legamento crociato e dovrà star lontano dai campi per i prossimi sei mesi.

Secondo il quotidiano “Marca”, i catalani sarebbero alla ricerca di una valida altenativa al giovane Oier, troppo acerbo per ricoprire un ruolo così importante.

La voce è girata in fretta per l’Europa, tanto che i procuratori dei portieri stanno facendo la corte al Barca per proporre i loro assistiti.
Niente di strano direi. Quello che è meno “normale” è il numero dei nomi proposti, almeno venti, a detta del giornale, per un ruolo in cui solitamente è difficile trovare candidati (chiedere informazioni al Milan).
I blaugrana stanno comunque valutando le offerte giunte da mezza Europa: da Ustari (secondo di Abbondanzieri al Getafe) a Weesterveld (ex Liverpool e Real Sociedad), da Pinto del Celta Vigo all’emergente Asenjo del Valladolid.

Messi come Maradona? Napoli sogna

Era l’estate del 1986 quando Diego Armando Maradona mise per la prima volta piede a Napoli, acclamato come un Messia, l’unico in grado di risollevare le sorti di una squadra