Cissè si avvicina alla panchina e comincia a toccare la mano dei compagni: l’AlbinoLeffe è in vantaggio ai danni di un Empoli svogliato e incapace di tenere a bada un ragazzotto che va. E va. E va. Sguscia tra le maglie avversarie e beve un metro di campo alla volta: retroguardia ospite in bambola, Mondonico gongola. Ipoteticamente in grado di spostarci di qua e di là con la forza del pensiero, saremmo poi andati ad Ascoli: perchè Cristiano, fatto gol, si inginocchia e fa vedere di aver preso la mira, quella che qualche istante prima gli ha permesso di fare piccolo così l’estremo avversario. Marchigiani in ammucchiata uno sull’altro. che sia l’inizio di un percorso più lineare di quanto accaduto finora è un auspicio troppo bello per lasciare che vada disatteso. Poi, di città in città, un riparo a Cittadella vale la pena d’essere individuato. Smantellata mezza squadra che lo scorso anno aveva compiuto un mezzo miracolo, i veneti si sono in ogni caso ricompattati intorno a volti nuovi ed elementi più esperti e stanno insegnando che anche nelle piccole realtà si può pensare in grande.
Più di uno scatto al Grosseto, please: poche altre volte, nel corso della stagione, bello come contro il Modena; le aggettivazioni virtuose, stavolta, si sprecano. Vero che i canarini hanno dimenticato di scendere in campo nella ripresa ma buona parte del merito va a Greco e compagnia: tre azioni corali, tre reti. Scatto o non scatto, al Picchi? I labronici, mi vedessero con una macchina fotografica in mano, chiederebbero venia: bruttini, scompigliati, parecchio in disordine. Ma a non immortalare si farebbe un torto grande così al Pescara che, per la verità, torna in Abruzzo avendo raccolto meno di quanto meritato. Novara, invece, gioisce: sugli spalti, in campo, tra i seggiolini di una panchina che riesce a partecipare con enorme trasporto a quanto prodotto dagli undici titolari. La corsa verso la serie A passa anche attraverso una serenità collettiva che non può venir meno (anzi, nel caso specifico, cresce a dismisura).
Prima di arrivare da Bellini, in Veneto anche lui per farsi muraglia contro il Portogruaro, ti viene da chiedere se non valga la pena passare per un pronto soccorso e sostituirgli quella benda che fascia la testa e il cui colore è ormai più rosso che bianco. Simboleggia, stavolta lui, l’Atalanta che riesce a non mollare. Agli orobici, semmai, auguriamo di non dover sempre inanellare punti in classifica in maniera proporzionale a quelli cuciti sulla pelle dei propri tesserati. Uno lo faccio io – devono essersi detti Cacia e Noselli a inizio derby – e uno lo fai tu. Così è stato: Sassuolo e Piacenza non infieriscono, semmai si accontentano. Finire il viaggio a Varese è poi simbolico: tra le squadre più in forma, il gioco più spumeggiante. Un plauso ideale e, ovviamente, la giusta dose di click.
Le foto che immortalano la diciottesima giornata di serie B: