Scene già viste, applausi già sentiti, dichiarazioni da copia-incolla rispetto ad un anno fa, rispetto a due anni fa, rispetto a tre anni fa. Sembrerebbe di assistere ad una situazione noiosa ed invece ci si ritrova davanti all’assegnazione del Pallone d’Oro, finito per la quarta volta consecutiva nella bacheca di Sua Maestà Lionel Messi, che entra di diritto nella leggenda del calcio internazionale.
Nessuno come lui prima, nessuno – probabilmente – dopo, a meno che di qui a qualche anno non nasca un nuovo funambolo del pallone, un nuovo talento capace di eguagliare o superare i record conquistati dalla Pulce. Lionel Messi mette in riga campioni come Cruiff e Van Basten, insigniti del Pallone d’Oro per ben tre volte, o come Michel Platini, capace di agguantare l’ambito riconoscimento per tre anni di seguito, allorché vestiva la maglia della Juventus.
Leo Messi è al quarto riconoscimento messo in bacheca, al quarto consecutivo. Probabilmente non l’ultimo. Cristiano Ronaldo ed Andres Iniesta hanno fatto il possibile e l’impossibile per assicurarsi il trofeo, il primo conquistando la Liga a suon di gol ed assist, il secondo coronando una straordinaria carriera con un magico triplete (due Europei consecutivi ed una Coppa del Mondo sollevata al cielo).
Probabilmente qualche anno fa i suddetti successi sarebbero stati sufficienti a convincere la giuria dei giornalisti per far pendere la bilancia dalle parti dello spagnolo o del portoghese. Ma oggi no, perché allenatori e capitani delle nazionali di mezzo mondo non considerano i trofei messi in bacheca, giudicando invece il calciatore per le sue capacità di incantare, di risolvere le partite, di andare in rete ad ogni tocco di palla.
Caratteristiche che possiedono anche i diretti concorrenti della Pulce, che però ha avuto dalla sua anche un numero incredibile di realizzazioni (91) nell’anno solare. Come non premiarlo come migliore al mondo? Come non assegnargli il quarto Pallone d’Oro consecutivo, rischiando persino di annoiare la platea?
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