I tempi delle vacche grasse sono finiti. Bei tempi per la serie cadetta quando tutti i riflettori erano puntati su un campionato che vedeva Genoa, Napoli, ma soprattutto Juventus. Quando le emittenti televisive pagavano fior di quattrini per i diritti sulle partite, e addirittura qualcuno diceva che quel campionato era anche più bello di quello della Serie A.
Ebbene, andate via queste squadre, i riflettori si sono spenti, e per chi in B ci è rimasto sono avanzate solo le briciole. Secondo il presidente del Livorno Aldo Spinelli, numerose società di questo campionato non arriveranno al panettone (frase tipica che si dice quando l’allenatore è in bilico). I bilanci in rosso non sono più tollerati e la situazione sta diventando sempre più insostenibile. Andiamo a capire perchè.
La prima regola di cui bisogna tener conto è quella varata pochi giorni fa in sede di Consiglio Federale, e che prevede dure sanzioni e soprattutto punti di penalizzazione a quelle squadre che non hanno tutti i conti in ordine, che prima di tutto significa aver pagato gli stipendi arretrati fino all’ultimo centesimo. Attualmente sono molte le squadre che ancora non si sono adeguate, e così si aspettano stravolgimenti di classifica.
Altra regola di cui tener conto è il monte ingaggi, che non può superare il 60% dei ricavi della passata stagione. 9 società attualmente li hanno superati, e quindi rientrare nei conti sarà dura: significa dover ricorrere a fidejussioni o vendite massicce al mercato di Gennaio. Ma il vero problema sono i soldi dei diritti televisivi e i milioni che ogni anno la Lega Calcio distribuisce alle società di A e di B. Il totale da distribuire alle 22 squadre è di 82,5 milioni di euro, che significa 3,7 milioni a testa, meno dei 4,2 dello scorso anno, e ancor meno degli anni precedenti, quando senza regole particolari alle società di B andavano 5 milioni. Con questi 3,7 milioni di mutualità, solo 5 squadre riescono a coprire gli ingaggi, mentre tutte le altre devono inventarsi qualcosa per “sbarcare il lunario”. Qualcuno come Brescia, Parma e Livorno, è riuscita a coprire in parte la perdita con gli sponsor, ma di solito le pubblicità in serie B sono molto meno generose che nella massima serie, e così anche in questo campo le difficoltà sono molte.
Lo scenario che si prospetta al momento è apocalittico: o i presidenti di B stringono la cinghia e fanno uno sforzo immane per far quadrare i bilanci e star dietro a tutte queste regole, oppure, come ha ipotizzato la Gazzetta dello Sport, si arriverebbe al fallimento di più di un club, che con i ripescaggi bloccati significherebbe meno squadre in B il prossimo anno. Tradotto: meno squadre uguale più fondi per ogni squadra, e il problema è risolto. Chissà se il giocattolo calcio resisterà anche a quest’altra botta.