Figuraccia Italia in Coppa Uefa

Speravamo di poter commentare un’Italia che torna a far paura nel Vecchio Continente. Eravamo certi di poter applaudire il passaggio del turno di almeno due delle squadre impegnate nel ritorno dei sedicesimi di Coppa Uefa, preparandoci già ad esaltare le rimonte di quelle che in casa erano state costrette a cedere le armi.

Speranze vane, certezze effimere. Il risveglio è doloroso di fronte all’eliminazione di tre squadre su quattro, contro avversarie non certo insuperabili. L’unica consolazione arriva dalla terra del Friuli, ma è troppo poco rispetto a quanto ci si aspettava alla vigilia.

Passi pure la sconfitta della Sampdoria, che ha ceduto le armi prima ancora di scendere in campo (basti ricordare che Palombo e Cassano hanno guardato la partita in tv), ma i pareggi di Milan e Fiorentina sanno di delusione cocente, pur essendo arrivati in maniera diversa l’uno dall’altro.

Coppa Uefa: in campo Milan, Udinese, Fiorentina e Samp

Chi ha paura delle squadre italiane? Alla luce dei risultati delle ultime due settimane sia in Champions che in Coppa Uefa, si può tranquillamente affermare che non siamo più lo spauracchio d’Europa. In totale abbiamo rimediato tre pareggi e ben quattro sconfitte, uscendo notevolmente ridimensionati nelle ambizioni di gloria.

Nulla di compromesso o di irrimediabile, ma è chiaro che occorre cambiare mentalità, se si vuole arrivare fino in fondo. Della Champions parleremo a tempo debito. Per ora c’è da pensare alle quattro italiane impegnate nella competizione di minor prestigio, seppure fortemente rivalutata da chi è rimasto senza altri obiettivi da raggiungere.

Il compito più agevole sembra essere quello di Milan e Udinese, tornate a casa dalle rispettive trasferte con pareggi pesanti. Vero è che entrambe avrebbero potuto ottenere di più contro Werder Brema e Lech Poznan, essendo state in vantaggio per gran parte delle gare (l’Udinese addirittura di due gol), ma alla fine della fiera l’1-1 ed il 2-2 fanno sperare in una qualificazione piuttosto agevole.

Coppa Uefa: l’Italia non fa più paura

Due serate in fotocopia per le italiane impegnate nell’andata dei sedicesimi di Coppa Uefa. Dopo la mezza delusione incassata nella serata di mercoledì, ci si aspettava una sorta di riscatto per i colori nazionali, ma è evidente che il nome delle italiane non fa più paura in giro per l’Europa.

E così ci ritroviamo a dover commentare una Udinese che emula il Milan, facendo anche peggio, visto che i gol rimontati sono addirittura due, ed una Fiorentina che si fa battere in casa dall’Ajax, così come aveva fatto la Samp di fronte al quasi sconosciuto Metalist.

Inutile dire che ora l’Udinese può permettersi il lusso di giocare anche per il pareggio, mentre la Viola dovrà dar fondo a tutte le sue energie per superare il turno e tentare almeno di bissare il risultato dello scorso anno.

Coppa Uefa: tocca a Fiorentina e Udinese

Dopo la mezza delusione di Milan e Sampdoria nelle gare di ieri sera, sono pronte a scendere in campo le altre due italiane approdate ai sedicesimi di Coppa Uefa, Fiorentina e Udinese.

La squadra di Prandelli arriva all’appuntamento con l’Europa, dopo la straordinaria prestazione offerta sul campo di Genova, che l’ha vista prima soffrire oltremodo di fronte all’assalto rossoblu e poi rimettere in piedi il risultato proprio allo scadere della ripresa (anche un tantino oltre, a dire il vero).

Il morale in casa viola è dunque alle stelle e ci si aspetta che la Fiorentina riesca a superare i limiti cronici che l’hanno vista mancare la qualificazione al successivo turno di Champions, primo fra tutti la scarsa vena in fase realizzativa rispetto al volume di gioco creato.

Amsterdam ArenA, gioiello olandese

Dopo la capatina in Messico alla scoperta del mitico Stadio Azteca, teatro di imprese memorabili, torniamo in Europa per visitare uno degli stadi più imponenti del Vecchio Continente, l’Amsterdam ArenA.

La storia di questo impianto sportivo è abbastanza recente, essendo stato costruito solo nel 1994 (l’inaugurazione avverrà due anni dopo con una gara che ha visto misurarsi l’Ajax ed il Milan) per dare una casa ai Lancieri ed alla nazionale olandese che gioca qui le sue partite interne.

L’Amsterdam ArenA ha una particolarità che salta subito all’occhio, anche solo osservando le immagini che lo ritraggono, ovvero la presenza di una strada (anzi, di un’autostrada) che corre sotto lo stadio, quasi a volerne bucare il ventre.

Edwin Van Der Sar: recordman olandese

I tifosi juventini non ne conservano un ottimo ricordo, eppure Edwin Van Der Sar viene considerato tra i migliori portieri del mondo (per Marco Van Basten è addirittura il numero 1, ma è chiaro che si tratta di un giudizio di parte). Fatto sta, comunque, che alla non più verde età di 38 anni continua a difendere la porta del Manchester United, togliendosi parecchie soddisfazioni personali e collezionando record di imbattibilità.

E pensare che fino a sedici anni neppure pensava alla carriera sportiva, tutto preso dai suoi studi che dovevano portarlo sulla via del commercio. Ma la fortuna era dietro l’angolo e durante una gara tra dilettanti venne notato da un osservatore dell’Ajax che lo ingaggiò immediatamente, portandolo in una delle società più blasonate d’Europa.

Erano anni d’oro per i lancieri, con i quali il giovane Edwin riuscì a conquistare diversi trofei sia a livello nazionale che internazionale: 4 Eredivisie, 3 KNVB Cup, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Intercontinentale, oltre ai titoli di miglior portiere dell’anno (per quattro anni consecutivi), miglior portiere della Champions League (per due volte), miglior portiere d’Europa nel ’95 e miglior giocatore olandese nel ’98.

Clarence Seedorf: nato per vincere

Solo qualche giorno fa ha rischiato di perdere il diritto di essere inserito nella nostra consueta rubrica del lunedì, ma poi Clarence Seedorf è riuscito a resistere e a tenersi stretto quel numero 10 tanto caro.

Naturalmente stiamo scherzando. Nessuno lo avrebbe mai costretto a cedere la sua maglia, nemmeno se il pretendente ad indossare il numero magico si chiama Ronaldinho. E comunque, un posto su queste pagine lo avrebbe trovato ugualmente, perché alla fine contano i numeri che si hanno nei piedi, non quello sulle spalle.

E Clarence Seedorf di numeri ne ha mostrati molti nel corso della sua lunga carriera, sin dagli esordi quando appena sedicenne gli venne consegnato il compito di incantare le platee olandesi con la maglia dell’Ajax. Erano anni d’oro per il club di Amsterdam, che grazie ai suoi giovani campioni inseguiti da mezza Europa, riuscì ad infilare importanti successi sia in patria che a livello internazionale.

Dennis Bergkamp: bidone o campione?

Ci fu un tempo in cui il suo nome faceva tremare le gambe ai difensori di qualunque squadra. Poi arrivò all’Inter, confermando il sospetto che voleva il club nerazzurro come rovina-campioni. E poi ancora l’Arsenal, dove la sua stella tornò a brillare ed il suo nome a far paura.

In poche righe la parabola calcistica di Dennis Bergkamp, uno dei più forti talenti che l’Olanda abbia mai partorito. Parentesi italiana a parte, naturalmente.

Nacque calcisticamente nell’Ajax, diventando da subito uno dei punti di riferimento di una squadra che all’epoca terrorizzava l’Europa intera. In sette anni è riuscito a conquistare un titolo olandese, due Coppe d’Olanda, una Supercoppa, una Coppa delle Coppe ed una Coppa Uefa, nonché, a livello personale, tre volte di fila la classifica cannonieri.

Michael Laudrup: un danese di classe

Ancora un numero 10 di grande talento su queste pagine, uno dei più eleganti che abbiano mai calcato i campi del nostro Paese, Michael Ludrup, danese tutto classe ed inventiva, che molti cuori ha fatto trepidare tra gli amanti del bel calcio.

Ha vinto molto durante la sua lunga carriera, pur mancando l’appuntamento con la storia nel 1992, quando la sua nazionale andava a fregiarsi del titolo di Campione d’Europa, nonostante la sua assenza.

Così va il calcio e Michael ha avuto ben poco di cui pentirsi, convinto com’era delle sue ragioni che lo avevano allontanato dalla maglia biancorossa della Danimarca, a causa di divergenze con l’allenatore Richard Møller Nielsen.