Fair play finanziario
Il fair play finanziario è uno strumento che segnerà una svolta nel mondo del calcio. Per la prima volta nella storia, infatti, con esso viene posto un limite alle spese “pazze” che si sono sostenute durante le annate precedenti, in cui vigeva solo la regola del più forte: chi è più ricco compra i calciatori migliori e vince.
Per venire incontro ad un mondo reale in cui un individuo comune deve lavorare 200 anni per guadagnare quello che un calciatore percepisce in una stagione, e per limitare i forti esborsi finanziari da parte dei presidenti dei club europei, verrà posto un limite che non sarà numerico, ma ancora più semplice da stabilire: spendi quello che guadagni. L’obiettivo è il pareggio di bilancio per i club delle 53 nazioni che fanno parte dell’Uefa, sempre più nei guai a causa dei conti in rosso.
Spese pazze ed ingaggi stratosferici che portavano club ad avere il monte stipendi di oltre 50 milioni di euro e fare campagne acquisti da centinaia di milioni di euro hanno comportato bilanci in rosso per la maggior parte dei club europei. I club inglesi ad esempio, Manchester United e Liverpool su tutti, non vedono un bilancio in attivo da anni, e i debiti ammontano a centinaia di milioni di euro. Una situazione divenuta insostenibile che ha costretto i delegati Uefa a prendere provvedimenti.
Il principio su cui si basa il fair play finanziario è stato articolato in 11 punti:
- Calcio in primo piano: deve tornare ad essere considerato uno sport e non un business;
- Struttura piramidale e sussidiarietà: la FIFA e al vertice della piramide, seguita dall’UEFA e dalle altre organizzazioni continentali, a cui fanno capo le organizzazioni nazionali, le quali devono darsi una mano vicendevolmente per far sì che il meccanismo funzioni alla perfezione;
- Unità e leadership: Nasce il Consiglio Strategico del Calcio Professionistico per migliorare i rapporti tra tutte le componenti del mondo del calcio;
- Buon governo e autonomia: democrazia, trasparenza e responsabilità guideranno i capi dell’esecutivo;
- Calcio di base e solidarietà: usare il calcio per far crescere la cultura a livello sociale;
- Protezione ed istruzione dei giovani: tutela dei minori che non possono essere sradicati dal loro Paese prima dei 18 anni;
- Integrità dello sport e scommesse: controllare che l’attività delle scommesse sia sempre lecita e trasparente;
- Regolarità delle competizioni: evitare i debiti che possono modificare l’andamento dei campionati;
- Nazionali e club: migliorare l’equilibrio tra questi due impegni;
- Rispetto: no al razzismo, alla violenza e al doping, sì al rispetto dell’avversario e delle regole;
- Modello sportivo europeo e specificità dello sport: rispetto del modello di promozioni, retrocessioni e quant’altro esistente oggi, difendendo l’essenza del calcio.
Come funziona: Fair play finanziario significa che un club non può spendere più di ciò che guadagna. Se ad esempio un club incassa in un anno, tra sponsor, biglietti, diritti televisivi, cartellini dei calciatori ed altre entrate, in tutto cento milioni di euro, da lì dovrà detrarre stipendi di calciatori e staff, costi strutturali, investimenti, ecc., e solo il budget rimanente potrà essere investito sul mercato, non un solo euro in più. Pena è l’esclusione delle competizioni UEFA della stagione successiva.
Il fair play finanziario entrerà in vigore nella stagione 2013/2014, ma prenderà in considerazione i dati
degli ultimi tre anni. In pratica per poter ottenere la licenza UEFA, un club deve aver registrato almeno due bilanci su tre in positivo degli ultimi tre anni. Significa che prendendo in considerazioni il 2010, 2011 e 2012, tutti i club che hanno registrato una perdita nel bilancio di quest’anno, saranno costretti ad ottenere due bilanci positivi nelle prossime due stagioni, altrimenti le uniche competizioni a cui parteciperanno saranno quelle nazionali.
Ma non finisce qui. I club infatti verranno valutati anche per un “coefficiente di rischio”, il quale tiene in considerazione i debiti precedenti, il monte stipendi, il rispetto delle scadenze, la pianificazione ed il miglioramento/mantenimento del settore giovanile e delle infrastrutture sportive. Per valutare questo coefficiente è stato fondato il Panel di Controllo Finanziario, che si occuperà di fare i conti in tasca ai club europei. Infine, sarà impossibile ripetere le scene a cui assistiamo oggi in cui uno sceicco o un imprenditore multimilionario ricapitalizza con decine o centinaia di milioni di euro di tasca sua per poter coprire le perdite. La ricapitalizzazione in questo modo non sarà possibile, perché non rientra nelle voci di bilancio consentite.
Ricapitolando sono 5 i criteri che un club deve soddisfare per poter ottenere la licenza: sportivo, infrastrutturale, personale e amministrativo, legale e finanziario.
Si legge sul sito dell’Uefa:
Il rigore finanziario è un elemento fondamentale dell’insieme di misure che, tra le altre cose, intende porre un freno a quei trasferimenti, a quegli ingaggi e a tutte le altre spese eccessive che hanno messo in pericolo la stabilità dei club europei nel recente passato.
Ed è proprio qui tutto il cuore della questione. Al momento, durante una prima sperimentazione del Panel di Controllo per capire come sarebbe la situazione se le norme entrassero in vigore già oggi, è stato rilevato che il 70% dei club europei non otterrebbe la licenza UEFA. Per fortuna, in questi tre anni di tempo, almeno un buon 50% ha la possibilità di recuperare, visto che solo il 20% risultava avere delle gravi perdite. I nomi dei club non sono stati fatti, ma è evidente che potrebbero rientrare proprio i club già citati, più molti altri come Chelsea e Real Madrid che negli ultimi anni hanno speso delle fortune.
Qui trovate il regolamento completo (in inglese)
[Fonte: Uefa]
OMG 3 Febbraio 2011 il 15:24
Non è tutto rose e fiori il fair play finanziario…
Permette, infatti, la donazione.
In pratica non cambieranno le forze in campo, anzi, rischieranno di essere ancora più nette.
Le squadre senza proprietari straricchi dovranno badare ai conti mentre gli sceicchi di turno invece di chiamarla ricapitalizzazione la chiameranno donazione…
Marco Mancini 3 Febbraio 2011 il 15:58
non ti preoccupare, hanno pensato anche a questo.
Il Panel servirà, oltre che a controllare i bilanci, anche a tenere d’occhio eventuali “furbetti”. Infatti le donazioni non potranno superare una certa soglia, e dunque lo sceicco di turno non potrà di certo effettuare una donazione da 50 milioni di euro senza passare inosservato.
A dir la verità l’unico dubbio che è venuto era sulle sponsorizzazioni, ad esempio uno sponsor che normalmente sborsa diciamo 5 milioni a stagione, potrebbe improvvisamente sborsarne 30, nascondendo una ricapitalizzazione. In questo modo risulterebbe tecnicamente corretto, ed infatti questo è l’unico punto debole su cui ancora i cervelloni dell’Uefa stanno studiando.