Inizia oggi la nuova rubrica di CalcioPro sulla storia del calcio, in cui, tra cenni storici e metodologici, tratteremo nascita, sviluppo e caratteristiche, dello sport più bello e appassionante del mondo. In questa prima parte ci concentreremo su alcuni cenni storici.
Il 26 ottobre 1863 nasce la FA o Football Association. L’atto ufficiale viene elaborato da undici dirigenti di club londinesi, nella Freemason’s Tavern sulla Great Queen Street, rione di Holborn.
Nel 1885 la FA riconosce compensi ai calciatori per le loro prestazioni agonistiche. E’ l’inizio del “professionismo”, che si consolida definitivamente tra il 1897 e il 1907, con l’istituzione della PFA o Professional Footballer’s Association.
Il 1886 è l’anno dell’istituzione dell’IFAB, meglio conosciuta come International Footballer Association Board. Essa nasce dall’unione delle quattro federazioni britanniche, dove a quella inglese che nel 1863 apre la strada al calcio moderno, si vanno ad aggiungere rispettivamente quella scozzese nel 1873, quella gallese nel 1876 e quella irlandese nel 1880. Compito fondamentale dell’International board è quello di custodire e mediare in un testo unico e specifico, il regolamento internazionale cui dipendono le varie federazioni nazionali.
Riavvolgendo indietro la pellicola, possiamo però scoprire come il calcio abbia origini antichissime, risalenti addirittura al 25° secolo a.C., quando l’imperatore cinese Xeng Ti era solito obbligare gli uomini del suo esercito a praticare, come addestramento militare, il Tshu-Chu ovvero un gioco che prevedeva il possesso di una palla fatta con sostanze vegetali e crini annodati.
In Giappone, un millennio più tardi, si fece strada il Kemari. Questo gioco, praticato essenzialmente dalle classi più abbienti, prevedeva l’uso delle mani e dei piedi ed era caratterizzato da un pallone di pelle il cui diametro misurava 22 cm. Lo spazio di gioco era delimitato agli angoli da quattro diversi tipi di piante, quali il pino, il ciliegio, il mandorlo e il salice. Il gioco, prevedeva interruzioni per scambi di scuse e complimenti.
In Grecia spopolava l’Epìskyros (da skyros, la linea mediana che divideva in due parti il campo da gioco) mentre a Roma era praticato dai legionari di Giulio Cesare l’Harpastum, gioco brutale il cui scopo era quello di rubare la palla all’avversario con le maniere forti.
Troviamo tracce di questo magnifico gioco, addirittura nella tradizione Maya, dove lo scopo del gioco consisteva nel passare il pallone, senza l’utilizzo delle mani, attraverso un piccolo foro posto nel muro. Il Pallone era fatto di caucciù e pesava tre chili e mezzo. In questo caso, il pallone era un evidente veicolo di simbologia erotica.
Durante il periodo medioevale, tutti i giochi che prevedessero l’utilizzo di una palla, furono messi al bando per un generale disinteresse verso le attività ludiche e perché, talvolta, sollevavano enormi tumulti e distraevano i soldati dalle attività militari.
Fu il Rinascimento, rinvigorito dal culto della bellezza e della forza, a favorire il ritorno alle attività ludiche. In particolare a Firenze, Piero dè Medici diffonde e promuove il gioco del calcio e lo utilizza per “curare” l’eccessivo malcontento popolare. Le regole del gioco prevedevano due squadre formate da 20, 30 o 40 giocatori al massimo, a seconda delle dimensioni del terreno di gioco. Una squadra tipo, si divideva tra 15 attaccanti (corridori), 4 centrocampisti (sconciatori), 4 terzini (datori innanzi), 4 difensori (datori indietro). Sei arbitri dirigevano il gioco da una tribuna laterale con i giocatori che dovevano segnare (caccia) utilizzando mani e piedi. Il calcio fiorentino, andò in declino intorno al 18° secolo, giusto in tempo per lasciare spazio, poco più tardi, alla nascita del calcio moderno.
carmelo 31 Marzo 2009 il 09:44
fate tt skifo!!!!!!!!!!
Nome 23 Giugno 2019 il 15:31
non dire parolacce monello
Anonimo 29 Maggio 2012 il 18:00
@ carmelo:
tu fai schifo
Nome 23 Giugno 2019 il 15:28
ciao
Soprannome 23 Giugno 2019 il 15:33
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