Il Barça con o senza la Qatar Foundation, con o senza Lionel Messi, continuerà ad essere il Barça, ma più povero, più piccolo e diverso. E senza la firma di questo accordo, i nostri concorrenti avrebbero avuto un vantaggio.
Ecco cosa dichiarava Javier Faus, il responsabile del dipartimento economico del Barcellona, in una conferenza stampa avvenuta nello scorso mese di settembre a proposito dell’arrivo dei qatariani all’interno del club catalano.
Nel frattempo l’accordo è stato firmato, e ha permesso di ridurre il debito del club, visto che apporterà 30 milioni di euro l’anno. Ma per assicurare al club i mezzi per continuare a competere a livello europeo bisogna aggiungere nuove fonti di reddito.
Se i soldi dello sponsor hanno fatto cedere la dirigenza catalana e mostrare per la prima volta in 111 anni un logo sulle maglie del club, ci sono altre forme più discrete per guadagnare soldi.
Come spiega il responsabile delle nuove tecnologie del club Didac Lee:
Il sito internet del club genera 12 milioni di euro di reddito e ci attendiamo di raddoppiare questa somma nei prossimi due anni.
Per riuscire a raddoppiare questa cifra già impressionante di per sè – a me lascia sinceramente qualche dubbio -, il Barcellona ha deciso di procedere ad un lifting del suo sito internet. Quello che era già il sito più popolare della Liga con i suoi cento milioni di visitatori l’anno passato – 60% in inglese, 10% in catalano e 30% in spagnolo -, ha preso una dimensione mondiale con una traduzione in sei lingue – catalano, spagnolo, inglese, arabo, cinese e giapponese – e la messa a disposizione di una biblioteca di 12.000 immagini e 6.000 articoli.
Se aggiungiamo a questo una leadership su Facebook, su Twitter e su YouTube, la rivoluzione numerica del Barcellona rischia di schiacciare tutto al suo passaggio. Ma per garantirsi i mezzi per vincere il gioco vale la candela.