La commistione di settori e generi piace eccome, specie quando serve a capire che ogni dettaglio della vita sfocia in una più complessa e armonica esistenza sociale: vai a Bergamo per assistere a un derby di per sè atteso da tempo e riscontri uno stadio intero che, in barba ai colori che sportivamente dividono, si unisce nella vicenda di Yara. Sparita – oppure che? – chissà dove. Chissà per colpa di chi. La vicinanza è obbligatoria, la foto di copertina anche. Plauso ininterrotto, come la speranza.
Vincerà l’Atalanta grazie alla miglior prestazione stagionale dell’ex Ruopolo: doppietta e tanto movimento. Chissà che avrà pensato, dopo anni di trascorso nelle file ospiti di cui è stato riferimento indiscusso. A un certo punto, fino allo scorso anno, dire Ruopolo e Cellini era come dire pennello e vernice. Stavano entrambi nell’Albinoleffe, ora sono emigrati a cercare fortuna. Per Ruopolo è bastato cambiar casacca, relativamente più lungo il viaggio di Cellini finito a Varese. Ed è proprio lì, a inseguire la matricola, che ci si dilunga un attimo. C’è la favola ancor più gloriosa del Novara, certo, ma i biancorossi stanno stupendo, prima ancora che il resto degli sportivi, la propria stessa gente. Inginocchiati e abbracciati rendono superfluo ogni commento aggiuntivo. Altro plauso, stavolta con connotato prettamente calcistico.
A Empoli, chissà. Infierire anche noi? Non è il caso: allora viene da sbirciare in casa del Portogruaro ed esternare pubbliche congratulazioni perché vincere in trasferta contro i toscani è di per sè complesso. Rifilargli tre gol negli ultimi dieci minuti, chissà quand’ancora capiterà. Il sapore della vittoria: dolcissimo quando rimane intatto e nessuno lo cancella, amaro se diventa una disillusa sensazione di esserci quasi riusciti. Ne sanno qualcosa a Frosinone, dove un gol di Lodi stava per mettere a tacere un Novara mai domo. Tant’è: Rubino serve ai locali un pasto a tal punto pesante che – una, due, tre ore – vallo a digerire.
Mengoni schiarisce l’Abruzzo, una rete esalta il Pescara e mette a freno la reazione di un Vicenza che non ha incantato nè deluso. Semplicemente, un senza infamia e senza lode che altre volte avrebbe potuto fruttare un pari e stavolta si è tramutato in sconfitta. Note di merito, invece, a Siena: di avere in mano uno squadrone, Conte, lo sapeva già. Andava assemblato, strutturato, reso musica corale: ora che ci sono riusciti, i toscani è come se avessero detto a chiunque (Novara compreso): scansatevi.
Le diapositive a immortalare la diciannovesima di cadetteria.