A 4 giorni dall’inizio della prima giornata del nuovo campionato, ancora non si sa se questa si giocherà o se verrà rimandata. Il motivo del contendere è sempre quel famoso articolo 7 del contratto nazionale di lavoro a cui, come se non bastasse la confusione attuale, ci si è aggiunta anche la mano della politica con i contributo di solidarietà.
Ma andiamo con ordine. Oggi le parti in causa si incontreranno alle 14 per decidere sul da farsi. Secondo la Figc il problema dell’articolo 7 è tutta una questione di “interpretazione”. In breve, l’articolo vuole che i giocatori messi fuori rosa non si allenino con i compagni. La norma ovviamente non piace ai calciatori, e allora Abete porta l’esempio di squadre con 40 o 50 giocatori in rosa. In questi casi, dice, non sarebbe uno scandalo se il gruppo fosse diviso in due.
Su questo punto ci sarà la discussione oggi pomeriggio, così nel caso in cui l’Aic accettasse di porre un limite di giocatori oltre il quale si può dividere il gruppo, il problema sarebbe risolto. Ora però ci si mette anche la politica in quanto i calciatori non vogliono pagare il contributo di solidarietà, quella tassa sui grandi redditi, superiori ai 150 mila euro l’anno (praticamente tutta la Serie A e quasi tutta la B), che saranno costretti a pagare una quota in più.
Inizialmente i calciatori minacciarono lo sciopero, a meno che questa tassa non fosse stata pagata dalle società. I club, da parte loro, stanno tutti indebitati fino al collo, e di fronte alla minaccia di Calderoli di raddoppiare la tassa per i calciatori, pare che le acque si siano calmate. Considerando che nessuno dei presidenti vuole accollarsi la tassa, l’incontro di oggi servirà per mettere nero su bianco la volontà dell’Associazione dei Calciatori anche su questa diatriba, in modo che entro sera sapremo che ne sarà della prima giornata di campionato.
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