Gascoigne, il calcio inglese si mobilita per salvarlo dall’alcol

Genio e sregolatezza, come e più di altri che lo hanno preceduto. Un giorno idolo delle folle, trascinatore indiscusso in campo quanto debole ed indifeso fuori dal rettangolo verde. Oggi è l’ombra di se stesso Paul Gascoigne, tornato prepotentemente in prima pagina per via dell’ennesimo guaio legato all’abuso di alcol. Ieri lo davano in pericolo di vita, abbattuto da un collasso cardiocircolatorio e ricoverato d’urgenza in un costoso ospedale privato. Oggi il calcio inglese di mobilita per aiutarlo nella difficile lotta contro l’alcolismo, nella speranza che per Gazza ci sia ancora un domani.

Paul Gascoigne vuole morire

Da qualche mese non ne seguivamo più le vicende, convinti che lo show sul treno per Newcastle fosse solo un episodio isolato. E invece il nostro caro Paul Gascoigne non

Adriano, toh chi si rivede…

Lo avevamo dato per scomparso, disperso, addirittura morto, dopo il mancato rientro a Milano e le notizie allarmanti provenienti dal Brasile. Ma eccolo qui Adriano, sano e salvo, alla guida

Tutta la verità su Adriano, tra alcol, marijuana e pistole

E tre. E’ la terza volta nelle ultime ventiquattro ore che tiriamo fori la vicenda-Adriano, come se fosse l’unico argomento di discussione, nonostante la Juve che frena, l’Inter che corre, il Genoa che consolida il quarto posto e tutti gli altri temi caldi di questa domenica-spezzatino.

Ma il caso dell’Imperatore continua a tenere banco sulle prime pagine dei giornali e noi non possiamo esimerci dal riportare le ultime indiscrezioni provenienti dal Brasile, che spiegano (in parte) la preoccupazione di mister Mourinho.

Solo qualche ora fa eravamo corsi dietro alle voci che davano l’Imperatore rinchiuso nella sua casa di Rio de Janeiro, triste e solo, deluso per la panchina inflittagli da Dunga e incapace di superare il triste momento. Ma quale tristezza, quale solitudine! Adriano in realtà negli ultimi giorni se l’è spassata alla grande tra le vie della sua città, tra fiumi di alcol, droga e compagnie poco raccomandabili.

Le orge di Adriano

Giovani, belli, ricchi e famosi: è naturale che sfruttino lo status di privilegiati, godendosi fino in fondo la fortuna che gli è piovuta dal cielo. Ma a volte i calciatori hanno la tendenza ad esagerare, con comportamenti che lasciano dubbi sulla propria professionalità e che li fanno somigliare a dei bambini viziati.

Uno di questi è il nostro caro Adriano, arrivato in Italia con la fama di Imperatore e diventato poi nel corso degli anni l’ombra di se stesso e non perché abbia dimenticato come si calcia un pallone, ma perché si è lasciato spesso trascinare in eccessi a di fuori del campo. Le sue continua bravate gli sono costate una bella fetta di carriera, ma sembra che la lezione non gli sia ancora bastata, visto che continua imperterrito a mostrare il suo bel faccione alle pagine rosa dei giornali.

L’ultima stupidaggine l’ha combinata qualche giorno fa, appena messo piede in Brasile, dove era arrivato per rispondere alla convocazione di Dunga. Non che ci sia nulla di male nel battezzare l’acquisto di una nuova proprietà con un festa per amici e parenti, ma lui deve sempre esagerare, da buon Imperatore, e anche stavolta ha trovato il modo di far sparlare di sé. Cos’altro ha combinato?

Gascoigne e Maradona, campioni ritrovati

Eroi in campo, deboli fuori. Capaci di incantare con il pallone tra i piedi, infiammando la fantasia dei tifosi, ma troppo fragili nel carattere, tanto da ritrovarsi schiavi di un vizio che difficilmente lascia scampo. E’ la storia che accomuna Diego Armando Maradona e Paul Gascoigne e, sebbene sia difficile un paragone calcistico tra i due, resta la somiglianza negli eccessi fuori del campo.

I guai del Pibe de Oro sono lontani nel tempo, ma è scontato che il suo nome venga fuori ogni qualvolta ci si trova a parlare di talenti che buttano al vento il grande privilegio che gli è stato concesso, come è accaduto a Paul Gascoigne, ad esempio. Ora Diego ha trovato la sua dimensione ideale, coronando un sogno che inseguiva da tempo, finalmente libero da vizi e schiavitù:

Ero praticamente morto, dopo molti anni ora mi sento felice. Mi sveglio tutti i giorni con una fiducia rinnovata nella vita. Mi sono reinventato, si può uscire dalla droga.

Paul Gascoigne si racconta

Sul suo conto ne abbiamo dette e scritte di tutti i colori, ma quasi sempre basandoci sulle rivelazioni di chi ha avuto la sfortuna di incontrarlo nell’ultimo disastroso anno. Di parole uscite dalla sua bocca, invece, poco o niente, come se bastasse il suo comportamento a descrivere lo stato pietoso in cui versava.

Parliamo di Paul Gascoigne, più volte finito ad arricchire le pagine del nostro blog per vicende al limite del paradossale, con tutti quegli eccessi che ne hanno caratterizzato la vita da quando ha smesso di giocare a calcio. Stavolta, però, Gazza prende la parola e ci racconta dalle pagine del Sun il suo ultimo anno di vita, tra alcol, droga, uscite di testa e ricoveri vari. Tutto comiciò dopo l’operazione all’anca sul finire del 2007:

Non ricordo esattamente quando e perché ripresi a bere dopo l’intervento, ricordo solo che era Natale e che avevo voglia di farmi un goccio. Cominciai con un paio di bicchieri di vino e non mi fermai praticamente più. Dopo una settimana, non ero più in grado di badare a me stesso, così mi spostai al Marriott Hotel di Gateshead, dove mi scolai di tutto, dal vino alle bottigliette di gin del minibar.

Gascoigne: il tormentone continua tra accuse e smentite

Ciak si gira: caso-Gascoigne, capitolo sesto. Confessiamo che la storia comincia ad annoiarci, ma ogni giorno arrivano novità succulente dalla terra di Sua Maestà e non possiamo proprio evitare di tornare sull’argomento.

Cosa c’è di nuovo sotto il sole? L’ennesima smentita della signora Gascoigne, che proprio non ci tiene a passare per bugiarda e sfruttatrice delle altrui disgrazie e restituisce le accuse al mittente:

Paul deve smetterla di lamentarsi e di dire che lui non era d’accordo con il programma Surviving Gazza, perché l’intera faccenda è stata una sua idea. Quelli dello show erano venuti da me, mentre lui era in clinica, dicendomi che volevano raccontare la mia storia, ma io risposi di no. Una settimana più tardi, però, Paul mi disse che ci teneva a fare quel documentario lui stesso e così accettai di lasciarli filmare a casa mia per qualche mese. Ma tutto quello che Paul voleva fare era uscire per andare a bere, non era mai a casa e così i protagonisti siamo diventati noi. E’ terribile che la gente pensi che lo abbiamo fatto per un guadagno economico e per colpire Paul. Tutto questo non è mai stata una nostra scelta.