Una sola gara di campionato, un gol fatto, tre subiti: tanto è bastato al vulcanico Maurizio Zamparini per togliere il giocattolo dalle mani di Colantuono ed affidarlo in quelle di Davide Ballardini. Il giocattolo in questione si chiama Palermo, che tanto bene ha fatto nella scorsa stagione, quando aveva cominciato la propria avventura proprio con il tecnico romano, per poi passare agli ordini di Guidolin e poi ancora a Colantuono.
E’ un rapporto conflittuale quello che lega il patron rosanero ai propri allenatori, se è vero che in vent’anni di militanza nel calcio (tra Venezia e Palermo) ha provveduto a ben 27 esoneri (forse un record a livello mondiale).
Stavolta a farne le spese è Stefano Colantuono, già aspramente criticato all’indomani di Udinese-Palermo, colpevole a detta del presidente di aver sbagliato tattica di gioco. Nessuno poteva immaginare però che l’allenatore fosse a rischio licenziamento, non prima dela ripresa del campionato e dell’incontro in casa con la Roma di Spalletti (altro ex dipendente di Zamparini, esonerato per ben due volte ai tempi del Venezia).
E invece stamattina la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, anche se da uno come il presidente rosanero c’è da aspettarsi di tutto. E allora via Colantuno per la seconda volta in meno di un anno (nel 2007 venne cacciato via dopo il 5-0 rimediato a Torino contro la Juve). Stavolta nessuna possibilità di appello per lui, buttato fuori prima della scadenza dell’ultmatum (la gara contro la Roma, appunto).
Arriva in Sicilia Davide Ballardini abituato ad avere a che fare con presidenti vulcanici ed esigenti. Come biglietto da visita porta una salvezza conquistata in quel di Cagliari, quando prese la squadra sull’orlo della retrocessione e la guidò in zone meno scomode della classifica a suon di vittorie (9 per la precisione).
Riuscirà a far bene anche a Palermo? Sicuramente si, a meno che Zamparini non lo cacci via alla prima formazione a suo dire sbagliata. Leghiamo l’asino dove vuole il padrone…